di Andrea Guenna – Dai salotti della politica ci giungono voci che danno quasi per certa l’alleanza tra i due Mattei. I presupposti personali, prima che quelli politici, ci sono tutti: Salvini è il “genero” di Denis Verdini che è amico di Renzi tramite il babbo di quest’ultimo. Insomma, non è da escludere che il futuro della nazione più bella del mondo si possa decidere in riva al grande fiume dove Alessandro Manzoni si recò in pellegrinaggio per lavare i suoi panni. E non è peregrino il richiamo al grande romanziere ottocentesco che, da lombardo, perfezionò il suo capolavoro letterario in Toscana. Allo stesso modo il lombardo Salvini ha trovato la compagna e molti amici nella Terra del Poeta, mi dicono Renzi compreso. Naturalmente è Verdini il grande tessitore della nuova possibile alleanza fra il Matteo Lumbard ed il suo omonimo etrusco, per la nascita di un’alleanza liberal-laburista vagheggiata negli anni ottanta del secolo scorso dal liberale Valerio Zanone e dal socialista Bettino Craxi. D’accordo, Salvini non è Zanone e Renzi non è Craxi, ma oggi dobbiamo accontentarci di quel che passa il convento.
Intanto Renzi – che ci è simpatico, lo confessiamo – per alcuni giorni sarà fuori dall’Italia ma ai suoi ha già detto quali saranno i prossimi appuntamenti di partito.
Giovedì prossimo, 20 febbraio, si riunirà il direttivo per parlare del piano sulle infrastrutture, il 22 ci sarà l’assemblea nazionale di Italia Viva, il 27 è previsto un evento sulla “Giustizia giusta” tanto per rompere un po’ le balle sulla prescrizione al vivace Bonafede.
Ma quello che colpisce è che sui temi fondamentali quali giustizia, economia, pubblica amministrazione, i due Mattei la pensano esattamente allo stesso modo, e questo la dice lunga sulla possibilità di un’alleanza. Per esempio i due sono d’accordo su un tema fondamentale che vuole azzerato il reddito di cittadinanza e lo sblocco dei cantieri. L’unico punto in cui divergono è la data delle prossime elezioni, che Renzi vuole a scadenza naturale dell’attuale legislatura per prendere tempo in modo da far crescere i consensi al suo partito, mentre Salvini le vuole subito per la ragione opposta.
Ammesso e non concesso che – senza elezioni anticipate che vedrebbero Salvini insieme alla Meloni schizzare oltre il 50% – i due vogliano allearsi, si deve pensare con quale maggioranza, una maggioranza che garantisca il quorum per governare, e cioè il 51% dei parlamentari. Rebus sic stantibus si potrebbe contare su Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Italia Viva, il gruppo di Carlo Calenda, qualche grillino deluso come il senatore Paragone, e qualche fuoriuscito dal Pd di fede liberale e democristiana. Sarà possibile? Difficile dirlo, ma Verdini è abilissimo nel tessere le tele più complicate della politica e tutto può succedere.
Resta il fatto che, licenziato Conte che sta sulle balle sia a Renzi che a Salvini, si deve trovare una figura istituzionale che faccia il primo ministro. Mario Draghi? Chissà, potrebbe anche essere. Anche perché l’ex presidente della Bce è molto ben visto da Mattarella.
Naturalmente molti negano che vi possa essere l’ipotesi di un’altra maggioranza, compreso Salvini che ha smentito contatti con Renzi.
Ma questo fa parte della tattica. Ci sta.
In politica, specialmente dalle nostre parti, mai dire mai.