Red (Tratto da Libre Idee) – Fin dalla prima infanzia i bambini israeliani vengono a sapere che il popolo cui appartengono esiste dal momento in cui gli fu data la Torah sul Sinai. Quei bambini sono convinti di essere discendenti diretti delle genti che, uscite dall’Egitto, si stanziarono, dopo averla conquistata, nella “terra di Israele”.
Nel vecchio testamento si legge d’una terra promessa da un “dio” (elohim?) che, come gli capitava spesso, non ha mantenuto la parola data perché quella terra è stata conquistata dai discendenti di Giacobbe a carissimo prezzo, in un bagno di sangue, dovendo compiere massacri, stermini, genocidi, infanticidi, femminicidi, infanticidi selettivi e femminicidi selettivi, anche nei confronti di parenti strettissimi appartenenti ad altre tribù (come quella degli Edomiti discendenti di Esaù, il fratello gemello di Giacobbe!), crimini di guerra ordinati proprio da quel “dio” che, per questi motivi, merita solo di essere condannato a morte (gli omicidi volontari e i crimini di guerra non vanno mai in prescrizione) invece di essere venerato.
Una “Terra Promessa” per fondarvi lo splendido regno di Davide e Salomone, poi separatosi a formare quelli di Giuda e d’Israele. Crescendo, quei bambini apprenderanno che questo popolo, dopo il glorioso periodo monarchico, ha conosciuto l’esilio per ben due volte: una con la distruzione del Primo Tempio nel sesto secolo a.C.; la seconda dopo quella del Secondo Tempio nel 70 d.C. Impareranno poi che il loro popolo, il più antico di tutti, ha errato in esilio per circa duemila anni, nel corso dei quali non si è mai lasciato integrare né assimilare. Che ha raggiunto lo Yemen, il Marocco, la Spagna, la Germania, la Polonia, angoli remoti della Russia riuscendo sempre a mantenere stretti legami di sangue con le comunità più lontane, preservando di conseguenza la propria unicità.
In realtà è molto improbabile che le cose siano andate davvero così.
Anzi, Shlomo Sand, storico ebreo, docente all’Università di Tel Aviv, in un libro, L’invenzione del popolo ebraico, sostiene che si tratta, appunto, di un’invenzione.
“Questa storia non sta in piedi – afferma Sand – così come ad esempio non c’è continuità tra gli antichi elleni e i greci di oggi, non c’è una linea diretta che colleghi gli ebrei di duemila anni fa a quelli attuali. Per di più questo racconto non è andato formandosi spontaneamente. Sono stati invece abili manipolatori del passato che dalla seconda metà del XIX secolo, strato dopo strato, hanno elevato questo cumulo di ricordi servendosi soprattutto di frammenti di memoria religiosa ebraica e cristiana, da cui la loro fervida immaginazione ha ricostruito un’ininterrotta genealogia del popolo ebraico”.
La Dichiarazione di Indipendenza di Israele afferma che il popolo ebraico proviene dalla Terra di Israele e che fu esiliato dalla sua patria. Ad ogni scolaro israeliano si insegna che ciò accadde durante il dominio romano, nell’anno 70 d.C. La nazione rimase fedele alla sua terra, alla quale iniziò a tornare dopo 2 millenni di esilio.
“Tutto sbagliato – dice lo storico Shlomo Sand, in uno dei libri più affascinanti e stimolanti pubblicati in Israele da molto tempo a questa parte- . Non c’è mai stato un popolo ebraico, solo una religione ebraica, e l’esilio non è mai avvenuto, per cui non si è trattato di un ritorno”. Sand rigetta la maggior parte dei racconti biblici riguardanti la formazione di una identità nazionale, incluso il racconto dell’esodo dall’Egitto e, in modo molto convincente, i racconti degli orrori della conquista da parte di Giosuè: “È tutta invenzione e mito che è servita come scusa per la fondazione dello Stato di Israele”, egli assicura. Secondo Sand, i romani, che di solito non esiliavano intere nazioni, permisero alla maggior parte degli ebrei di restare nel paese. Il numero degli esiliati ammontava al massimo a qualche decina di migliaia. Quando il paese fu conquistato dagli arabi, molti ebrei si convertirono all’Islam e si assimilarono con i conquistatori. Ne consegue che i progenitori degli arabi palestinesi erano ebrei.
Sand non ha inventato questa tesi: 30 anni prima della Dichiarazione di Indipendenza, essa fu sostenuta da David Ben-Gurion, Yitzhak Ben-Zvi ed altri. Se la maggioranza degli ebrei non fu esiliata, come è successo allora che tanti di loro si insediarono in quasi ogni paese della terra? Sand afferma che essi emigrarono di propria volontà o, se erano tra gli esiliati di Babilonia, rimasero colà per loro scelta. Nel Libro di Ester, per esempio, è scritto: “Molti appartenenti ai popoli del paese si fecero Giudei, perché il timore dei Giudei era piombato su di loro” (Ester 8, 17). Sand cita molti precedenti studi, alcuni dei quali scritti in Israele ma tenuti fuori dal dibattito pubblico dominante. Egli descrive anche, e a lungo, il regno ebraico di Himyar nella penisola arabica meridionale e gli ebrei berberi del Nord Africa. La comunità degli ebrei di Spagna derivava da arabi convertiti al giudaismo che giunsero con le forze che tolsero la Spagna ai cristiani, e da individui di origine europea che si erano convertiti anch’essi al giudaismo.
I primi ebrei di Ashkenaz (Germania) non provenivano dalla Terra di Israele e non giunsero in Europa orientale dalla Germania, ma erano ebrei che si erano convertiti nel regno dei Kazari nel Caucaso.
Sand spiega l’origine della cultura Yiddish: “Non si tratta di un’importazione ebraica dalla Germania, ma del risultato dell’incontro tra i discendenti dei Kazari e i tedeschi che si muovevano verso oriente, alcuni dei quali in veste di mercanti. Scopriamo così che elementi di vari popoli e razze, dai capelli biondi o scuri, di pelle scura o gialla, divennero ebrei in gran numero”.
Secondo Sand, “i sionisti per la necessità che hanno di inventarsi un’etnia comune e una continuità storica, hanno prodotto una lunga serie di invenzioni e finzioni, ricorrendo anche a tesi razziste. Alcune di queste furono elaborate espressamente dalle menti di coloro che promossero il movimento sionista, mentre altre furono presentate come i risultati di studi genetici svolti in Israele”.
Il professor Sand insegna all’Università di Tel Aviv. Il suo libro, “When and How Was the Jewish People Invented” (Quando e come fu inventato il popolo ebraico), pubblicato in ebraico dalla casa editrice Resling, vuole promuovere l’idea di un Israele come “Stato di tutti i suoi cittadini” ebrei, arabi ed altri, in contrasto con l’attuale dichiarata identità di stato “ebraico e democratico”. Il racconto di avvenimenti personali, una prolungata discussione teoretica e abbondanti battute sarcastiche non rendono scorrevole il libro, ma i capitoli storici sono ben scritti e riportano numerosi fatti e idee perspicaci che molti israeliani resteranno sorpresi di leggere per la prima volta.
“Volevo scrivere un libro che avesse solidità storica ma conclusioni politiche, perché sono uno storico, e in quante tale sono tenuto a cercare la verità, ma rimango comunque un cittadino israeliano, vittima di una politica identitaria statale del tutto catastrofica – dice Shlomo Sand -. Attenzione: è importante ricordare che il sionismo non è l’ebraismo. La fede ebraica e il sionismo sono due filosofie molto diverse. Confonderli è un terribile errore che può avere risultati disastrosi. Il movimento sionista – spiega Sand – ha creato lo Stato di Israele. Questo è il prodotto di un’idea che ha meno di cento anni. Il suo scopo fondamentale era ed è quello di cambiare l’essenza del popolo ebraico da entità religiosa a movimento politico. Dalla nascita del sionismo i capi spirituali del popolo ebraico si sono opposti strenuamente ad esso. Inoltre: la confusione seguita a trascinarsi sui giornali tramite pericolosi giochi semantici: lo Stato ebraico… i soldati ebrei… le milizie ebraiche. Non solo lo Stato d’Israele usurpa l’antico nome biblico di una storia, di una tradizione e di una fede che è anche patrimonio di cristiani e mussulmani – conclude lo storico israeliano – , c’è di peggio: il sionismo ha finito per equiparare l’antisionismo all’antisemitismo, usando all’occorrenza la Shoah come randello sul tavolo della politica internazionale. Il sionismo non è l’ebraismo”.
(”Una invenzione chiamata ‘il popolo ebraico’”, da “La Crepa nel Muro” del 22 gennaio 2020. Il post cita Shlomo Sand attraverso “Storiainrete” e “Tlaxcala”, mentre la distinzione tra ebraismo e sionismo è tratta da “Naturei Karta”, movimento ebraico anti-sionista).