Milano (Sonia Oliva) – Fa discutere il provvedimento di Giuseppe Sala, sindaco di Milano alla guida di una giunta di sinistra dal 2016, che vieterà di fumare alle fermate dei mezzi pubblici, lungo le file per entrare nei musei, nei cinema e negli uffici pubblici. Un divieto che, entro il 2030, il primo cittadino mira ad estendere anche allo Stadio San Siro e a tutti i luoghi pubblici (all’aperto) della città: piazze, giardini e aree verdi. Giuseppe Sala il sindaco del Partito Democratico dalle misure drastiche, aveva già suscitato malumori (che persistono) con l’introduzione della zona ZTL più grande d’Italia. Ben 187 telecamere per sorvegliare (recapitare a casa multe) e controllare che non entrino in città veicoli benzina euro 0, diesel euro 0, 1,2,3,4. A questi si aggiungeranno gli euro 5 nel 2024 e gli euro 6 nel 2025 per arrivare, sempre entro il 2030, a completare le misure restrittive col blocco completo di vetture a benzina, diesel e gas. “La nostra filosofi – ha spiegato Sala – non si basa sui divieti in sé ma sull’accompagnamento verso un’evoluzione che prevede il controllo del traffico più inquinante e la prosecuzione dei lavori della metropolitana”. Sorge però spontanea una domanda: come mai, nonostante il primato di ZTL estesa al 72% della città di cui tanto si vanta il sindaco, il livello delle polveri sottili nell’atmosfera non si abbassa e il comune continua ad emettere ordinanze per il blocco cittadino del traffico? Perché non ci sono risultati significativi? Siamo certi che il blocco delle auto sia una soluzione veramente utile? Secondo Cinzia Perrino, direttore dell’Istituto sull’Inquinamento atmosferico del CNR, come riportato da Napoli Today del 15 gennaio 2020, “È inutile vietare la circolazione delle auto. Il blocco di auto e moto serve ormai a poco. È una soluzione anacronistica e superata che non fa altro che danneggiare automobilisti e motociclisti senza apportare migliorie all’atmosfera. Le amministrazioni comunali adottano la soluzione del blocco delle auto perché è quella più semplice da attuare”. Secondo Perrino bisognerebbe intervenire sui materiali e sistemi utilizzati per il riscaldamento. Ed ecco un’altra domanda: chissà come sono alimentate, nel capoluogo lombardo, macchine e moto della polizia municipale. Il divieto di fumare anche all’aperto ha fatto il giro dei social scatenando reazioni a catena. Qualcuno approva e applaude. Qualcun altro, invece, si indigna. E pensare che ci sono anche esponenti della sinistra a non essere d’accordo con le crociate di Sala. “Se sono in luogo aperto – dice Sala – e mi fumi di fianco, se mi dà fastidio ho la libertà di spostarmi. Se sono alla fermata dell’autobus o se sono allo stadio, invece, non ho la possibilità di cambiare posto. Quindi, da questo punto di vista, il divieto è una restituzione di diritti a coloro ai quali il fumo dà fastidio e non hanno modo di evitarlo”. E qui un’altra domanda: come fare ad individuare il confine tra la libertà collettiva e quella individuale? Sembra di essere tornati all’epoca del proibizionismo. In un Paese che è la fiera dell’ipocrisia considerato poi che l’Italia ha il Monopolio di Stato del tabacco. Ovviamente sono previste sanzioni per i trasgressori, comprese tra i 25 e i 500 euro.
Sindaco, un suggerimento: al posto delle multe, perché non assume un “moralizzatore” per ogni fermata ATM (Azienda Trasporti Milanesi)? Oltre ad avere una città “smoke free” potrebbe raggiungere anche il primato di città senza disoccupati.