Alessandria – Non ci sono botte, ma la descrizione di maniere rozze e sgarbate nei confronti di un bambino affetto da una grave forma di autismo che lo rende per nulla autosufficiente.
Fatti di una gravità, umanamente, insopportabile che sono stati contestati a un’insegnante con la funzione di educatrice, che lavorava in una scuola elementare di Alessandria.
Il pm Fabrizio Alessandria ha firmato, in questi giorni, l’avviso di chiusura indagini notificato all’educatrice quarantasettenne e anche a una seconda indagata, maestra di sostegno del bambino, su cui gravano accuse meno gravi: il reato ipotizzato per lei è l’abuso dei mezzi di correzione.
I fatti risalgono al passato anno scolastico e si collocano tra il settembre 2018 e il febbraio 2019.
Ad accorgersi che qualcosa non andava nel bambino è stata la madre che lo aveva capito
grazie al linguaggio speciale che unisce la mamma al suo piccolo.
Non parole precise, ma segnali che hanno fatto andare a fondo la donna che ha intuito che l’origine del malessere proveniva da lì, dalla scuola che frequentava il figlio.
Così ha deciso di togliere il bimbo dalla scuola e ha presentato una querela.
Le indagini sono state affidate dalla procura alla questura di Alessandria, che ha una specifica competenza per casi di questo tipo.
In base a quanto scoperto, l’insegnante aveva, come detto in apertura, usato maniere rozze e sgarbate nei confronti dell’alunno.
Un giorno, ad esempio, lo scolaro non riusciva a raccogliere da terra il giubbotto che era caduto. Non ci riusciva proprio, per lui quel gesto era difficoltoso e difficile; l’educatrice ordinò che tutti i bambini non si sarebbero mossi di lì fino a che il compagno autistico non avesse svolto quel compito. Forse ha giustificato il proprio atteggiamento severo con finalità correttive.
Altre volte, l’alunno si toglieva le scarpe: lo faceva per dispetto o per insofferenza verso le calzature o senza nessun motivo logico? Non si sa, e non importa. L’educatrice, secondo l’accusa, anziché rimettergliele, lo ha fatto andare in bagno scalzo.
Ora il bambino si trova in un altro ambiente scolastico sta meglio. I malesseri che erano stati il segnale dello stato di disagio percepito dalla mamma sono passati. La madre si è rivolta all’avvocato Vittorio Spallasso per farsi tutelare.
L’educatrice, alla quale si contesta il reato di maltrattamenti, difesa dall’avvocato Patrizia Ferracane, è stata sospesa dall’attività scolastica.
L’insegnante di sostegno, a cui è stato contestato un ruolo minore, difesa dai legali Irene Chirco e Oberdan Forlenza, non è stata invece sospesa.