Asti (Giulia Giraudo) – Non c’è molto da dire sull’incontro fra la piccola Asti e la Grande Cina. Resta solo l’impressione che i cinesi (gente di dodicesima fila) abbiano fatto del turismo invernale nella città di Alfieri e Badoglio, senza concretizzare niente, ma semplicemente gustando quello che resta della gastronomia locale devastata dalla nouvelle cuisine. Si parla di “Forum economico” laddove la piccola Asti non ha niente da offrire ai cinesi, ma molto da chiedere. L’economia locale è in difficoltà, il turismo non fa i numeri sperati, i vitivinicultori fanno fatica a chiudere i bilanci in attivo, il Brachetto non si vende – ad Asti dicono per colpa degli acquesi che, da impomatati quali sono, non hanno voglia di lavorare. Ed appare velleitaria la dichiarazione del sindaco Rasero quando, a proposito dell’incontro di ieri, dice: “Una giornata straordinaria, un’occasione per approfondire la conoscenza reciproca” manco se Asti fosse la Serenissima del tredicesimo secolo.
Ma all’incontro c’erano tutti: carampane sorridenti, truccatissime e ingioiellate, tromboni sedicenti broker, politici trombati, oltre agli amministratori locali. Gli è che, in un territorio dove non si riesce a vendere neppure un vino unico al mondo come il Brachetto, non si capisce come possa uscire qualcosa di buono.
Per la cronaca all’incontro erano presenti l’assessora Loretta Bologna, Renato Goria, presidente della Camera di Commercio, il presidente degli industriali Andrea Amalberto, il direttore dell’Agenzia Langhe Roero e Monferrato Mauro Carbone, Marco Gabusi assessore regionale alle infrastrutture, Bo Wang direttore dell’Associazione delle imprese cinesi in Italia, Shu Luomei della China International Import Export e Lu Xiao, vicedirettore della Way Assauto (quella i cinesi se la sono comprata nel 2011).
È arrivato anche il governatore del Piemonte Alberto Cirio ma, vista l’aria che tirava, se n’è andato subito.
Si sarà recato da Fernandel a Bosco Marengo per le ultime istruzioni.