Novi Ligure – La differenziata, nel bacino del Csr, Consorzio Rifiuti che raccoglie quattro comuni, Acqui, Ovada, Novi e Tortona, soddisfa. Ma solo a metà.
Da un lato Acqui e Ovada paiono entusiaste dei risultati portati dal nuovo sistema di raccolta.
Novi e Tortona no, impegnate, infatti, nel cercare un metodo alternativo, sulla carta meno costoso.
E quale sarebbe?
La risposta, e noi di Alessandria Oggi l’abbiamo denunciato diverse volte, è l’inceneritore.
L’impianto, grazie ad un colossale finanziamento regionale, dovrebbe essere piazzato da una società mista pubblico-privata al confine tra le province di Alessandria e di Asti.
Da Novi è arrivato un segnale positivo dal consorzio Csr, che si occupa dello smaltimento, disponibile ad accogliere l’impianto nel territorio comunale.
Naturalmente si parla di termovalorizzatore che produrrebbe energia ma ci si dimentica che in provincia, a Castellazzo Bormida, esiste un impianto all’avanguardia per la produzione di biometano ed energia elettrica, grazie alla lavorazione della Forsu (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano).
L’inceneritore, stando alle parole di un tecnico del settore che ci aveva contattato e che voleva mantenere l’anonimato, rappresenterebbe un passo indietro assai notevole quando si inceneriva di tutto e si buttava fuori diossina.
“Oggi si maschera l’impianto definendolo termovalorizzatore, ma la sostanza non cambia e la diossina esce comunque” ci aveva ancora detto il tecnico di settore.
La cosa riguarda, ovviamente, anche Tortona consorziata nel Csr con la cugina Novi.
Insomma, il metodo Contarina del porta a porta per Novi e Tortona è archiviabile a favore della realizzazione di un forno gigantesco che brucerà tutto per produrre, forse, acqua calda, usata per il teleriscaldamento ed energia elettrica.
Ma anche diossina che uscirà dalle ciminiere, perché, se non si interviene sui filtri, il rischio è dietro l’angolo.
La domanda, ovviamente, sorge spontanea: perché si deve piazzare un termovalorizzatore proprio nella nostra provincia già invasa dalle discariche (l’alessandrino ne ha una ogni 40.000 abitanti circa), che sarebbe il secondo in Piemonte dopo quello di Torino.
La domanda è sempre la stessa: cui prodest?
La risposta potrebbe essere: pecunia non olet.