Torna l’“interesse” per l’inceneritore
La provincia di Alessandria si conferma all’ultimo posto in Piemonte, sia nella percentuale della raccolta differenziata che nella quantità di rifiuti urbani prodotti, e, invece di impegnarsi a recuperare terreno nei confronti di Novara, Asti e il VCO – territori che raggiungono e superano il 70% di differenziata – torna la tentazione di semplificare e si riaffacciano, qua e la, i mai sopiti “interessi” per l’inceneritore. Un tema, quello della realizzazione di un impianto di “termovalorizzazione” per smaltire il rifiuto secco e indifferenziato della provincia, che la Giunta provinciale, su iniziativa dell’assessorato all’Ambiente, già nel 2005, aveva dimostrato, conti alla mano, non servisse e risultasse ridondante per le necessità del territorio. Sempre non si volessero mettere in discussione gli obiettivi di legge della raccolta differenziata e della produzione pro-capite dei rifiuti. Va detto che, in allora, i proponenti, trasversali a tutte le forze politiche, pensavano, anche se non lo dichiaravano, di coinvolgere la provincia di Asti e, a sostegno del progetto, vantavano uno studio favorevole della sede alessandrina del Politecnico che individuava le due possibili aree dove ubicare l’impianto: l’area industriale di Novi Ligure e, con maggiori probabilità, quella di Rivalta Scrivia nel tortonese. Nella primavera del 2009, poi, nel pieno della campagna elettorale per le provinciali, i mezzi di informazione diedero la notizia di un’intesa raggiunta tra le province di Asti e Alessandria per la costruzione di un termovalorizzatore nella zona industriale di Asti e a servizio delle due province. Seguirono, dai parte dei responsabili dell’Ente alessandrino, parziali e imbarazzate smentite sulla firma o meno del protocollo, ma, in seguito, non si fece nulla e oggi la provincia di Asti, con il 71% di raccolta differenziata e una produzione di 455 chili annui per abitante di rifiuti – la migliore in Piemonte – dimostra di non aver bisogno di alcun inceneritore.
Anche nei primi anni 2000 la provincia di Alessandria risultò essere, con Vercelli, la peggiore in Piemonte nella raccolta differenziata dei rifiuti. Dal 2004 al 2008, con l’impegno e la determinazione di tutto l’assessorato provinciale all’Ambiente, riuscimmo, d’intesa con i presidenti dei Consorzi, a riportare la percentuale dell’Ente in una posizione mediana nella Regione. Prossima, con il 45%, a quella di Torino e superiore alle province di Cuneo, Biella e Vercelli. Come era giusto a guidare la ripresa e a indicare le modalità del nuovo percorso toccò al Capoluogo. Così nella primavera del 2007 il presidente di AMIU, la società pubblica che dalla metà del 2005 aveva avviato in Alessandria la gestione a domicilio della raccolta dei rifiuti – il cosiddetto porta a porta – poté annunciare che la città aveva superato il 51% e prevedeva di raggiungere il 60% entro la fine dell’anno. Un risultato assolutamente alla portata perché solo i sobborghi e le frazioni dovevano ancora essere interessati al nuovo sistema, dove l’applicazione del porta a porta risultava più semplice, e, soprattutto, in quanto i cittadini avevano dimostrato di apprezzare il nuovo metodo.
Il doppio errore, ambientale ed economico-industriale, che ha portato al fallimento di AMIU
Cosa è capitato in seguito è, purtroppo, noto. La nuova giunta che si insediò in Comune a metà del 2007decise, per rivalsa nei confronti della precedente amministrazione, di vanificare il lavoro di due anni portato avanti dall’azienda, con l’obiettivo di riportare i contenitori dei rifiuti nelle strade. Commettendo un doppio tragico errore, di natura ambientale ed economico-industriale. E del quale, tutt’ora, si avvertono e pagano le conseguenze. Ambientale perché era, come tutt’ora è, universalmente riconosciuto che la raccolta domiciliare, oltre a liberare le strade dalla presenza dei rifiuti e favorire pulizia e decoro urbano, rappresenta l’unico modello di gestione che permette di ridurre i rifiuti totali raccolti e consente il calcolo della tariffa puntuale; una modalità più corretta e giusta nei confronti dei cittadini in quanto si basa sulla effettiva quantità dei rifiuti prodotti e non sulla superficie delle abitazioni. Economico-industriale perché l’AMIU per passare dalla tradizionale raccolta stradale al porta a porta aveva investito in mezzi, attrezzature, contenitori e formazione del personale. Risorse che l’azienda prevedeva di ammortizzare negli anni anche risparmiando sulla riduzione totale dei rifiuti da smaltire e recuperando dal riciclo dei materiali differenziati. La conseguenza di queste scelte sbagliate, oltre a bloccare un percorso virtuoso e innovativo, è stato, prima, il fallimento della Società partecipata e il suo salvataggio da parte di AMAG e, in seguito, la realtà che conosciamo: quella di un’azienda senza un preciso indirizzo, con una raccolta differenziata bassa, di qualità scarsa e con una quantità di rifiuti totali tra le più alte della Regione.
Al contrario di quello alessandrino il Consorzio Casalese e la città di Casale si sono mossi lungo le linee di indirizzo del piano provinciale del novembre 2007 che recepiva il programma per la gestione dei rifiuti della Regione Piemonte. E oggi il Casalese può vantare, con il 61%, una discreta percentuale di differenziata e, soprattutto, una bassa produzione di rifiuti ottenuta incentivando il compostaggio domestico.
La destra alessandrina con la fobia per il “porta a porta”
Per quanto riguarda il Consorzio maggiore della provincia, quello Novese, Tortonese, Acquese e Ovadese, che, avendo potuto contare a lungo sulla disponibilità di ampie discariche, è stato anche il più restio ad abbandonare la raccolta stradale, negli ultimi anni e sotto la guida di una nuova presidenza ha lungamente discusso e con gradualità intrapreso una modalità di raccolta porta a porta sull’esempio virtuoso della Società pubblica “Contarina”, che si occupa della gestione dei rifiuti nella provincia di Treviso. Modalità che, avviata da circa un anno, nell’acquese e nell’ovadese, ha fatto registrare ottimi risultati sia per la raccolta differenziata che la riduzione dei rifiuti prodotti. Recentemente però, con il cambio delle amministrazioni a Tortona e Novi Ligure, le nuove giunte di centro destra, con una predominante presenza della Lega, hanno imposto uno stop al nuovo modello di gestione e rilanciato l’idea dell’inceneritore. Una posizione che ha portato alle dimissioni anticipate del presidente. E’ curioso come la destra alessandrina e principalmente la Lega, invece di seguire l’esempio consolidato degli amministratori leghisti i quali, dove governano nelle regioni del Veneto del Friuli, di parte della Lombardia e del Trentino e fin’anche del Piemonte (vedi Novara), rivendicano con orgoglio gli ottimi risultati della raccolta domiciliare, continuino a considerare con sospetto il porta a porta, quale fosse un diabolico strumento messo in campo dalla sinistra. Seguiremo gli eventi, ma questo Consorzio, con, in particolare, il contributo di Tortona e del tortonese, risulta il peggiore per la quantità di rifiuti totali raccolti e fa risultare prima la provincia di Alessandria – con 554 chili all’anno per abitante – in questa poco virtuosa classifica regionale.
In conclusione credo che per riportare la provincia di Alessandria in linea con il piano regionale e gli obiettivi di legge nazionali occorra, come nel 2004, ripartire dal capoluogo. Non nascondendo i problemi presenti e quelli che incombono e riguardano, soprattutto, come affrontare il non lontano esaurimento della discarica di Solero e Quargnento, di cui nessuno parla. E come sostenere l’equilibrio finanziario e l’attività di ARAL che, per le scelte fatte di potenziare oltremisura gli impianti, avrà sempre più bisogno di importare dall’esterno rifiuti da trattare. E pensare che sarebbe stato possibile, con la riduzione dei rifiuti indifferenziati dovuta al porta a porta, unire in una sola azienda la raccolta, lo smaltimento e la valorizzazione dei materiali recuperati da riciclare. Inserendo Alessandria nel circuito innovativo e virtuoso dell’economia circolare.
Renzo Penna
Assessore provinciale all’Ambiente dal 2004 al 2008