Alessandria (Piero Evaristo Giacobone) – Scusate se insisto ma mi chiamo Evaristo e mi tocca tornare sull’argomento del depuratore del Quartiere Orti che non funziona. A questo punto non è tanto importante sapere cosa sia finito nel Tanaro, ma quello che ci finirà con le piogge invernali. La domanda è legittima in quanto nelle due vasche di sedimentazione (le due più in alto nella foto) ci sarebbero circa 500 tonnellate di fanghi che alla prima piena saranno spazzati via dal Tanaro per poi finire nel Po. È questo il risultato della pessima gestione – al limite del penale – del depuratore degli Orti che da un mese è in tilt con buona pace dei residenti costretti a barricarsi in casa con porte e finestre sigillate per la puzza insopportabile. Ci si domanda, a questo punto, chi ha pulito le vasche e quante volte l’ha fatto, ma ci si chiede anche perché allacciare un collettore proveniente da Spinetta Marengo che traporta oltre il 50% di scarichi industriali che finiscono in un depuratore destinato agli scarichi civili. Incuria, ignoranza, o che altro sta alla causa di questo disastro ambientale? Naturalmente siamo allo scaricabarile per cui, alla fine, la colpa è dell’impianto che non funziona più, il che è palesemente una scusa grossolana anziché una deduzione logica conseguente ad analisi serie. La verità è che quel depuratore è stato realizzato nel 2006 (giunta Scagni), ma solo grazie all’arrivo di Lorenzo Repetto alla guida di Amag nel 2007, si è cercato seriamente di mettere mano al problema con la nomina di due periti seri – l’ingegner Tinello e l’ingegner Calizza – per il collaudo dell’impianto. I due illustri tecnici, insieme all’ingegner Bolloli, confermarono che il depuratore degli Orti non era collaudabile in quanto non rispondente alle caratteristiche richieste. Il presidente Repetto intervenne immediatamente e una volta messo a norma il depuratore, si poté procedere al collaudo. A questo punto il presidente di Amag Lorenzo Repetto si rifiutò di pagare la ditta che aveva realizzato l’opera perché non era a norma e nel 2009 il tribunale gli dava ragione per cui si raggiungeva l’accordo di un saldo al 50% del dovuto. Inoltre Amag si attivò per il potenziamento del depuratore di Lobbi che avrebbe dovuto servire i sobborghi della zona del fiume Bormida, proprio perché gli scarti di quest’area sono in gran parte industriali. Per quanto riguarda il depuratore sul Tanaro al quartiere Orti, tutto andò a posto e non ci fu nessun problema fino a quando Mauro Bressan (nella foto a lato), presidente di Amag Reti Idriche ebbe la brillante idea – l’ennesima – di allacciare all’impianto il collettore di Spinetta, intervento terminato un anno fa. E fu il disastro ambientale che non è ancora finito perché sulla testa degli alessandrini pende la spada di Damocle di quelle 500 tonnellate di fanghi raccolti nelle due vasche di sedimentazione che non sono mai state pulite.
E io pago.