Alessandria – Quella puzza proveniente dagli stabilimenti della Italgelatine, azienda di Santa Vittoria d’Alba che lavora pelli animali per la realizzazione di prodotti alimentari, cosmetici e farmaceutici, gli abitanti della zona non la potevano più sopportare.
Il particolare tipo di lavorazione, specie in alcuni periodi dell’anno, provocava infatti odori sgradevoli che si spandevano nell’aria per tutto il circondario. Situazione che si è ulteriormente aggravata dall’inizio del 2019 quando, oltre alle pelli di suini e bovini, si è cominciato a trattare pelli di pesce.
Da qui le sempre più decise lamentele dei cittadini, sulla scia delle quali ha preso avvio un’azione dei Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico, NOE, di Alessandria che ha portato stamane al sequestro di una parte dell’impianto produttivo.
Il NOE, dopo aver costituito una task force con le componenti specialistiche di ARPA Piemonte, Provincia ed ASL, e coadiuvato dall’Arma territoriale di Bra, ha agito con lo scopo di accertare le cause di simili odori e di verificare il rispetto da parte dell’azienda delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni all’esercizio esaminando le varie fasi del ciclo produttivo ed il funzionamento dell’impianto di depurazione.
Servendosi di un drone dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Torino, e grazie ai suoi strumenti ottici di precisione, i militari hanno pertanto esplorato l’area dall’alto riuscendo a capire quali fossero i punti di maggiore interesse da valutare a terra.
In seguito, gli accertamenti tecnici e gli esami di laboratorio svolti da ARPA Piemonte, campionando l’aria e le acque reflue immesse nel fiume Tanaro, hanno dimostrato che i motivi degli insopportabili odori sono da attribuire al sistema di depurazione biologico, il quale non è stato in grado di abbattere alcune sostanze chimiche provenienti dal ciclo produttivo ed immesse nello scarico incidendo così negativamente sulla qualità dell’acqua e dell’aria.
Sulla base di quanto accertato, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Asti che ha condiviso le tesi di tecnici ed inquirenti, i Carabinieri del NOE hanno dunque richiesto all’Autorità Giudiziaria il sequestro di parte dell’impianto produttivo, consistente in 4 aspi (impianti di idrolisi) sugli 8 totali, affinché sia generato un minor flusso di refluo consentendo al depuratore di non entrare in crisi per il carico eccessivo.
Il sequestro verrà revocato quando l’azienda eliminerà tutti gli inconvenienti riscontrati e potrà assicurare uno scarico conforme ai limiti della normativa. Fino ad allora, la capacità dell’impianto produttivo sarà ridotta alla quantità di reflui trattabili nei limiti delle capacità funzionali del depuratore.
Il rappresentante legale ed i tecnici responsabili del sito dovranno invece rispondere all’Autorità Giudiziaria dei reati di inquinamento ambientale aggravato, getto pericoloso di cose, scarico di acque ed emissioni in atmosfera non autorizzati.