Cuneo – Migranti trattati come animali cui facevano mangiare polmone e frattaglie di pollo che, dice il magistrato “non daremmo nemmeno ai gatti”. E se si lamentavano, botte e umiliazioni.
Fatture rimborsate anche sette volte, false dichiarazioni alla Prefettura sul numero di richiedenti asilo ospitati, superiore anche del doppio sella realtà, per trattenere dal 50 al 70% delle risorse statali destinate ai profughi.
è quanto è emerso dall’operazione “Patroclo”, condotta dalla Finanza di Imperia e Sanremo, che ieri mattina ha portato all’arresto di quattro persone: Gianni Morra, 62 anni, immobiliarista di Cuneo e secondo la Procura, capo dell’associazione a delinquere, la compagna Emanuela De Mita, 48 anni, bloccati a Sanremo, Guido Tabasso, 67 anni, avvocato di Torino e Antonella Morra, 59 anni, sorella di Gianni.
I primi tre sarebbero “soci occulti” della coop sociale “Caribù” gestore dei Centri di accoglienza di Sanremo e Vallecrosia.
Tre gli indagati: Alessandra Lazzari, viceprefetto di Torino, già funzionario della Prefettura di Imperia, accusata di abuso d’ufficio, e due commercialisti di Torino.
Sequestrati un milione e trecentomila euro di beni e il 70% delle somme percepite per gestire i due centri.
Secondo il procuratore aggiunto Grazia Pradella, della Procura di Imperia, il sistema era “collaudato con metodi truffaldini e contrari al senso di umanità delle cooperative, che dovrebbero badare anche al benessere dei migranti”.
Sotto la lente di ingrandimento la Prefettura di Imperia che aveva affidato le strutture alla Caribù, nonostante l’assenza di un requisito indispensabile: esercitare da almeno un anno l’attività di accoglienza.
Secondo la Procura di Imperia sono “mancati controlli. Quando la struttura ospitava 38 migranti, ne denunciava 81, con appropriazione del relativo costo”.
Dei 35 euro quotidiani per ciascuno, 17 sarebbero finiti nelle casse di un’altra società.
Tanti i metodi per risparmiare come sfruttamento del lavoro e trattamenti inaccettabili dei richiedenti asilo. E chi si ribellava era picchiato.
La sovrafatturazione avveniva grazie a società di capitali: ad esempio l’immobile acquistato con mutuo dai fratelli Morra, veniva affittato alla “Libra srl” di Cuneo, di proprietà degli indagati, per 38.000 euro l’anno, il premio annuale del mutuo, con richiesta di rimborso di 90.000 euro.
Emanuela De Mita avrebbe acquistato con i soldi dei migranti anche la pompa d’acqua di una piscina e biancheria intima.