Silvia Scaramuzza – Un incidente ha finito per rivelare un segreto da sempre tenuto nascosto, confermando la presenza di armi nucleari americane in vari Paesi europei, tra cui l’Italia. Ad aprile 2019, alcuni membri dell’Assembela Parlamentare della NATO hanno pubblicato un documento sulla deterrenza nucleare. La notizia è tutta in un particolare. In un passaggio del rapporto, infatti, si cita esplicitamente la presenza di 150 armi americane localizzate in Europa, in particolare in Italia, Germania, Belgio, Olanda e Turchia. Nell’indagine, che l’11 luglio è stata aggiornata omettendo questa parte, l’Italia è l’unica nazione presente con due basi, quella di Aviano (Friuli Venezia Giulia) e di Ghedi Torre (Lombardia).
L’Assemblea Parlamentare della NATO non è un organo dell’Alleanza atlantica in senso stretto, non essendo esplicitamente prevista dal Trattato di Washington del 1949. L’Assemblea costituisce il punto di raccordo tra le istanze governative che operano in seno all’Alleanza atlantica ed i Parlamenti nazionali
Da tempo circolavano informazioni sulla questione, ma il documento interno mette una volta per tutte nero su bianco l’esistenza di queste armi nel nostro Paese. Al posto del riferimento eliminato, nella nuova versione rilasciata l’11 luglio si legge che: “Nell’ambito della NATO, gli Stati Uniti hanno dispiegato approssimativamente 150 armi nucleari in Europa, nello specifico bombe B61, da utilizzare sia su aerei americani che su velivoli degli alleati”. Con l’aggiornamento l’Assemblea Parlamentare della NATO ha tolto il riferimento alla posizione esatta in cui si trovano queste armi, contraria, tra l’altro, alle politiche della stessa organizzazione. Di norma, infatti, i membri NATO non possono rivelare l’ubicazione delle armi. Si spiega così il mancato commento sulla vicenda da parte dell’organizzazione internazionale.
Nel rapporto la presenza di questo arsenale si giustifica in funzione anti-russa, per bilanciare il “gran numero di armi nucleari” possedute dall’ex Repubblica Sovietica. Un retaggio della Guerra Fredda, insomma, mantenuto in posizione di contrasto strategica. I tempi, nel frattempo, sono cambiati, sollevando dubbi, per esempio, sulla capacità della Turchia di garantire la sicurezza di questi arsenali.
Inoltre, il ritiro di Russia e Stati Uniti dal trattato per il controllo degli armamenti nucleari ha riportato in auge timori che sembravano sopiti con la fine della Guerra Fredda. Lo storico accordo firmato da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov nel 1987 imponeva la messa al bando delle armi nucleari con una gittata tra i 500 e i 5.500 chilometri. L’intesa sanciva ufficialmente l’avvio del periodo di distensione tra le due superpotenze. Dopo l’annuncio di Donald Trump sul ritiro degli USA dal trattato, però, è arrivata a inizio luglio anche la notizia del passo indietro della Russia. Vladimir Putin, infatti, ha firmato pochi giorni fa il provvedimento che stabilisce la sospensione immediata di tutti i vincoli imposti dal trattato.