Alessandria (Andrea Rovere) – I famigliari di Ingrid Vazzola, l’insegnante deceduta poche ore dopo la figlia che portava in grembo lo scorso 18 giugno all’ospedale di Alessandria, hanno incaricato ieri mattina i legali Francesco Sangiacomo, Angela Massa e Vittorio Spallasso di depositare un esposto in Procura affinché sia fatto tutto il necessario per gettar piena luce su una tragedia che forse poteva essere evitata.
La donna, quarantunenne di origini astigiane ma residente a Oviglio insieme al marito e alla figlia Irene, di tre anni, è morta infatti nel reparto di ostetricia del Santi Antonio e Biagio circa 24 ore dopo un primo breve ricovero, quando i medici avevano decretato che le sue condizioni e quelle della piccola Alice, che sarebbe dovuta nascere a luglio (Ingrid Vazzola era incinta di 35 settimane), non destavano particolare preoccupazione. In ospedale, Ingrid e il marito Stefano si erano recati nella notte fra il 17 e il 18 giugno, essendo che, durante una passeggiata serale, la gestante aveva accusato dolori lombari e forte spossatezza dovuta forse alla febbre salita poi oltre i 38. Il ricovero era avvenuto poco dopo l’una, e la visita medica, eseguita intorno alle 2, aveva dato conferma circa la temperatura elevata. La donna è stata a quel punto trattata con Tachipirina 1000 e tenuta in osservazione, fino a quando, dopo una serie di esami e di controlli anche in ginecologia, si è optato per le dimissioni nonostante la febbre non fosse scesa sotto i 38. Questo avveniva la mattina del 18 giugno.
Una volta rientrata a casa, la coppia torna tuttavia a preoccuparsi, poiché i dolori di Ingrid erano aumentati tanto da divenire insopportabili. È così che, verso mezzogiorno, Stefano Mantelli riaccompagna la moglie in Pronto Soccorso e, per accelerare i tempi, la porta lui stesso in ginecologia su una sedia a rotelle. La donna, a causa dei dolori lancinanti, non riusciva infatti a camminare.
Una volta presa in carico, i medici devono essersi subito accorti della gravità della situazione. Ingrid Vazzola è sottoposta ad un cesareo d’urgenza, ma, intorno alle 16.00, il marito, i genitori e la sorella della puerpera ricevono la prima tragica notizia: la neonata non ce l’ha fatta. Era già morta nel ventre della madre, la quale, a detta dei medici, sarebbe dovuta rimanere un giorno o due in terapia intensiva con antibiotici “per un grave stato derivante da infezione”. Ingrid morirà invece poche ore dopo, alle 18.30.
Ieri, 19 giugno, Stefano Mantelli si è nuovamente recato in ginecologia a seguito di una convocazione dell’ospedale finalizzata ad ottenere l’assenso per l’effettuazione di accertamenti autoptici interni, ma l’uomo ha deciso d’interpellare i propri avvocati i quali hanno prontamente depositato l’esposto nell’ufficio del Pm Andrea Trucano.
Dall’ospedale, sempre nella giornata di ieri, è stata invece diramata una breve nota in cui si legge che “è stato fatto tutto il possibile per salvare la donna” e che la stessa “si era recata in Pronto Soccorso all’una del giorno 18 e, dopo un periodo di osservazione e monitoraggio, le sue condizioni e quelle del bambino risultavano stabili”. Nella nota è inoltre indicato che “l’azienda ospedaliera si unisce al dolore della famiglia”. Un dolore che, lo immaginiamo, rasenta la disperazione.
Resta ora il lavoro dei legali e della magistratura. In seguito all’esposto, la cartella clinica è stata immediatamente sequestrata e le salme sono a disposizione dell’autorità giudiziaria che, dopo aver aperto un fascicolo, presumibilmente indagando tutti i medici che si sono occupati di Ingrid Vazzola, disporrà le autopsie.