Bistagno – In un incidente stradale che si è verificato il 16 febbraio scorso ha perso la vita Carlo Cazzola, 65 anni, proprietario di uno storico mobilificio della zona che era alla guida della sua potente moto. Era in compagnia di alcuni amici centauri ma dopo l’incidente di loro non c’era neppure l’ombra, se n’erano andati tutti a tutto gas. Non si erano fermati per aiutare l’amico finito fuori strada, eppure, per il pm non sono imputabili. Motivo? Cazzola era già morto. Obiezione: ma come facevano a saperlo se non l’hanno neppure soccorso? Mistero.
La vittima si era scontrata con l’auto di una compaesana che sopraggiungeva sul lato opposto della carreggiata, dopo aver urtato un muretto in conseguenza d’un sorpasso forse azzardato e d’un contatto con altre due moto del gruppo. A quanto pare, Cazzola sarebbe morto sul colpo e, proprio per questo, la Procura di Alessandria ha chiesto l’archiviazione del caso dato che della donna (illesa) si erano occupate tempestivamente altre persone sopraggiunte quasi subito, mentre per i centauri fuggiti non si può parlare di omissione di soccorso. È chiaro come il sole che qualcosa non quadra a causa d’una decisione della Procura che lascia molto perplessi, proprio perché non si capiscono le ragioni che hanno indotto un gruppo di amici usciti insieme in moto a lasciare al suo destino uno di loro a terra schiantato. Era forse quest’ultimo troppo indietro rispetto agli altri perché si accorgessero dell’incidente? Evidentemente no, essendo che, appena prima dello schianto, la moto di Cazzola ha avuto un contatto con quelle di altri due membri della comitiva durante un sorpasso, e risultava in mezzo al gruppo. Ma allora perché filarsela via come se niente fosse? Non è che invece di contatto fra le moto si dovrebbe parlare di speronamento? Involontario, magari, e tuttavia sufficiente a far uscire Cazzola di strada. Insomma, di otto persone, non una si è fermata a verificare le condizioni dell’amico e a chiamare i soccorsi, il che non può certo esser giudicato un comportamento usuale. Eppure, la pm del tribunale di Alessandria, Elisa Frus, ha richiesto l’archiviazione sia per l’accusa di omissione di soccorso che per quella di omicidio stradale a carico dei due biker coinvolti nel contatto fra motociclette. E non è dato sapere su quali basi, essendo che le motivazioni addotte dagli otto motociclisti circa il loro gesto rimangono a tutt’oggi un mistero anche per la stampa.
C’è da vedere a questo punto cosa deciderà il giudice per le indagini preliminari, il quale potrebbe respingere la richiesta di archiviazione, ma certo si tratta di una vicenda che lascia attoniti. Che gli amici di sempre, quelli con cui Carlo Cazzola aveva condiviso tante giornate in sella alla propria moto, lo abbiano lasciato in mezzo ad una provinciale riverso al suolo in una pozza di sangue, pare infatti impossibile da credere. E invece è successo. Cazzola lascia una moglie e un figlio che pretendono sia fatta luce sulla tragica vicenda.