Alessandria (Piero Evaristo Giacobone) – Scusate se insisto ma mi chiamo Evaristo e come al solito il direttore mi manda in avanscoperta a ficcare il naso nei conti di Palazzo Rosso. Conti che, ca va sans dire, non quadrerebbero nemmeno se li rifacesse Einaudi in persona. D’altronde, dopo che gli sfasciacarrozze del Pd mandrogno che hanno amministrato la città dal 2012 al 2017 al seguito di Rita Rossa, cosa si può pretendere? Dopo un dissesto che non c’era ma ostinatamente voluto in campagna elettorale e ottenuto dalla neoeletta giunta di sinistra, e dopo ben cinque – dicesi 5 – bilanci falsi in cinque anni di mandato, pretendere di trovare i conti a posto è una pia illusione. Non conviene neppure cercare il bandolo della matassa perché in piena campagna elettorale gli agguati contabili possono spuntare in ogni momento e riescono sempre bene dato il generale nervosismo da competizione politica che gioca dei brutti scherzi. No, meglio rimandare il tutto a bocce ferme, quando le urne (amministrative ed europee) saranno chiuse e i risultati saranno resi pubblici con la conseguente assegnazione dei seggi. Resta il fatto che la sinistra ha continuato a fare le pulci alla maggioranza in merito ai bilanci che non quadrano dimenticandosi che quando c’erano i compagni alla guida della città gli errori sono stati tantissimi e gravissimi.
Nel 2012 Rita Rossa & C. hanno causato un grave danno erariale
A partire dalla seconda metà del 2012, dopo l’approvazione di un dissesto che si poteva e si doveva evitare, Rita Rossa & C. giunti al potere a Palazzo Rosso hanno proseguito a compiere atti disastrosi per le casse comunali.
Rita Rossa, una volta eletta sindaca di Alessandria, annullò senza motivo (danno erariale?) la gara di concessione del servizio di nettezza urbana anche se nessuno dei partecipanti aveva fatto ricorso. Nel Comunicato stampa del 27 settembre 2012 la sindaca Rita Rossa, insediata da quattro mesi, annullava la gara senza motivazioni ufficiali perché quella gara era tutt’altro che falsa, essendo stata approvata dalla Autority di Vigilanza sul Contratti Pubblici in via preventiva nel gennaio 2011 come emerge in modo puntuale dalle premesse della documentazione.
Il grave danno erariale provocato dalla decisione del settembre 2012 di annullare la gara, in palese violazione della normativa europea che regola l’indizione, ma anche l’eventuale revoca delle conclusioni di gara, ha determinato la perdita di 40 milioni di canoni di concessione di cui 15 anticipati, e l’AMIU invece di essere assorbita e rafforzata nella partnership con altro soggetto economico (IREN) di solidità certa, sarebbe stata dichiarata fallita nel 2014 con ricadute anche sui dipendenti.
Sono state le giunte di sinistra ad aver messo in ginocchio la città
La nuova giunta di sinistra ignorava da subito alcuni interventi finanziari previsti dalla precedente giunta di destra quali l’incasso di 15 milioni in riferimento alla concessione di raccolta rifiuti, all’indizione della gara per l’assegnazione del servizio di smaltimento rifiuti (Aral) che avrebbe fatto incassare altri 15 milioni, alla indizione della gara di vendita delle reti gas (Amag) che avrebbe fatto incassare altri 70 milioni. Tutte queste gare erano ampiamente previste, così come erano previste le entrate relative (100 milioni circa).
La sinistra, qui da noi, almeno negli ultimi quindici anni, ha fatto solo disastri, come quelli della giunta della sindaca Mara Scagni (2002 – 2007) che aveva più che raddoppiato i mutui portandoli da 72 milioni a 154 milioni (+ 82 milioni), aggiungendo una ventina di milioni di debiti con la tesoreria e circa 25 milioni di debiti commerciali (fornitori e partecipate). In sostanza non s’è mai detto abbastanza che la giunta di sinistra di Mara Scagni (assessore al bilancio Sandro Tortarolo) aveva lasciato in eredità a Fabbio un debito complessivo di ben 189 milioni che Luciano Vandone era riuscito a ridurre notevolmente.
I commissari del dissesto hanno dato ragione a Fabbio, Vandone e Ravazzano
Alla fine del 2013 i tre commissari dell’Organismo straordinario di liquidazione certificavano che il debito era poco meno di 96 milioni di euro (€ 95.856.759,00), quindi molto inferiore a quello di 216 milioni, sempre strombazzato da Rita Rossa, in quanto “dimagrito” di oltre il 55%. Dai conti emergeva anche che il “saldo attivo” era di poco superiore al passivo, ottenuto sottraendo dai circa 129 milioni di residui attivi dichiarati dal ragioniere capo Zaccone i circa 32 milioni che Ansaldi aveva già pagato – saldando al 100% fatture in scadenza al 31.12.2011 di un centinaio di fornitori – ad aprile 2012.
Alla fine c’era un avanzo di circa 1,46 milioni di euro ma, dopo la decurtazione dell’Osl al 40-50-60% (per comodità facciamo finta che le fatture siano state pagate tutte per la metà) degli importi, veniva addirittura fuori un attivo di circa 48 milioni (95.856.759,00/2= 47.928.379,50).
Non è tutto perché il saldo poteva essere ancora migliore se non si fossero fatti decadere (se poi chi li ha fatti decadere ce lo spiega siamo contenti) i crediti che il Comune vantava verso terzi antecedenti al 1° gennaio 2016. E non erano neanche pinzillacchere perché si trattava di oltre 12 milioni di euro.
Ma non è finita perché c’erano altri 15 milioni rappresentati da Ici, tasse comunali diverse, multe, tributi vari non riscossi che la Giunta di Rita Rossa ha pensato bene di non incassare.
Se fossero stati messi a bilancio tutti quei crediti l’attivo di Palazzo Rosso sarebbe stato di circa 75 milioni di euro, e con un saldo attivo di quella portata si approva un dissesto?
Alla fine la verità è venuta fuori: il dissesto non esisteva e i conti erano in attivo
I commissari dell’Osl (Organo straordinario di liquidazione) Roberto Forneris, Angelo Lo Destro e Giuseppe Zarcone quando hanno terminato il lavoro di ricognizione dei debiti e di pagamento delle fatture in sospeso saldate per circa il 40/50% come consente la legge sul dissesto degli enti locali, hanno avanzato circa 40 milioni di euro per un saldo addirittura migliore rispetto a quello, già positivo, del Viminale, a dimostrazione che la situazione del Comune di Alessandria non era affatto un disastro. Anzi.
Si può dire che, continuando con la politica di risanamento finanziario messa in atto dal professor Luciano Vandone nella sua veste di assessore al bilancio del Comune di Alessandria, si poteva arrivare in un paio d’anni (2014) al risanamento completo di Palazzo Rosso. Così non è stato e, invece di scegliere la strada più difficile come insegna il saggio, la giunta di Rita Rossa & C., oltre a sottoscrivere bilanci falsi, ha preferito imboccare quella più facile che ha portato inevitabilmente al disastro, con l’aumento dei debiti, l’assenza totale di investimenti, le tariffe al massimo.
Le menzogne macroscopiche delle truppe cammellate di Rita Rossa nel consiglio comunale di ieri
Ieri in consiglio comunale c’è stato chi ha affermato belinate ciclopiche, come quella che la Corte dei Conti chiede chiarimenti sul rendiconto del 2018, mentre tutto il mondo sa che i chiarimenti sono chiesti a proposito del quinquennio di mandato di Rita Rossa & C. (2012 -2017) e quindi anche il rendiconto 2018 ma con gli aggiustamenti del “quinquennio rosso”. Stucchevole ascoltare poi i rimbrotti delle sinistre a proposito dei tagli a bilancio che qualcuno ha definito politico e non tecnico, quando è del tutto evidente che, essendo effettuati con metodo squisitamente matematico, di tagli tecnici si tratti. Alla fine ha fatto bene il presidente Emanuele Locci (nella foto), che non ha votato a suo tempo il rendiconto del 2017 perché non si fidava dei bilanci del 2012, 2013 e 2014, ed a presentare ieri in consiglio una mozione nella quale si chiede espressamente l’intervento degli ispettori del ministero economia e finanza per stabilire una buona volta cosa sia successo a proposito dei conti che non quadrano a Palazzo Rosso. Così si verrà a sapere – finalmente – chi si è messo in tasca parte di quei 27 milioni fuori bilancio.
Perché è molto probabile che qualcuno li abbia presi.
E io pago.