Novi Ligure – Continua a tenere banco a Novi, ormai da diverso tempo ed è una situazione che pare non trovare una giusta soluzione, la questione sul futuro della Pernigotti. Ma non come produzione tout court, dato che di prodotti con lo storico marchio novese in giro nei negozi specializzati e nei supermercati ce ne sono, bensì nel solo ambito novese.
Sì perché a Novi lo storico stabilimento di viale della Rimembranza è chiuso dal 5 febbraio scorso con 100 cassaintegrati e 150 interinali e, al momento, solo 35 lavoratori sono stati richiamati al suo interno.
Che però non sono sufficienti ed è notizia recente che, se non sarà trovato un terzista che produca per
conto dell’azienda, la produzione natalizia dello storico polo dolciario novese è a rischio.
Al momento è calato il silenzio in attesa dell’incontro del 29 maggio a Roma al ministero dello Sviluppo economico (Mise).
Tutto ciò che si sa, ad oggi, è che la Laica di Arona, inizialmente interessata, ha rinviato tutto al prossimo anno. La motivazione risiederebbe nel fatto che l’azienda novarese non riuscirebbe ad organizzare la produzione per Natale, che deve partire a breve, viste le condizioni dello stabilimento e le richieste economiche dei proprietari turchi della Pernigotti, i fratelli Toksoz.
C’è da dire che in questi ultimi mesi di nomi interessati a rilevare il marchio ne sono spuntati fuori, in una vera e propria lotteria con ben tredici imprenditori che si erano detti interessati: tra di essi ci sarebbe il fondo indiano della famiglia Chandaria con sede a Ginevra e partecipazioni in 1.200 aziende nel mondo.
Era circolato anche il nome della Spes di Torino, una cooperativa sociale attiva nella produzione e commercializzazione del cioccolato.
Recentemente, inoltre, era notizia di circa un mese fa, era saltata anche la vendita del comparto gelateria della Pernigotti. Era il 9 aprile e la storica azienda dolciaria novese avrebbe dovuto ufficializzare l’accordo con una grossa ditta del settore.
L’incontro a Milano con i rappresentanti sindacali però era stato annullato e, secondo quanto trapelato, la causa sarebbe stato il fatto che il possibile compratore, una società di Rimini leader nella produzione di semilavorati per gelateria e pasticceria, si era ritirato dall’affare.
Una situazione che aveva comunque indotto ad un certo ottimismo i sindacati. Secondo quanto aveva dichiarato Tiziano Crocco della Uila Uil, “la mancata vendita del comparto gelateria potrebbe convincere i Toksoz a più miti consigli e quindi a mettere sul mercato il marchio”.
Il problema, però, è sempre e solo uno, un mese fa come adesso: i fratelli turchi Toksoz non intendono cedere il marchio Pernigotti e, molto probabilmente, non lo faranno mai a meno che non arrivi un’offerta davvero consistente ma si sta parlando, a questo punto, di cifre decisamente elevate.
Insomma, tutto rimane al palo per l’azienda novese in attesa di questo, ulteriore, incontro al Ministero dello Sviluppo Economico dove, si spera, qualcosa in più possa saltar fuori.
Ma noi, permetteteci, restiamo scettici.