Alessandria (Max Corradi) – È stato un fine settimana decisamente anomalo un po’ in tutta Italia per il periodo in cui siamo. È maggio ormai inoltrato ma le temperature che si sono fatte registrare in quest’ultimo fine settimana non sono state certamente primaverili.
Concentrandoci sull’alessandrino, sull’Appennino tortonese, precisamente a Caldirola, ma anche in Val Borbera a Capanne di Cosola, e nell’acquese a Ponzone, tra sabato e domenica sono caduti una ventina di centimetri di neve.
Le temperature sono crollate anche di svariati gradi, insomma ha fatto adesso il tempo che avrebbe dovuto fare prima.
Non si può quindi, certamente parlare, almeno in questo caso, di riscaldamento globale dato che un maggio così freddo non lo si registrava da diverso tempo, almeno da 65 anni quando ha nevicato alla Pasqua del 1954.
Si è sentito parlare tantissimo, ultimamente, del sopraccitato riscaldamento globale ma anche dello scioglimento dei ghiacciai, degli oceani che si alzano e altre catastrofi del genere.
Così come anche, nei primi tre mesi di quest’anno, di una siccità incombente che avrebbe distrutto le colture, le piantagioni, ridotto fiumi e laghi a delle pozzanghere, e chi più ne ha, più ne metta.
Sui soliti fogliacci illeggibili si dava addirittura notizia – era il 6 marzo quindi due mesi fa esatti – che nell’acquese, zona dell’acqua sulfurea e delle terme rigeneranti, i sindaci avevano chiesto un incontro in Amag per scongiurare una crisi estiva che si preannunciava simile a quella del 2017 quando si dovette ricorrere alle autocisterne per dare una mano ai vari paesi della zona rimasti a secco.
Possibile che nella Valle Bormida ma anche nelle Valli Lemme, Stura e Orba, dunque acquese ma anche ovadese e novese, che praticamente rappresentano una gigantesca falda acquifera, vi siano emergenze sempre così accentuate non appena arrivano i primi caldi?
La risposta, ovviamente, è no, tra l’altro soprattutto adesso che è da poco passato un aprile fra i più piovosi degli ultimi tempi e con un maggio, come detto, decisamente freddo come non mai.
Ma allora per vedere questi benedetti ghiacciai che si sciolgono e per vedere il tanto temuto innalzamento delle acque degli oceani, fatto impossibile, bisogna attendere ancora?
Certamente sì. Forse per sempre perché è tutto frutto di fantasia per distogliere l’attenzione e nascondere ben altro.
Riguardo allo scioglimento dei ghiacci e il conseguente innalzamento dei mari, è infatti opportuno sottolineare che il completo scioglimento della calotta artica non porterebbe a nessun innalzamento del livello oceanico dato che si tratta di ghiaccio galleggiante. Se avete dubbi prendete un bicchiere, mettete un cubetto di ghiaccio e aggiungete acqua fino all’orlo. Lasciate sciogliere il ghiaccio e vedrete che l’acqua rimarrà al livello di partenza fino all’orlo senza straripare. Se si sciogliesse l’Antartide (polo Sud, che è un continente di terra col ghiaccio sopra) allora sì che influirebbe sul livello dei mari. Ma questa calotta è stabile e nell’emisfero sud i ghiacciai della Patagonia, come il Perito Moreno, sono addirittura in espansione.
Ma torniamo a parlare di surriscaldamento globale.
La vera “rockstar” climatica del momento, come tutti sapranno di certo, è Greta Thunberg, la sedicenne attivista svedese promotrice delle marce dei giovani per il clima in tutta Europa che è stata proposta per il Premio Nobel per la Pace da tre parlamentari norvegesi “in segno di riconoscimento per il suo impegno contro la crisi climatica” prodotta dal riscaldamento globale.
La Thunberg ha osservato che “siamo nel pieno di una crisi, ed è la più urgente e grave che il genere umano abbia mai dovuto affrontare. Stiamo segando il ramo su cui siamo seduti e la maggior parte della popolazione mondiale non ha idea delle possibili conseguenze della nostra incapacità di agire”.
Quindi il collasso climatico è davvero così vicino?
Macché, si tratterebbe, in realtà, di una furba operazione di marketing, orchestrata per lanciare nuovo libro della madre di Greta, la celebre cantante Malena Ernman che nel 2009 partecipò anche all’Eurovision e vanta diverse apparizioni televisive.
Il grande stratega di questa campagna sarebbe Ingmar Rentzhog, esperto di marketing e pubblicità, che ha sfruttato a sua volta l’immagine della ragazza per lanciare la sua start up.
Insomma, una crisi climatica la cui fondatezza non dipenderebbe da dati scientifici ma solo da ben orchestrare strategie promozionali.
“Una campagna pubblicitaria perfetta”, la definisce il quotidiano conservatore “Weltwoche”, che indaga sulle origini del fenomeno Greta.”
Sia chiaro, non si sta mettendo in dubbio ciò che dice la sedicenne svedese, ma “chi le sta attorno sicuramente ha abilmente beneficiato di un ritorno mediatico che era voluto e studiato a tavolino” come affermato dal giornalista Roberto Vivaldelli de Il Giornale.
E che dire di un altro “esperto” come Luca Mercalli, il noto perito agrario che poi si è conquistato una laurea in fisica, che non si nega più a nessuno come quelle di lettere moderne o scienze politiche, specialmente se ci si presenta con una buona parlantina?
“Per affrontare il tema del cambiamento climatico, devono cambiare le nostra abitudini quotidiane” ha detto il noto climatologo torinese all’inaugurazione della mostra “Capire il cambiamento climatico – Experience exhibition” inaugurato il 7 marzo al Museo di Storia Naturale di Milano.
Lo stesso Mercalli che a Vercelli, un paio di mesi fa, nel periodo in cui, soprattutto al Nord, la pioggia scarseggiava, nel corso di una conferenza aveva affermato che a causa del surriscaldamento globale la città in estate, in un prossimo futuro, sarebbe diventata come il Pakistan con temperature vicine ai cinquanta gradi.
Con cinquanta gradi uno esce di casa, fa cento metri e ci resta secco. Ma fa lo stesso, lo ha detto Mercalli e dunque va bene, potrebbe anche essere possibile.
Finiamola qui, almeno per il momento.
Alla prossima nevicata tardo primaverile, e dunque al prossimo articolo perché sicuramente ne sentiremo ancora delle belle sul cambiamento climatico e su tutto ciò che esso si porterebbe dietro.
Almeno secondo certi “esperti”.