Manduria (da La Stampa) Valeria D’Autilia – Le partite di calcio, la passione per la playstation, i selfie con gli amici e le feste di compleanno. In apparenza ragazzi dalla vita ordinaria. Quasi tutti frequentano la scuola e appartengono a famiglie non problematiche. Per la procura sono gli autori di una serie di atti di bullismo ai danni di un pensionato di Manduria, in provincia di Taranto, morto nelle ultime ore. Soprannominato “il pazzo” per i suoi ritardi psichici, era diventato bersaglio di aggressioni, rapine, insulti e minacce. Adesso, per la sua morte, ci sono 14 indagati, molti minorenni: rispondono di omicidio preterintenzionale con l’aggravante della crudeltà. Era stato preso di mira dal branco, forse da molti anni. “Dal 2012”, a sentire i vicini di casa. Calci, pugni, spintoni e bastonate sino all’epilogo delle ultime ore: il sessantaseienne è deceduto in ospedale, dopo un lungo ricovero e due interventi chirurgici. L’esito dell’autopsia e di altri esami arriveranno entro sessanta giorni. I raid L’uomo, ex dipendente dell’arsenale della Marina militare, viveva da solo in questo comune di 33.000 abitanti. All’esterno dell’abitazione, ancora visibili le tracce dei raid. Vetri rotti e porta imbrattata. La maggior parte degli episodi si consumavano in casa. Sulla targhetta della cassetta della posta, il suo nome scritto a penna: Antonio Cosimo Stano. Come spesso accade da queste parti, abitava in un edificio al piano terra. Niente portone: soltanto un piccolo uscio a dividere l’abitazione dalla strada. In paese lo conoscevano tutti. Sapevano dei suoi problemi e, stando a quanto emerge in queste ore, forse anche dei ripetuti attacchi di bullismo. Alcuni sarebbero avvenuti anche all’esterno. Qui la gente non ha molta voglia di parlare. “Chi sapeva doveva denunciare prima” commenta Antonia, con amarezza. Per Giuseppina: “Una vergogna: questo è il fallimento della società”. E poi c’è Roberto, impegnato nel sociale. Lascia intendere che, in passato, ci sono state alcune segnalazioni. Ma nulla è accaduto. Di certo, a quanto si apprende, la vittima non ha mai denunciato i suoi aguzzini che hanno dai 16 ai 22 anni. I maggiorenni sono due. Uno con il papà piccolo imprenditore e la mamma casalinga. Nessuno con precedenti penali o di devianza. I video Tutto sarebbe partito da alcuni video con i cellulari fatti girare su due gruppi di Whatsapp in cui riprendevano le incursioni. Uno potrebbe anche essere finito su YouTube. Un filmato risale a Carnevale. Si vede l’irruzione, poi le violenze. Lo deridono mettendogli un cappotto sulla testa. Lui, sempre indifeso. L’avvocato Lorenzo Bullo assiste cinque dei minorenni e un maggiorenne: “Il nesso di causalità tra le conseguenze delle lesioni e il decesso è tutto da dimostrare. Peraltro l’uomo non è mai andato al pronto soccorso e non ci sono denunce”. Il ricovero in ospedale, dopo l’intervento degli agenti su segnalazione di alcuni vicini di casa. L’uomo è stato trovato barricato in casa e seduto su una sedia, in cattive condizioni di salute. Non riusciva a muoversi e, per sua stessa ammissione, non mangiava da tempo. La dispensa era vuota. Non voleva ricevere nessun aiuto, quasi volesse lasciarsi andare. I poliziotti gli hanno comprato acqua e biscotti, ma il loro generoso tentativo di una prima assistenza non lo ha smosso. Da qui la scelta degli agenti di affidarlo alle cure dei sanitari. Sino al tragico epilogo, dopo oltre due settimane di agonia. Gli indagati sono accusati anche di stalking e lesioni personali e sono stati ascoltati dagli inquirenti. Sulla vicenda Procedono sia la procura ordinaria sia il tribunale per i minorenni.