Alessandria (di Piero Evaristo Giacobone) – Scusate se insisto ma mi chiamo Evaristo e la situazione di Aral, la società consortile dello smaltimento rifiuti che doveva fallire ma è sotto procedimento concordatario da parte del Tribunale per cercare di pagare i creditori con quello che è rimasto in cassa (forse, chissà, vedremo, può darsi, non si sa, boh?), sta diventando sempre più strana.
Oggi, mercoledì 20 febbraio, nello studio del notaio alessandrino Lorenzo Patria, sarà molto probabilmente ratificato il contratto di cessione del 2% della quota del Comune di Alessandria alla municipalizzata Amiu di Genova che in questo modo entrerebbe nel cosiddetto “in house” dei rifiuti, cioè nel circuito di smaltimento in proprio. Intanto in consiglio comunale è stato approvato il varo del regolamento di Strumenti Finanziari Partecipativi (Sfp), vale a dire dei “pagherò”, roba rara negli enti pubblici. Si tratta di “sarchiaponi” che non sono né azioni, né obbligazioni, ma delle “promesse” o “impegni” di pagamento basati su futuri utili. La loro emissione può avvenire a fronte di un apporto, non solo in danaro, ma anche di opera o di servizi. La società può creare strumenti forniti di diritti patrimoniali o amministrativi, privi però del diritto di voto nell’assemblea generale degli azionisti.
Aral li dovrebbe distribuire ai creditori chirografari: il piano di concordato prevedrebbe per loro il 35% di pagamento cash e un altro 60% in Sfp. Non c’è una scadenza precisa ma si presume che possano essere onorati verso il 2024.
Insomma, va tutto bene, tutto molto bello e tutto, in teoria, risolto su una questione davvero complessa e che sta andando avanti ormai da tempo?
In realtà sembra proprio di no perché Aral è per l’appunto nel bel mezzo di una procedura di concordato preventivo e pare quantomai strano che, nella situazione in cui si trova, sia stato varato un regolamento di questo tipo.
Inoltre venerdì 22 febbraio, dopodomani, Aral dovrà presentare il piano di concordato in tribunale e, secondo quanto dichiarato recentemente dall’Assessore all’Ambiente Paolo Borasio, a tutti i creditori dell’azienda, tra cui figurano i 31 Comuni soci dell’azienda, sarà riconosciuto un pagamento dei debiti pari circa al 90%.
L’estate scorsa l’allora commissario Alessandro Giacchetti aveva presentato in Tribunale la domanda per ammettere Aral Spa al concordato preventivo: l’azienda ha, infatti, un debito di venti milioni di euro verso i fornitori, in particolare Koster, Euroimpresa e Ruscalla e le banche, soprattutto la Banco Bpm di Novara.
La giudice della sezione fallimentare aveva accettato la richiesta, ma questo non voleva dire niente perché per concedere il concordato preventivo occorrevano requisiti che Aral non aveva in quanto, per un concordato, in cassa qualcosa ci dev’essere mentre anche la contabilità non è a posto.
L’unica strada da percorrere era il bando di gara per assegnare il servizio di smaltimento rifiuti.
A fine dicembre scorso, poi, la notizia che pareva aver risolto tutto ossia che Amiu Genova aveva manifestato interesse a diventare socio di Aral: si parlava di un’offerta che andava dal 10 al 20% delle quote, e tutti, sull’onda dell’entusiasmo, Ato (Ambito Territoriale Ottimale) per primo, facevano sapere che questa opportunità avrebbe consentito di far quadrare i conti, dando la stura ai numerosi pareri favorevoli che ad Aral potesse essere affidato il trattamento dei rifiuti provenienti da Genova senza gara.
Una cosa che, però, non sarebbe possibile in quanto Aral, oltre ad essere oggetto di procedura concordataria deve rispondere penalmente dei due incendi dolosi di Solero e di Castelceriolo.
Ultimo tassello di questo vero e proprio casino è la notizia di una “modifica statutaria” approvata in seguito ad un’assemblea dei soci che si era tenuta due settimane fa nella quale si prospetta l’ipotesi che Aral possa tornare a lavorare “in house” con l’ingresso di un nuovo socio… e puff, spunta Amiu Genova.
C’è da dire che di panna ne è stata montata tanta ma in concreto c’è solo un pugno di mosche in quanto dubito che gli Strumenti finanziati partecipativi serviranno a qualcosa. Ci vogliono i soldi e non i sogni. Altrimenti si va dritti dritti verso il fallimento.
E io pago.