Milano (Piero Evaristo Giacobone) – Scusate se insisto ma mi chiamo Evaristo e, come spesso mi accade, devo scrivere di un argomento esplosivo qual è lo stato in cui versa la giustizia italiana. Magistrati corrotti, giudici che interpretano – invece di applicarla – la legge, processi politici e chi più ne ha più ne metta. Solo che stavolta i giudici milanesi, secondo quanto si legge su “Il Corriere della Sera” hanno iscritto nel registro degli indagati niente meno che l’ex presidente del tribunale di Alessandria Gian Rodolfo Sciaccaluga (nella foto) per fatti che lo riguardano proprio quando era ad Alessandria per cui, il 18 gennaio 2008, avrebbe costretto un giudice onorario a decidere a favore della suocera una causa civile su una villa sul mare tra boschi, vigneti e uliveti a Portofino.
E la pm alessandrina che si era occupata del caso rischia anche di incorrere, oltre che in un procedimento disciplinare, nel reato di omissione d’atti d’ufficio.
Le due vicende non sembrano essere direttamente collegate, anche se il risultato finale ottenuto dal loro intreccio sarebbe stato quello voluto proprio dal giudice Sciaccaluga che puntava all’eredità di quella splendida villa a Portofino che era stata della suocera morta nel 2009. Ad occuparsi dell’eredità è stato il giudice onorario Alfonso Matarazzo che otteneva la gestione della pratica proprio da Gian Rodolfo Sciaccaluga, cioè dal magistrato che allora presiedeva il Tribunale di Alessandria e poi presiederà quello di Chiavari nonché una sezione della Commissione tributaria regionale del Piemonte.
Per i pm milanesi Ilda Boccassini e Cristiana Roveda il presidente (oggi in pensione), oltre a non astenersi e a violare i criteri per l’assegnazione a Matarazzo di un fascicolo con controversa competenza territoriale e persino con controparti ignare, avrebbe imposto di consegnargli una bozza di sentenza poi restituita modificata e integrata, dicendogli: “Questo è quello che deve scrivere”.
Il got Alfonso Matarazzo, non indagato, ha dichiarato ai giudici milanesi in merito: “Un mattino presto al parcheggio del Tribunale il presidente non trovava il provvedimento nella borsa: telefonò al figlio imprecando e chiedendogli dove l’avesse messo…”.
Intanto una delle controparti – siamo nel 2012 – denunciava in Procura la falsità del testamento prodotto nella causa civile e la pm Marcella Bosco finiva gli accertamenti a metà 2013, ma faceva passare 3 anni prima di definire il fascicolo chiedendo un’articolata archiviazione il 26 settembre 2016.
Il 10 agosto 2017 il gip Paolo Bargero rispondeva al pm che invece, sulla vicenda, dovevano essere valutate le ipotesi di concussione o abuso d’ufficio a carico del presidente del Tribunale, magistrato su cui quindi a indagare doveva essere un’altra Procura precostituita per legge (Milano). Dopo 3 mesi il pm iscriveva l’abuso d’ufficio, ma non trasmetteva a Milano il fascicolo per altri 9 mesi, fino al 10 agosto 2018… eddaje.
Dopo 11 giorni il pm milanese Stefano Civardi indagava il presidente per abuso d’ufficio, reato per cui (al pari dell’induzione indebita) il pm Roveda il 9 ottobre 2018 chiedeva l’archiviazione per prescrizione, nel contempo contestando invece al presidente la concussione del got.
A difendere la pm Marcella Bosco è l’avvocato Piero Monti che ha dichiarato: “Bosco non conosce e non ha mai visto Sciaccaluga, nulla è mai stato ritardato dalla pm con l’intento di omettere un atto dell’ufficio. La pm ha fatto una scelta investigativa, e una valutazione che quel fascicolo fosse di secondo piano, che oggi possono apparire non esatte alla luce degli atti milanesi, e indubbiamente ci furono oggettivi rallentamenti nella tempistica, ma vanno ricondotti alla gestione delle priorità in un ufficio in forte affanno, dove come pm era appena arrivata, l’assistente era in malattia, e c’erano difficoltà nella logistica delle copie degli atti”.
E io pago.