di Andrea Guenna – Che i profughi istriani e dalmati giunti a Tortona nel 1946 con la tradotta che si fermò in stazione, avessero potuto scendere dal treno grazie al sindaco comunista che glielo concesse, è l’ennesima bufala che ci tocca leggere. Non ci risulta infatti che l’allora sindaco comunista Mario Silla avesse deciso, sua sponte, di ospitare i primi 1100 profughi alla caserma Passalacqua. Lo fece perché glielo chiese esplicitamente in Duomo, il vescovo di Tortona, l’autorevolissimo e temuto arcivescovo Egisto Domenico Melchiori (nella foto a lato), durante un’indimenticabile omelia domenicale che era più che altro un preciso ordine al quale il sindaco dovette obbedire.
Da sempre a Tortona funziona così, perché Tortona è la sede di una delle più potenti Diocesi d’Italia, e il vescovo non può mai essere contraddetto, neppure da un sindaco comunista, soprattutto in certe gravi circostanze come quella dei profughi istriani e dalmati in fuga verso la Patria Italia nel primissimo dopoguerra.
A Novi, per esempio, i profughi sono stati aggrediti e costretti a rimanere su un treno che è poi stato dirottato proprio a Tortona.
La verità è una soltanto: il Pci di Palmiro Togliatti (che era il segretario di Stalin e al quale è intitolata la città di Togliattigrad) non voleva in Italia gli oltre 250.000 profughi dalmati e istriani perché testimoni scomodi delle porcate messe in atto dai comunisti, quindi bollati come fascisti e per questo motivo presi di mira dai comunisti di Tito (altro galantuomo) per cui, in forza di una perversa proprietà transitiva, erano nemici.
Gli è che erano solo dei fratelli italiani in fuga dalla crudeltà e dalla barbarie dei comunisti titini e dei partigiani comunisti italiani che si stavano divertendo a dare loro la caccia con le tecniche più perverse e crudeli, che andavano dal gioco delle bocce fatto con le teste degli italiani sepolti fino al collo, ai massacri delle foibe, alle impalature, alla cavatura degli occhi, e ad altre amenità del genere.
Tuttavia gli storici revisionisti, comunisti e parac…omunisti di oggi, tendono a minimizzare quella tragedia affermando che in verità si tratta di una montatura politica delle destre.
Ma allora, se è davvero così, perché hanno nascosto in tutti i modi e con ogni mezzo per oltre settant’anni quei tremendi fatti?
Che bisogno c’era di occultare un evento storico trascurabile?
Evidentemente quella storia non era per nulla trascurabile, ma molto ingombrante e di dimensioni tali da essere intollerabile per certa sinistra.
Si calcola che i martiri italiani siano stati almeno 20.000, di cui circa 1.500 trucidati dal 1943 al 1945, e il resto, gli altri 18.500, ammazzati a sangue freddo dopo la fine della guerra in nome di una pulizia etnica e d’un odio che i comunisti avevano abilmente seminato tra la gente di quelle tristi terre. Loro, i comunisti, sono imbattibili nel seminare zizzania.
La cosa che stupisce molto è che la sinistra di oggi, erede del Pci di allora, sia in prima linea per accogliere gli extracomunitari, soprattutto africani, cambiando diametralmente posizione rispetto a 73 anni fa quando, invece, non concesse lo stesso privilegio ai fratelli italiani d’Istria e Dalmazia.
Anche per questo motivo bisogna sapere chi furono i carnefici e i loro complici, coloro che non fecero scendere i nostri fratelli dai treni, coloro che usarono violenza nei confronti di chi ne aveva già subita in abbondanza dai comunisti croati e sloveni. Perché, come ci insegnano i nostri fratelli maggiori ebrei, non bisogna dimenticare i fatti ma bisogna soprattutto individuarne gli autori.
Loro li hanno individuati nei nazisti, noi italiani nei comunisti.
Ebbene, a quei criminali comunisti lo Stato Italiano ha pagato, e sta in qualche caso ancora pagando, la pensione e, se sono morti, la reversibilità alle vedove, per cui l’Inps erogava ogni anno per loro oltre 32.000 pensioni nell’ex Jugoslavia, spendendo circa 9 milioni di euro al mese (oltre 100 milioni all’anno). I nomi dei carnefici in pensione si leggono scorrendo l’elenco dell’INPS. Citiamone alcuni: Ciro Raner, (ormai finito all’inferno), residente in Croazia, ha percepito dal giugno del 1987 la pensione vos 50557306 per cui ha incassato circa 50 milioni di lire di arretrati (circa 26.000 euro); Mario Toffanin conosciuto come Comandante Giacca, finito all’inferno nel 1999, fra l’altro responsabile nel ’45 anche del Massacro delle Malghe di Porzus nell’alto Friuli, dove furono eliminati i partigiani bianchi (democristiani, socialisti, liberali e repubblicani) della Brigata Osoppo, condannato all’ergastolo per l’eccidio e in seguito graziato dal presidente Pertini, ha finito i suoi giorni in Slovenia con la pensione dell’Inps vos 04908917. Altri infoibatori che hanno continuato o continuano a ricevere la pensione dall’Inps sono: Nerino Gobbo, Giuseppe Osgnac, Giorgio Sfiligoy, Franc Pregely, Branko Cermely, Oscar Piskulic, Ivan Motika, Guido Climich, Giovanni Semes, Alojz Hrovat, Avijanka Margitic, per citarne solo alcuni.
Pertini e i suoi compagni, graziando quei carnefici, hanno ammazzato due volte i nostri martiri.
Ma noi non dimentichiamo, esattamente come fanno gli ebrei, i nostri fratelli maggiori.