Roma (Agi) – Con l’arrivo di Cesare Battisti in Italia è definitivamente chiuso il suo caso in Brasile, ma l’avvocato che lo ha difeso nel Paese sudamericano esprime perplessità sulla “velocità con cui è stato espulso dalla Bolivia direttamente verso l’Italia”. Contattato dall’AGI il legale, Igor Tamasauskas, spiega: “Non sono ancora riuscito a vedere le carte per capire meglio quali accordi ci siano tra Bolivia e Italia”. “Il mio lavoro – aggiunge Tamasauskas – era di cercare di tenerlo in Brasile, ora che è in Italia non posso fare nulla”.
Battisti è stato rinchiuso nel carcere nel penitenziario di Massama, a Oristano. L’ex leader dei Proletari armati per il comunismo è arrivato poco prima delle 17.30 nel carcere a bordo di di un furgone della polizia penitenziaria scortato da diverse auto del corpo. Il convoglio ha varcato il cancello dell’istituto di pena e il furgone è poi scomparso dietro il portone d’accesso al primo blocco degli edifici. L’intera zona dal pomeriggio era presidiata da polizia e carabinieri.
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi ha detto che è stato scelto il penitenziario della cittadina sarda “per ragioni di sicurezza” e considerando il fatto che la prima previsione – quella di portare Battisti a Roma Rebibbia, carcere più vicino al luogo di arrivo dell’aereo dalla Bolivia – sarebbe stata solo “temporanea”.
Battisti, che in Italia è stato condannato all’ergastolo per quattro omicidi compiuti tra il 1978 e il 1979 e non si è mai pentito, sarà sottoposto all’isolamento diurno per 6 mesi, come previsto per i condannati all’ergastolo.
Battisti è stato catturato in Bolivia sabato pomeriggio. Passeggiava da solo per le strade di Santa Cruz della Sierra, quando è stato intercettato dagli agenti dell’Interpol che lo hanno arrestato senza che opponesse resistenza. Nel giro di poche ore è stato consegnato alle autorità italiane e imbarcato a bordo di un Falcon dell’aeronautica militare appositamente inviato dall’Italia. Il volo è partito direttamente da Santa Cruz diretto a Roma: non è passato dal Brasile nonostante il presidente Jair Bolsonaro, che avrebbe voluto capitalizzare il successo sul piano mediatico, avesse preannunciato una ‘tappa’ nel gigante sudamericano: evidentemente si è voluto evitare un passaggio che avrebbe potuto nascondere qualche insidia burocratica innescata dagli avvocati di Battisti. Il ministro Enzo Moavero Milanesi ha ringraziato per la collaborazione le autorità boliviane e quelle brasiliane.
In Italia Battisti sconterà l’ergastolo: non sarebbe stato così invece se fosse stato estradato dal Brasile, visto che un accordo con le autorità italiane firmato in passato prevedeva di commutare l’ergastolo in una pena a 30 anni di reclusione.
La richiesta di asilo in Bolivia, avanzata da Battisti il 21 dicembre scorso, era stata respinta il 26 dicembre, ha dichiarato il ministro dell’Interno boliviano, Carlos Romero. “Abbiamo applicato un provvedimento di espulsione dato che vi era stato un ingresso illegale e la richiesta di asilo era stata respinto e pendeva un mandato dell’Interpol. Abbiamo applicato la procedura appropriata”, ha chiarito l’esponente del governo di La Paz.
Gli agenti italiani erano da una settimana a Santa Cruz, la seconda città boliviana, a circa 800 chilometri a est di La Paz, ed avevano circoscritto la loro attenzione su una serie di indirizzi. Quando hanno creduto di aver individuato l’ex terrorista, hanno cominciato a tenerlo sotto controllo e ad eseguire tutta una serie di verifiche tecniche (comparazioni di immagini, confronti fotografici, osservazioni dirette) per avere la certezza dell’identificazione.
Una volta fugato qualsiasi dubbio, è scattato il fermo ad opera della polizia boliviana: Battisti è stato intercettato in strada. C’è anche un video che lo ritrae pochi minuti prima del fermo, maglietta con le maniche corte, occhiali scuri, barba e baffi per camuffarsi, camminava tra i negozietti con passo spedito. A tradirlo i contati su Facebook.
Bonafede rassicura sull’ergastolo
“Garantire che sconterà l’ergastolo? Abbiamo fatto approfondimenti e considerando che arriva in Italia senza passare dal Brasile, le cui autorità ringrazio per il supporto logistico e e politico, viene meno l’accordo stipulato dal mio predecessore che prevedeva l’estradizione condizionata al fatto che in Italia non scontasse l’ergastolo ma 30 anni di carcere”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital, parlando di Cesare Battisti. “Quindi, approfondendo il tema – ha aggiunto – riteniamo di poter affermare che sconterà l’ergastolo. Si è sottratto alla giustizia italiana per quasi 40 anni, questo tempo non ha lenito le ferite di chi rivendica di ottenere giustizia. Oggi giustizia sarà fatta”. Il Ministro ha aggiunto che al momento della cattura, Battisti “non ha opposto resistenza”.
“Se escludo che possa tra dieci anni usufruire dei benefici in caso di buona condotta? Queste decisioni le prendono i magistrati di sorveglianza, ma lo posso escludere a norma di legge”, ha detto ancora Bonafede. “Quando sono arrivato al ministero della giustizia – ha spiegato – ho immediatamente bloccato una “legge svuotacarceri” del vecchio governo che avrebbe potuto senz’altro, non so se fra dieci anni o più tempo, assecondare agevolazioni in generale. Ho lasciato la parte che realmente, nella cornice della certezza della pena, mira a una rieducazione, ma qui stiamo parlando di un ergastolo, e di una persona che deve scontare la sua pena secondo quello che prevede la norma italiana. Se avrà forme premiali? Per quello che mi compete – ha concluso – assolutamente no”.