Valenza (Andrea Guenna) – Qui non si tratta solo di cronaca, ma soprattutto di storia e di ripristino della verità. E per amor di verità diciamo subito che a bombardarci nell’ultima guerra mondiale sono stati solo gli angloamericani provocando la morte di circa 150.000 italiani. Degli altri 200.000 caduti in tempo di guerra, 70.000 sono deceduti nei campi di concentramento inglesi, tedeschi e sovietici, circa 120.000 al fronte e 10.000 durante la guerra civile 43-45. Scrivo questo perché non mi piacciono i conti in sospeso e non sopporto certa propaganda secondo la quale i buoni sono tutti da una parte e i cattivi dall’altra. Lo scrivo perché ho conosciuto fior di galantuomini di fede fascista e fior di galantuomini antifascisti tra comunisti, socialisti, repubblicani, liberali, monarchici e cattolici. Hanno combattuto, ciascuno per la loro parte, lealmente e, per questo, io li rispetto al di là della condivisione o meno dei loro ideali. Ma c’è chi lealmente non ha combattuto e di ciò quella bomba angloamericana ne è la prova schiacciante. Quella bomba angloamericana è del tutto simile a quella trovata a Casale, sempre in riva al Po, nel febbraio del 2017, in quanto gli alleati erano intenti a far crollare il ponte considerato un obiettivo prioritario poiché consentiva ai tedeschi di spostare uomini e materiali nelle località sulle rive opposte del Po. Ma gli angloamericani non se la sono presa solo coi ponti, poiché hanno bombardato a piacere – con la complicità del Cln che s’è sempre voltato dall’altra parte – anche obiettivi non prioritari come le nostre città indifese, tra le quali Alessandria che piange 559 morti e registra (noi mandrogni siamo precisi in contabilità) danneggiamenti gravissimi e distruzioni di gran parte delle abitazioni e degli edifici pubblici. Le incursioni più violente si ebbero il 30 aprile 1944 e il 5 aprile 1945. Le sirene che annunciavano gli allarmi aerei entrarono in funzione oltre mille volte. E questi erano i nostri alleati in quanto dopo l’otto settembre 1943 era stato annunciato da Pietro Badoglio l’armistizio che ufficialmente svincolava, con un atto unilaterale e a tradimento, l’Italia dall’alleanza coi tedeschi per accettare l’abbraccio mortale degli angloamericani. Come si dice? Ah, sì: dalla padella alla brace. Ma, badate bene, i nuovi alleati erano anche i sovietici che nei nostri confronti si sono dimostrati leali e rispettosi della parola data. Me lo ha confermato più volte, e lo ha scritto nel suo libro di memorie di guerra, mio padre Alberto che è stato IMI (internato militare italiano) nel lager Stalag III A di Luckenwalde, dal 12 settembre 1943 al 30 agosto del 1945. Li ha conosciuti tutti: inglesi, americani, francesi, serbi, croati, sloveni, sovietici e, naturalmente, tedeschi, e mi ha sempre detto che i migliori erano proprio loro, i “russi” come li chiamavano tutti. Erano loro i nostri veri alleati contro i tedeschi, loro, con venti milioni di morti sono stati i veri vincitori della seconda guerra mondiale. A loro bisogna rivolgersi con gratitudine. Agli altri no, perché a chi con una mano ti da una pacca sulla spalla e con l’altra una coltellata, non si deve dire grazie. E quella bomba da mille libbre trovata nei giorni scorsi sotto la prima arcata del ponte sul Po, tra Valenza e la Lomellina, è un motivo in più per non dirlo quel “grazie”.
L’ha trovata un operaio su un escavatore mentre stava pulendo il greto del grande fiume.
Poi sono intervenuti i carabinieri e gli artificieri della Taurinense.
Che dire? Che la verità, prima o poi, viene sempre a galla.
Anche se in riva a un fiume.