L’Aquila – Appello al governo italiano: Salvini e Di Maio se la sentono di prendere finalmente in considerazione il sistema di prevenzione sismica collaudato da Giampaolo Giuliani, l’ex tecnico dell’istituito di astrofisica del Gran Sasso che nel 2009 previde il catastrofico terremoto dell’Aquila? La notizia: pur di salvare vite umane, Giuliani regalerebbe volentieri allo Stato il suo rivoluzionario brevetto, per il quale ha ricevuto offerte milionarie. Si tratta di un dispositivo di rilevazione e allertamento, installato con successo in mezzo mondo, dall’America all’Asia. Ha dell’incredibile il fatto che una scoperta italiana venga completamente ignorata in patria, dove la terra ha ripreso a tremare – dall’Abruzzo alla Sicilia. «Trovo vergognoso che ancora oggi i telegiornali sostengano impunemente che i terremoti non si possano prevedere», protesta Gianfranco Pecoraro (Carpeoro), dirigente del Movimento Roosevelt. Carpeoro ha rilanciato l’offerta salva-vita di Giuliani in una diretta web-streaming su YouTube il 6 gennaio, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”, in collegamento con lo stesso Giuliani.
Una testimonianza intensa e sconcertante: finora, Giuliani è stato ostracizzato dall’ambiente scientifico governativo, che in Italia l’ha praticamente messo all’indice, facendolo oggetto di quella che considera una vera e propria persecuzione. La sua “colpa”? Riuscire a prevedere sistematicamente i terremoti, grazie alla rilevazione preventiva delle emissioni di gas radon, attraverso mini-stazioni installate nelle zone sismiche. Stazioni che riescono a “percepire” gli eventi sismici con un anticipo considerevole, anche di 12-24 ore, nel raggio di 20-40 chilometri per i fenomeni più lievi e fino a 80 chilometri per le scosse più distruttive. «Trovo inaccettabile – dice Carpeoro – che l’Italia non sfrutti una simile risorsa: possibile che il “governo del cambiamento” non voglia interessarsene?». Si tratterebbe di installare con poca spesa la rete di monitoraggio lungo la dorsale appenninica. Perché non lo si è ancora fatto? La risposta di Giuliani è imbarazzante: «In passato mi si è fatto notare che il mio sistema avrebbe compromesso il business della ricostruzione, che ha bisogno dell’onda emotiva derivante dalla presenza di molte vittime».
La tesi di Giuliani è basata su un’intuizione: il radon è un efficace “precursore sismico”, «anche se molti geofisici non se ne sono accora accorti, o non vogliono prenderne atto magari perché si sentono scavalcati da un ricercatore indipendente come me». Essendo un outsider, non proveniente dall’ambiente accademico accreditato presso la burocrazia governativa, Giuliani è stato aspramente contrastato, in Italia. Non così all’estero, dove i suoi impianti sono stati installati con successo in alcune tra le aree più sismiche del pianeta, tra cui la Faglia di Sant’Andrea in California. Le centraline sono interamente “made in Italy”, realizzate da aziende italiane sia per la parte elettronica che per le componenti meccaniche. Il vantaggio che offrono è evidente: «Di fronte a un allarme – dice Giuliani – non c’è bisogno di procedere a complicate evacuazioni, per salvarsi basta trascorrere una notte in auto. E’ quello che all’Aquila nel 2009 hanno fatto le oltre 350 persone che mi hanno ascoltato, e che ancora oggi mi ringraziano». Giuliani ha ricevuto offerte ricchissime per l’acquisizione del brevetto, da parte degli Usa e dello stesso Gheddafi. Ma, aggiunge, non se la sente di lucrare su una conquista così rilevante per la sicurezza delle persone: il suo lavoro, ribadisce, è pronto ad offrirlo – gratuitamente – all’Italia. Purché il governo Conte batta un colpo.