Roma (Adnkronos) – Migliaia di donne da tutta Italia sono scese in piazza oggi a Roma. “Non ci avrete mai” hanno scritto nei cartelli e, soprattutto, “la paura non ci appartiene” alla vigilia della Giornata nazionale contro la violenza di genere. “Siamo in 150mila”, ritwitta il movimento organizzatore NonUnaDiMeno. Il corteo, giunto alla sua terza edizione, è partito da Piazza della Repubblica, ed è arrivato in serata a San Giovanni, attraversando la Capitale.
“Siamo una marea”, cinguettano le manifestanti, condividendo frasi sui social con l’hashag “in difesa della #legge194” e “contro il ddl Pillon sull’affido condiviso”. “Patriarcato e razzismo sono due facce della stessa medaglia: rifiutiamo la paura, l’odio e la violenza” scrive ‘NonUnaDiMeno’ sul suo manifesto programmatico, chiedendo “strade sicure”, oltre a “consultori” e “centri antiviolenza”.
“Bel corteo colorato e combattivo di donne determinate a difendere la loro autonomia”, ha detto il vicepresidente della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio, partecipando alla manifestazione. Al corteo c’erano anche tanti rappresentanti del mondo politico e in molti hanno scritto sui social. “In piazza a Roma per dire anche io: #nonunadimeno” è il post di Pietro Grasso su Facebook. “Perché la violenza sulle donne è un problema che parte dagli uomini”. ”Un’immensa e contagiosa energia positiva e creativa, un grande fiume di donne – ha detto Stefano Fassina, deputato di Liberi e Uguali a margine del corteo -, tantissime giovani, insieme a tanti uomini per fermare il femminicidio, contro la violenza quotidiana verso mogli, madri, figlie, sorelle, amiche, contro le discriminazioni sessiste e per la libertà di tutte e tutti”. “Il grido di piazza di oggi è un segnale da coltivare” fa notare sempre su Fb il candidato alla segreteria del Partito democratico, Maurizio Martina, per postando la sua foto con il segno rosso sul viso simbolo della campagna. “Sembra assurdo doverlo dire nel 2018”, conclude, ma non si può più “tollerare la violenza” e “non accettare più l’offesa”, ma lottare per “pari diritti”.