Cristiana Gagliarducci di Money.it – Sono stati finalmente resi noti i dettagli della più grande frode fiscale mai perpetrata in Europa.
55 miliardi di euro: è quanto è già costata quella maxi truffa sui dividendi che potrebbe aver toccato anche azioni italiane.
Nell’aprile del 2013 non una, ma tre procure (Monaco, Colonia e Francoforte) hanno dato il via alle indagini sui fatti avvenuti tra il 2006 e il 2009. Secondo le ultime indiscrezioni, però, anche la magistratura danese si sarebbe affiancata a quella tedesca.
Le ricerche sono accelerate negli ultimi mesi e sono tornate a far parlare di quella maxi truffa sui dividendi che non ha riguardato soltanto i titoli quotati in Germania, ma a quanto pare anche quelli del Belpaese.
Truffa dei dividendi: l’accaduto
I dettagli sull’accaduto si sono ultimamente moltiplicati e sono emersi grazie all’operato di 18 testate e gruppi editoriali provenienti da 12 Stati europei e riunitesi nella newsroom Correctiv. Il gruppo ha permesso di svelare la maxi truffa fiscale perpetrata tramite l’elusione della tassazione sui dividendi, un sistema di frode in voga già negli anni ’90.
Secondo il fascicolo dal nome CumEx-Files, le banche coinvolte avrebbero tenuto diversi comportamenti illegali. Esse avrebbero ad esempio accreditato dividendi nella giornata di stacco ad alcuni soggetti risultanti titolari dell’azione. Questi ultimi, tra l’altro, avrebbero maturato un credito fiscale dalla cedola.
In altre parole, la truffa avrebbe dato vita ad un’enorme attività di evasione fiscale compiuta grazie al trasferimento in tempi record di titoli tra diversi proprietari esteri. La velocità delle operazioni avrebbe reso più difficoltosa l’identificazione dei veri detentori delle azioni e avrebbe portato gli Stati a rimborsare più volte le tasse sugli stessi dividendi.
Anche in Italia è accaduto qualcosa di simile nel 2007, anno in cui la Procura di Pescara ha rilevato il tentativo di frode messo in atto da colossi del calibro di BNP Paribas, Goldman Sachs e Merrill Lynch.
Le banche coinvolte
“Non abbiano transato solo azioni tedesche, ma anche di altre nazioni quali Francia, Spagna, Italia, Austria, Belgio, Danimarca”,
ha affermato una fonte a conoscenza dell’argomento al tedesco Tagesschau.
Stando ai particolari descritti da Reuters, infatti, tra le banche coinvolte nella truffa dei dividendi ci sarebbero la spagnola Santander, Deutsche Bank, l’australiana Macquarie Bank e persino HVB, controllata di Unicredit.