Foodora è in vendita e lascia l’Italia, la Francia, l’Olanda e l’Australia. L’annuncio è arrivato da un comunicato ufficiale della società tedesca Delivery Hero che possiede il marchio. L’obiettivo è quello di puntare su mercati in maggiore crescita in un settore, quello del food delivery, che in paesi come l’Italia si scontra con necessità normative complicate ma soprattutto con un mercato ancora limitato, appena il 3% secondo una ricerca McKinsey, e con una diffusa concorrenza.
La società, che ha sede a Berlino, si concentrerà maggiormente sul mercato tedesco, dove aumenterà gli investimenti per battere il rivale olandese takeaway.com. “La strategia di Delivery Hero – scrive in Emanuel Pallua, il co-fondatore di Foodora – è quella di operare in modo economicamente efficiente, con focus su crescita e posizione di leadership in tutti i mercati in cui opera. In Italia questo obiettivo è ora difficile da raggiungere con investimenti ragionevoli”. Inoltre, come riporta il Sole 24 Ore, Delivery Hero non riuscirà a raggiungere il break even (il punto di pareggio in cui i costi sono uguali ai ricavi) a livello mensile entro il 2018 e quello annuale nel 2019. E il titolo ha perso fino all’8% alla Borsa di Francoforte.
Il futuro di Foodora?
Se in Australia il servizio di consegna a domicilio cesserà le sue attività il 20 agosto, in Europa le consegne continueranno in parallelo alla ricerca di un nuovo proprietario. E nonostante le difficoltà riscontrate negli ultimi mesi, le parole di Pallua filtrano ottimismo: «Siamo consapevoli dei risultati raggiunti finora in Italia e questo annuncio non ha conseguenze sul servizio e sulle modalità con cui operiamo. La nostra piattaforma, il servizio dei ristoranti e i riders sono operativi come sempre. La nostra principale priorità è assicurare un futuro di successo anche con una nuova proprietà»».
Secondo quanto scrive il Corriere, la vendita potrebbe riguardare la base clienti e i contratti con i ristoranti di Foodora, non il marchio e neanche la base rider. I primi nomi che si fanno sono quelli dei principali competitor come Deliveroo e Glovo.
L’incontro con il Governo e con Di Maio
Non sono stati mesi facili per Foodora. La cosiddetta “Gig Economy” e le tutele per i rider sono state al centro delle attenzioni del governo e dei principali mezzi di comunicazione. Il ministro Di Maio, nel mese di giugno, aveva convocato i maggiori player del settore e fu proprio l’amministratore delegato di Foodora, Gianluigi Cocco, a paventare in quel frangente un possibile abbandono. Polemiche che sembravano essersi attenuate a luglio, dopo la pubblicazione di una Carta dei Valori sottoscritta dalle principali aziende di Food Delivery italiane in base alle indicazioni del capo politico del Movimento 5 Stelle. Documento che fissava alcuni paletti su contrattualizzazione, contributi e compenso. Evidentemente passi in avanti che non hanno fermato la decisione di Foodora di rinunciare al mercato italiano.