Alessandria (Andrea Guenna) – Non mi pare che Riccardo Molinari (Lega) condannato ieri in Appello a 11 mesi di carcere per la vicenda “Rimborsopoli” abbia motivo di ritenersi soddisfatto, poiché in primo grado era stato assolto. Mentre Michele Formagnana (Forza Italia – Gruppo Misto) può stappare una bottiglia in quanto, condannato in primo grado nel 2016 a 2 anni e 9 mesi, ieri, in appello, ha visto ridotta la sua pena a 22 mesi, praticamente di un terzo (-33%).
Quindi abbiamo: da una parte Molinari, assolto in primo grado, che passa da zero a 11 mesi, e Formagnana, condannato in primo grado, che passa da 33 a 22 mesi, per cui è del tutto evidente che ha fatto meglio il secondo.
I due politici alessandrini, il leghista Molinari e l’azzurro Formagnana, erano stati coinvolti nel processo dei rimborsi farlocchi presentati e incassati da consiglieri, assessori e presidente regionali piemontesi tra il 2010 e il 2012. Nel dettaglio, all’ex governatore Roberto Cota la procura generale contestava spese per 11.659 euro (di cui 7.788 per bar, ristorazioni e acquisti di generi alimentari), mentre il capogruppo della Lega alla Camera, Molinari, è finito invece sotto processo per 1.158 euro (di cui 181 per cene e 620 per alberghi).
Nel 2016, al termine della requisitoria, i Pm Enrica Gabetta e Giancarlo Avenati Bassi avevano chiesto la condanna di venticinque politici regionali tra cui proprio gli alessandrini Formagnana e Molinari, per i quali era stata richiesta la pena a due anni e quattro mesi di reclusione. Nel complesso si andava da un minimo di 16 mesi per Maurizio Lupi (Verdi Verdi) a un massimo di 4 anni e 4 mesi per Michele Giovine (Pensionati).
Nello stesso processo due anni prima avevano patteggiato un anno e sei mesi Mario Carossa (Lega Nord) e Luca Pedrale (Pdl); un anno e quattro mesi Maurizio Lupi (Verdi Verdi, che però era andato a giudizio per truffa), Franco Maria Botta (Pdl), Antonello Angeleri (Lega Nord) e Andrea Buquicchio (Idv); un anno e tre mesi Gianfranco Novero (Lega Nord) e Tullio Ponso (Idv); un anno e un mese il casalese Marco Botta (Pdl), Cristiano Bussola e Francesco Toselli (Pdl); un anno Elena Maccanti, Giovanna Quaglia e Michele Marinello (Lega Nord). Nei confronti di tutti gli imputati le accuse erano di peculato, finanziamento illecito dei partiti e truffa.
L’inchiesta era partita da un controllo della Guardia di Finanza (coordinata dalla procura) nel settembre del 2012. I fatti contestati riguardavano scontrini, fatture, ricevute per ottenere i rimborsi previsti dalla legge per il funzionamento dei gruppi consiliari della Regione ma che sarebbero serviti per altri scopi. Qualcuno si è fatto rimborsare perfino l’acquisto dei tagliandi del Gratta e Vinci, ma sono stati contestati anche rimborsi per spese a titolo personale in ristoranti e bar, in negozi di abbigliamento e gioiellerie.
Ed ora Molinari tenta la strada della Cassazione in forza del fatto che pochi mesi fa la suprema corte ha motivato l’annullamento parziale della sentenza con rinvio alla corte d’appello per la Rimborsopoli dei consiglieri regionali della Valle d’Aosta.