Alessandria (a.g.) – Era partita per le vacanze lasciando i tre cani in casa, come se niente fosse, senza cibo, acqua e in precarie condizioni igienico-sanitarie. Questo è l’ennesimo fatto increscioso, risalente a qualche giorno fa, che vede come vittime alcuni animali domestici, in questo caso cani, abbandonati al loro destino da una donna residente al Quartiere Cristo, già nota ai servizi sanitari, che se n’era andata per alcuni giorni di ferie.
Per fortuna i vicini di casa, preoccupati per la forte puzza proveniente dal giardino esterno dell’abitazione, e dai guaiti dei cani in sofferenza, hanno immediatamente avvisato la Polizia Municipale che è intervenuta allertando anche il Servizio Veterinario dell’ASL e l’Ispettorato Ambientale che hanno provveduto a sequestrare i tre animali e metterli in salvo. La donna, subito rintracciata e convocata al comando della Polizia Municipale, ha raccontato che non poteva tornare a casa, ma ciò non ha impedito agli agenti di richiedere al P.M. di turno il Decreto di Ispezione di Luoghi e Cose. Durante il sopralluogo sia in cortile che dell’abitazione, sono stati trovati escrementi non rimossi da tempo e l’assenza di acqua per dissetare le povere bestiole che palesavano chiari segni di stress e di sofferenza per cui sono state trasferite al Canile Rifugio Comunale Cascina Rosa per gli accertamenti sanitari da parte di medici veterinari.
Non si tratta di un caso isolato
La vicenda purtroppo non costituisce un caso isolato in quanto il maltrattamento di animali domestici è un fenomeno in aumento in Italia.
Detenere animali domestici in un ambiente con condizioni igienico sanitarie insufficienti e inidonee, per la legge italiana integra il reato di cui al comma 2 dell’art.727 del codice penale sull’abbandono di animali, il quale prevede l’arresto fino a un anno o l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro per chi “detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”
In una recente sentenza della Cassazione (sentenza della terza sezione, n. 23723/16 del 12 aprile 2016) si stabilisce che costituiscono maltrattamenti, idonei ad integrare il reato di abbandono di animali, non soltanto quei comportamenti che offendono il comune sentimento di pietà e mitezza verso gli animali per la loro manifesta crudeltà, ma anche quelle condotte che incidono sulla sensibilità psico-fisica degli stessi, procurando loro dolore e afflizione; quali, appunto, tenerne “taluni e numerosi in un ambito molto angusto ed in condizioni igienico-sanitarie non adeguate, e talaltri addirittura in catene”.
Nel nostro caso è importante il primo comma dell’art. 727 c.p. che punisce con la stessa pena (arresto fino a un anno o ammenda da 1.000 a 10.000 euro) “chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività”; dove l’abbandono non va considerato solo come mero distacco dall’animale.
Ma per fortuna c’è chi si prende cura degli animali
Ma se da un lato c’è chi si dimentica dei nostri migliori amici, dall’altro, per fortuna nostra e per disgrazia sua, c’è chi di loro si prende cura in modo esemplare come la nostra amica Paola Lorenzetti, protagonista di una vicenda tanto strana quanto paradossale. La signora Lorenzetti è una sincera amica degli animali e nella sua casa di Valle San Bartolomeo ne teneva, fino a due anni fa, un centinaio. Erano sani e ben nutriti ma qualcuno l’ha denunciata, per motivi che nulla hanno a che fare con l’amore per gli animali e, per questo motivo, sono scattate le denunce e l’intervento della forza pubblica per cui i cani sono stati sequestrati come anche la casa della nostra amica che ha dovuto andarsene. In questi giorni ci ha chiamato pregandoci di non rivelare dove sia la sua attuale residenza, ma denunciando che si sente in qualche modo pedinata e ha paura. Paola Lorenzetti sta accudendo ad una decina di cani che salva dalla tratta mafiosa degli animali destinati alla vivisezione quando va bene. Eppure è considerata come una persona che viola la legge e nella fattispecie quell’articolo 727 del codice penale sull’abbandono degli animali. Abbandono inteso, in questo caso, come mancanza di cure nei loro confronti. La signora Lorenzetti ci ha detto che teme qualche ritorsione perché avrebbe già sorpreso qualcuno aggirarsi con fare sospetto fuori dalla sua attuale abitazione spiando dentro.
Gli è che, mentre la Magistratura sta ancora indagando sui fatti e sulle responsabilità del sequestro del 2016, per cui Paola Lorenzetti fu costretta letteralmente a scomparire, s’è costituita una rete nazionale, che annovera personalità dello spettacolo come Ornella Vanoni, di animalisti, di avvocati e associazioni di tutela degli animali che hanno steso una rete di protezione sulla nostra amica che oggi può in qualche modo riprendere a vivere e ad aiutare le associazioni stesse. Oggi vive oggi in una località tranquilla, lontano dai suoi affetti e dal suo lavoro, ad un indirizzo noto soltanto ai suoi legali, a pochi responsabili di associazioni animaliste e alla nostra redazione. Purtroppo abbiamo saputo che qualcuno ha ripreso a cercarla, forse per una soffiata di qualche “solerte” cittadino, col rischio che la sua copertura (ricordiamo che la criminalità organizzata non perdona e ha coperture anche al nord e negli snodi più impensabili) salti e debba affrontare problemi più seri di quelli attuali. Cosa nasconde questo accanimento nei suoi confronti mentre sono in corso indagini già aperte dalla Magistratura cui va lasciato il compito di investigare in totale indipendenza? Quali sono gli interessi che hanno portato a smantellare la rete animalista costringendo i nostri canili ad accogliere un numero sempre maggiore di animali abbandonati? Troppe domande, ancora, attendono risposta.