Alessandria – È ripreso ieri, mercoledì 18 luglio, al tribunale di Alessandria, il processo contro attivisti e braccianti per aver chiesto spiegazioni sul licenziamento dei lavoratori marocchini impiegati in due aziende agricole di Castelnuovo Scrivia e gestite dalla famiglia Lazzaro. Qualcuno aveva appeso un cartello ad un palo della luce il 18 agosto del 2012 con scritto: “Da oggi i marocchini non lavorano più qui”.
La storia dei lavoratori stranieri sfruttati dalla famiglia Lazzaro divenne nota nel giugno 2012 grazie alla protesta di un gruppo di stranieri, quasi tutti marocchini, impiegati nelle due aziende di Castelnuovo Scrivia.
I lavoratori, secondo quanto scoperto dai carabinieri e dall’Ispettorato del Lavoro, erano impiegati nei campi dalle 6 alle 22, senza riposo settimanale e con un’ora solo di pausa a pranzo, per 300-400 euro al mese.
Per protesta a tutto questo, fu organizzato un presidio lungo la strada provinciale per Tortona, con l’aiuto di alcuni sindacalisti della Cgil e attivisti del Prc di Tortona, attirando l’attenzione dei mass media e delle forze dell’ordine.
Quando i carabinieri di Castelnuovo e dell’Ispettorato del Lavoro di Alessandria entrarono nelle due aziende Lazzaro scoprirono un quadro desolante tanto da far interrompere l’attività finché i lavoratori non furono regolarizzati e non furono pagate le multe per 80.000 euro.
Emerse anche il mancato pagamento di contributi per ben 100.000 euro da parte dei titolari.
A carico loro sono state riscontrate violazioni di carattere penale ma solo dopo sei anni si è arrivati all’udienza preliminare nei confronti di Bruno e Mauro Lazzaro, indagati insieme all’impiegata Iliana Battistuta, per reati che andavano dalla disapplicazione delle norme contrattuali e del lavoro all’impiego di personale irregolare fino all’estorsione e ai maltrattamenti per gli epiteti ingiuriosi utilizzati nei confronti dei braccianti.
Ieri, in tribunale, il sindacalista Cgil Antonio Olivieri ha raccontato ai giudici cosa accadde il 18 agosto 2012 giorno in cui furono chieste spiegazioni in merito al licenziamento dei lavoratori maroccchini.
L’uomo, alle 6 di mattina, si era recato con alcuni braccianti in una delle aziende dei Lazzaro per chiedere spiegazioni circa il cartello appeso e uno dei due titolari, secondo quanto raccontato da Olivieri, gli aveva semplicemente risposto: “Per adesso non lavorano più qui”. Al loro posto, secondo quanto dichiarato da Olivieri, i Lazzaro avevano detto di aver trovato degli indiani.
Olivieri ha poi proseguito raccontando che quei licenziamenti, ordinati a voce e sul cartello affisso al palo, non furono mai impugnati. Furono, invece, promosse cause civili in primo grado respinte, mentre in appello i Lazzaro sono stati condannati a pagare un risarcimento complessivo di 373.000 euro non ancora versato per cui i braccianti sono creditori di quella cifra.
Intanto, Bruno e Mauro Lazzaro sono stati a loro volta processati e hanno patteggiato un anno e sette mesi di reclusione ciascuno per maltrattamenti dei braccianti e favoreggiamento della permanenza in Italia di stranieri senza permesso.
Da parte loro, invece, i due fratelli hanno denunciato il sindacalista Olivieri e Daniela Cauli per diffamazione in merito alla divulgazione su Facebook di un video intitolato “Schiavi mai. Immagini e testimonianze della lotta dei braccianti di Castelnuovo Scrivia”. Processo il 15 novembre.