Bologna (Piero Evaristo Giacobone) – Scusate se insisto ma mi chiamo Evaristo e, come qualcuno temeva, a proposito del risarcimento a favore del dottor Alessio Sonaglio di Ovada morto qualche anno fa vittima di un tragico incidente stradale, i giudici fallimentari di Bologna hanno “assolto” l’Unipol in quanto, secondo loro, avrebbe dimostrato di aver offerto il pagamento prima dell’istanza di fallimento e quindi non ci sarebbero i presupposti stabiliti dalla legge per dichiararlo.
Non è vero, perché Unipol non può aver dimostrato nulla in quanto in mano aveva soltanto delle lettere nelle quali si legge di aver “emesso” gli assegni, ma degli assegni nessuna traccia. Assegni che, se la compagnia bolognese con sede centrale in Via Stalingrado, avesse davvero emesso, avrebbe dovuto consegnarli e non tenerseli.
Invece l’Unipol ha pagato soltanto dopo che è stato chiesto il suo fallimento.
A dimostrarlo é l’Ufficiale Giudiziario di Alessandria che ha consegnato il denaro.
La cosa grave e inaccettabile è che il tribunale di Bologna ha violato l’articolo 5 della legge fallimentare, per di più senza tener conto di quello che ha dichiarato in merito la Corte di Cassazione: “L’imprenditore che si trova in stato d’insolvenza è dichiarato fallito. Lo stato d’insolvenza si manifesta con inadempimenti od altri fatti esteriori, i quali dimostrino che il debitore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni”.
Si dice che i provvedimenti dei giudici vanno rispettati, ma nessuno impedisce di criticarli. Nessuno quindi se la deve prendere se criticare un provvedimento significa anche criticare chi lo ha fatto.
Piuttosto, considerato che la magistratura necessita di una seria riforma, pare che sia proprio venuto il momento di farla. E dato che tutti gli atti civili e penali oggi sono registrati per via telematica – per cui un domani potrebbero essere messi in rete a disposizione di tutti per capire chi è bravo e chi non lo è – pare che i tempi siano maturi per passare al sistema elettivo per la nomina dei magistrati, come accade nei paesi anglosassoni, o farli eleggere, magari dagli avvocati con 15 anni di anzianità.
Non basta in quanto bisogna anche definire le sedi alle quali sono destinati, magari sorteggiandole, affinché non ci possano essere elezioni “interessate”.
Se poi un magistrato è incapace, vuol dire che allo scadere del mandato non sarà più eletto da nessuno.
Certo, per fare tutto questo ci vogliono delle leggi costituzionali.
Ma questo governo può trovare la maggioranza per farle, se vuole.
E io pago.