Alessandria – Dopo gli ultimi bagliori del misterioso rogo divampato nella notte tra martedì 3 e mercoledì 4 luglio in uno dei bastioni della cittadella di Alessandria, dove un clochard ha rischiato di morire carbonizzato per delle cause che ancora rimangono sconosciute, resta da capire chi possa aver appiccato il fuoco. Perché sembra abbastanza improbabile che tutto sia dovuto ad un corto circuito. Chi ha effettuato i rilievi? I pompieri o c’erano anche i carabinieri? Oppure gli agenti della questura ovvero ancora i vigili urbani? E poi c’è da chiedersi chi sia responsabile della manutenzione e della sicurezza della settecentesca fortezza alessandrina situata alle porte della città, una sicurezza inesistente dato quello che succede lì dentro da un po’ di tempo. Questo rogo dal quale il povero barbone sessantenne è uscito ustionato in varie parti del corpo e ha dovuto ricorrere alle cure dei medici dell’ospedale dove è ricoverato, non è infatti il primo ma l’ultimo incidente di una lunga serie. Prima c’è stato bambino che, circa un anno fa, precipitò da un bastione facendo un volo di dieci metri e finendo ricoverato all’Ospedale Infantile per la botta ricevuta.
Due anni fa, all’interno della caserma Giletti, un gigantesco pezzo di intonaco si era staccato dal soffitto senza che nessuno, fortunatamente, passasse di lì in quel momento.
Stavolta i Vigili del Fuoco sono intervenuti a seguito di una misteriosa chiamata effettuata alle due di notte. Chi passava di lì a quell’ora? Che poteva girare per la cittadella in tutta libertà, entrare e uscire senza che nessuno glielo impedisse? Come faceva a sapere del rogo che si era sviluppato in un punto poco visibile, all’interno della fortezza?
E quindi prende corpo, in maniera inquietante, la possibilità che ad “innescare” il tutto sia stato forse proprio l’autore della misteriosa telefonata ai Vigili del Fuoco che potrebbe aver dato fuoco al bastione con dentro il senzatetto e poi, spaventatosi per la portata delle fiamme, abbia chiamato il 115 quasi per porre rimedio al terribile gesto.
Stupisce, a questo punto, che né i carabinieri, né gli agenti della questura, né quelli della polizia urbana, abbiamo ritenuto opportuno recarsi sul posto per effettuare dei rilievi atti a chiarire la dinamica degli eventi.
Quest’ennesimo, grave, incidente porta nuovamente alla luce una questione che ad Alessandria tiene banco ormai da anni: se qualcuno si fa male in cittadella di chi è la colpa?
“Bisogna fare delle valutazioni” la risposta della vecchia amministrazione quando accadde l’incidente al bambino.
La gestione del bene è sempre stato a carico del Comune che è anche responsabile della sicurezza. È sempre stato così, da quando era stato firmato il contratto con il Demanio, sindaco Piercarlo Fabbio. Cambiato l’interlocutore, che è diventato il ministero dei Beni Culturali, permane però il problema. La sicurezza nella settecentesca fortezza appare cosa davvero effimera.
Della sicurezza dovrebbero occuparsi i dirigenti comunali ma, fra incartamenti vari e burocrazia galoppante, le cose sono sempre andate per le lunghe.
Recentemente, era ancora in carica la vecchia amministrazione comunale targata Rita Rossa, era stato proposto un transennamento dei luoghi più a rischio dell’immobile, poi però lasciato decadere.
L’episodio di ieri ha scoperchiato il pentolone e mette in luce una questione che, in pratica, non si è mai risolta. Anzi.
E c’è da chiedersi come mai un senzatetto si trovasse all’interno di un’area che, in teoria, dovrebbe essere tenuta sgombra, soprattutto nelle ore notturne. Ma soprattutto inaccessibile se non custodita.
E c’è da chiedersi anche come abbia fatto ad entrare e a vivere lì per giorni senza che nessuno se ne fosse mai accorto.
Cosa ci stanno a fare l’associazione bersaglieri, il Fai, e le varie associazioni che razzolano in cittadella?