Alessandria (Giancarlo Forno) – A proposito della mozione presentata al Consiglio regionale, primo firmatario Domenico Ravetti (nella foto), sull'”Accorpamento dell’ASL (Azienda Sanitaria Locale) e dell’ASO (Azienda Sanitaria Ospedaliera) di Alessandria” è del tutto evidente che la mozione sia priva di oggettive motivazioni che portino alle conclusioni prospettate (accorpamento ASL-ASO Alessandria). Nel documento si legge: “I tentativi compiuti negli anni per mettere in rete tutti i presidi sanitari con l’obiettivo di razionalizzare, qualificare e potenziare l’offerta non hanno prodotto risultati soddisfacenti. La cooperazione tra ASL e ASO è sempre stata debole perché hanno prevalso le esigenze delle singole aziende”.
È bene precisare che in tutti gli anni a venire dal 1995 a oggi la Regione Piemonte non ha mai fatto alcun coerente tentativo di mettere in rete i Presidi Sanitari per specificità di attività.
Dopo la fase di primo avvio delle Aziende Sanitarie è emerso chiaramente che l’unico modo per gestire la rete ospedaliera provinciale era portare tutti i Presidi Ospedalieri nell’Azienda Sanitaria Ospedaliera provinciale (ASO AL) con il mandato reale di calibrare l’offerta ospedaliera sull’intero territorio provinciale; la Regione Piemonte non ha mai assunto una decisione in questo senso.
Qualsiasi azienda accorperebbe per materia tutte le proprie realtà gestionali; non diversa è la condizione per la realtà ospedaliera.
In verità non vi è stato mai alcun problema tecnico tra Direzioni Sanitarie delle due Aziende: l’ASL territoriale ha gestito coerentemente l’attività territoriale, l’ASO quella ospedaliera sviluppando un’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale che, per rilevanza di prestazioni, sta allo stesso livello di quelle Cuneo e di Novara.
In caso di accorpamento di tutti i Presidi Ospedalieri della Provincia nell’ASO di Alessandria si sarebbe ottenuto l’obiettivo, citato nella mozione, di razionalizzare, di qualificare e di potenziare l’offerta di prestazioni ospedaliere in un sistema in rete.
Stupisce non poco che il Consigliere Ravetti, che mi pare essere Presidente della Commissione Sanità del Consiglio Regionale, non si sia reso conto di questa semplice opportunità risolutiva.
Vorrei sapere che cosa significa questa affermazione contenuta nella citata Mozione: “le responsabilità di tale situazione non sono imputabili alle dirigenze delle aziende sanitarie che si sono succedute negli anni, ma alla specificità del territorio. A differenza di altre province piemontesi, infatti, ad Alessandria è evidente da tempo che in presenza di due aziende è impraticabile un’utile collaborazione finalizzata a valorizzare l’offerta sanitaria”.
E’ un’affermazione contraddittoria, non supportata da alcuna valutazione: sembrerebbe che, giusto per non scomodare alcuno, il tutto sia da imputare “alla specificità del territorio” lasciando le ipotetiche colpe ad una vaga e impalpabile entità.
Ma quale è questa “specificità del territorio” che orienterebbe a una soluzione radicale (accorpamento) e solo per Alessandria?
E se si vuol dire che in Alessandria, a differenza di altre province piemontesi, è evidente da tempo che in presenza di due Aziende è impraticabile un’utile collaborazione finalizzata a valorizzare l’offerta sanitaria, l’unica logica soluzione del problema è l’inserimento dei presidi ospedalieri nell’Azienda Ospedaliera di Alessandria. In questo modo l’ASO AL si occupa dell’attività di ricovero mentre l’ASL del Territorio, per cui è vocata, potendo sviluppare tutte le necessità di programmazione e di gestione delle attività distrettuali funzionali sia a soggetti dimessi dagli Ospedali e delle prestazioni classiche del territorio,
Se poi “…. ad Alessandria è evidente da tempo che in presenza di due aziende è impraticabile un’utile collaborazione finalizzata a valorizzare l’offerta sanitaria”, allora è chiaro che deve intervenire la Direzione dell’Assessorato regionale per chiarire con le due Direzioni Generali le motivazioni dell'”impraticabile utile collaborazione” che come tale è elemento distorsivo dell’organizzazione sanitaria e che non può essere superato con alcun accorpamento.
Prosegue la Mozione: “da tali condizioni deriva la necessità, ormai non più procrastinabile, di procedere all’accorpamento delle due aziende, un accorpamento che non costituisca la mera somma delle due realtà esistenti, ma un’occasione di rilettura dei bisogni della domanda e dell’offerta di servizi, con una conseguente riflessione su quanto si sta facendo nelle due aziende e sulle aree di miglioramento. Pertanto la creazione di un’unica azienda sanitaria provinciale non deve essere né un processo di razionamento dell’offerta e neppure un semplice processo notarile”.
Nell’analisi di una situazione dopo gli aspetti negativi (non deve essere…) seguono gli elementi positivi (deve essere…) che nel nostro caso sono totalmente assenti con il risultato di non riempire di contenuti il nuovo “soggetto”.
La rilettura dei bisogni della popolazione, comunque, per logica procedurale, deve essere fatta prima di qualsivoglia decisione di accorpamento.
Se le componenti di due Entità istituzionalmente separate non dialogano, l’accorpamento delle stesse non fa altro che aumentare i problemi.
Per esperienza professionale posso dire che i cittadini chiedono:
a. all’Ospedale, qualunque esso sia, di essere curati correttamente, coerentemente e in sicurezza, in costanza di ricovero quando necessario.
b. al Territorio una valida assistenza sanitaria e sociale in base alle necessità.
Su questa logica è sufficiente attivare due Aziende provinciali: un’ASL a valenza territoriale, un’ASO a valenza ospedaliera che gestisca tutti i Presidi ospedalieri.
Ed infine la mozione indica quali obiettivi della futura Azienda unica:
“obiettivi:
1. determinare un’integrazione in rete di tutti i presidi ospedalieri, generando collaborazioni e sinergie legate alle singole discipline;
2. rendere protagonisti tutti i presidi per un obiettivo di innovazione e di innalzamento dell’offerta, in modo da renderla più aderente ai bisogni della comunità provinciale;
3. favorire l’integrazione tra ospedali e territorio per la presa in carico omogenea dei pazienti dopo la fase acuta;
4. sviluppare sull’intero territorio regionale un’offerta di assistenza territoriale integrata con l’assistenza socio-assistenziale;
5. creare maggiori sinergie nella filiera assistenziale;
6. uniformare organizzazione e servizi su standard più elevati;
7. determinare una maggiore efficienza gestionale per liberare risorse da investire nei servizi”.
Gli obiettivi 1, 2, 7 si possono ottenere da un’Azienda Ospedaliera in cui confluiscano tutti i Presidi Ospedalieri; questo vale per la Provincia di Alessandria, come pure per Novara e per Cuneo.
Sono, comunque, tutti obiettivi talmente generali (leggasi generici) da poter essere utilizzati in tutti i contesti,
A proposito dell’accorpamento Ospedale/Territorio devo rimandare a quanto abbiamo vissuto organizzativamente nei primi anni di riforma Sanitaria allorquando nell’allora USSL di Alessandria erano unificati Territorio e Ospedali cittadini. Le forze politiche (allora nei Comitati di Gestione sedevano uomini di tutti i Partiti) si resero conto di quante risorse di fatto assorbivano gli Ospedali a discapito del Territorio.
Allora, mi domando: perchè devono essere ora riprodotti gli stessi problemi ed errori di allora?
Mi chiedo perchè tale accorpamento deve essere fatto solo per la Provincia di Alessandria con la misteriosa giustificazione della “specificità territoriale”, affermazione vuota di ogni contenuto se non viene specificata e descritta; per contro quale è la specificità territoriale che consente a Novara e a Cuneo di avere un’ASL e un’ASO non accorpate?
Non so dove abiti il Consigliere Ravetti; spero non nella nostra provincia; in ogni caso, gli chiedo: si rende conto del valore che assume nell’economia provinciale un’Azienda Ospedaliera di rilievo Nazionale come è quella di Alessandria che, qualora accorpata, perderebbe tale valenza?
Ancora recentemente ho avuto modo di leggere il testo della Deliberazione della Giunta regionale (quanto meno quella che circola tra i politici regionali/alessandrini).
Ancora una volta l’atto pecca gravemente di motivazioni sull’accorpamento, né tale può essere la semplice frase: “Nel caso delle suddette aziende sanitarie regionali, è da tempo avvertita l’esigenza di conseguire una più effettiva messa in rete dei diversi presidi che caratterizzano un territorio spiccatamente policentrico, come quello della provincia di Alessandria, allo scopo di razionalizzare, qualificare e potenziare l’offerta sanitaria”.
E’ una frase vuota di contenuti, che va bene a tutte le realtà quindi anche per Cuneo e per Novara.
In compenso la seconda frase contenuta nella “narrativa” dell’atto: “L’effettiva integrazione di tutti i presidi ospedalieri afferenti all’ASL AL ed all’AO SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo deve essere finalizzata al conseguimento di significativi spazi di miglioramento nell’erogazione delle attività sanitarie ed assistenziali, generando collaborazioni e sinergie tra ospedale e territorio in relazione alle singole discipline, unitamente al raggiungimento di economie di scala e di efficienze nella gestione operativa” giustifica e motiva ampiamente l’accorpamento di tutti i presidi ospedalieri dell’ASL nell’ASO di Alessandria in quanto permetterebbe “… significativi spazi di miglioramento nell’erogazione delle attività sanitarie ed assistenziali”.
Singolare la parte “dispositiva” della Delibera di Giunta Regionale allorquando dichiara espressamente non l’accorpamento dell’ASL e dell’ASO di Alessandria ma la costituzione di una nuova Azienda Sanitaria Locale denominata ASL AL (stessa denominazione dell’attuale ASL di Alessandria): leggasi l’ASO AL viene assorbita da parte dell’ASL AL, come se fosse un normale Presidio ospedaliero.
Solo marginalmente ticordo che nei mesi scorsi si era parlato in Città di porre in essere tutte le condizioni per portare l’ASO di Alessandria a Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), ma l’idea è tramontata.