Alessandria – Ennesimo tentativo di aggressione ai danni di un agente di polizia penitenziaria in carcere. Ieri al Don Soria, durante la battitura delle inferriate che gli agenti effettuano ogni sera, un detenuto extracomunitario che stava riposando sdraiato sul letto ha reagito con veemenza per il rumore, avventandosi contro l’agente prima minacciandolo e insultandolo in lingua araba e successivamente fronteggiandolo con una lametta. Interveniva subito l’Agente di Polizia Penitenziaria di supporto che riusciva ad allontanare il detenuto.
Non si sono fatte attendere le reazioni da parte del sindacato di polizia Sappe che, tramite il segretario generale Donato Capece, ha diramato una nota dove di legge: “Quel che è accaduto nella Casa Circondariale ha riportato alla ribalta le difficoltà della struttura detentiva di Alessandria e le gravi condizioni operative nelle quali lavora ogni giorno il personale di Polizia Penitenziaria, femminile e maschile. Dove sono ora quelli che rivendicano ad ogni piè sospinto più diritti e più attenzione per i criminali ma si scordano sistematicamente dei servitori dello Stato, come gli Agenti di Polizia Penitenziaria e gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, che ogni giorno rischiano la vita per la salvaguardia delle Istituzioni?”. Nella nota si legge ancora: “È vero quel che ha detto durante la consueta conferenza stampa di fine anno il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ossia che avere un sistema carcerario più moderno e più umano aiuta la sicurezza. Ma oggi la realtà in Italia non è affatto così. Oggi, nelle 190 prigioni del Paese, sono presenti quasi 58mila detenuti, ossia ben oltre la capienza regolamentare ed a testimonianza del fallimento delle ultime leggi svuotacarceri, e gli eventi critici tra le sbarre (atti di autolesionismo, risse, colluttazioni, ferimenti, tentati suicidi, aggressioni ai poliziotti penitenziari) si verificano quotidianamente con una spaventosa ciclicità. I suicidi di detenuti in cella, poi, sono stati già 4 dall’inizio dell’anno, a testimoniare che il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più, con gravi ripercussioni sull’operatività delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria, umiliati dalle continue offese di una parte di ristretti intolleranti alle regole, all’ordine e alla sicurezza delle carceri. E deve fare seriamente riflettere la constatazione che il tentato ferimento di un poliziotto in servizio non meriterà lo sdegno pubblico di coloro – radicali, amici di Caino ed associazionismo vario – sempre pronti a schierarsi dalla parte dei detenuti a prescindere”.
Da tempo il Sappe denuncia che la sicurezza nelle carceri è diminuita a causa di provvedimenti molto discutibili come la vigilanza dinamica e il regime aperto, mentre è stata tolta la sentinella di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri a causa della mancanza di personale. Ciò, secondo il sindacato, comporta il fatto che i detenuti restino fuori dalle celle per almeno otto ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, mentre altri detenuti di 25 anni, incomprensibilmente, continuano a stare ristretti in carceri minorili.
A questo proposito, in un comunicato il sindacato scrive: “Se non accadono più tragedie di quel che già avvengono è solamente grazie agli eroici poliziotti penitenziari, a cui va il nostro ringraziamento”.