Nel tempo in cui ogni lettura che non sia allineata è demonizzata (quando non perseguitata) come “fake news” e come “complottismo” – le vie della neolingua sono infinite -, ci pensa puntualmente la realtà a confermare le diagnosi più macabre e le previsioni più cupe. Facendo sempre di nuovi apparire come nuove Cassandre quanti avevano prospettato gli scenari a tinte fosche. Ed è così anche questa volta, purtroppo.
Non ci stancheremo di ripeterlo: il capitale ama la deportazione di massa degli esseri umani (“immigrazione di massa”, in neolinguese), perché in essi trova una nuova massa di schiavi da sfruttare a basso costo e con i quali abbassare il costo della forza lavoro locale. Nulla di nuovo: ce lo ricorda Marx nel “Capitale” (con la figura dell’esercito industriale di riserva), ce lo rammenta Engels nella “Condizione della classe lavoratrice in Inghilterra” (con l’esempio del vantaggio che il capitale trae dagli immigrati irlandesi).
E così scopriamo che adesso Starbucks, l’azienda delocalizzata del caffè mondializzato, vuole assumere oltre 2.000 rifugiati in Europa. Nei 75 Paesi in cui opera con la sua catena transnazionale. Per non farci mancare nulla, apprendiamo che “i primi sforzi sono iniziati sul suolo americano, aiutando gli individui che hanno supportato gli Stati Uniti, come gli interpreti nelle zone di guerra”: elementare, Watson! Mica sono tutti uguali, i rifugiati! Si aiutano quelli più docili e servili rispetto alle politiche neocolonialistiche della talassocrazia del dollaro.
Si “integrano” quelli la cui forma mentis è già americanizzata e la cui coscienza è già postmodernizzata. Della sorte degli altri, non importa niente a nessuno.
Ma non basta. Apprendiamo, inoltre, che la caffetteria mondialista opererà “insieme ad alcune Ong che si occupano di rifugiati, come International Rescue Committee e Refugee Council”. Ecco qui, il ritorno in pista di quelle Ong dietro la cui filantropia di facciata si nasconde il ben noto volto dell’interesse privato capitalistico. Quelle Ong che fanno apparire movimenti umanitari dal basso della società civile le decisioni prese in alto dagli architetti della mondializzazione classista a proprio beneficio esclusivo.
Quello che non ci dicono – ovviamente – è a quali condizioni salariali lavoreranno i nuovi servi del salario. Né, ancora più ovviamente, ci dicono che in questo modo si rinsalderà ciò che i signori del mondialismo più amano: la guerra tra i poveri, l’ennesima.
Queste parole saranno sicuramente diramate come xenofobo. Ma il solo razzismo, in questo caso, è quello ai danni dei lavoratori europei, che si vedono passare davanti, su corsia privilegiata, i rifugiati.