di Andrea Guenna – Io non credo che Aosta sia la provincia dove si vive meglio in Italia. Non ci credo perché non è vero in quanto ci sono almeno 30 province dove si vive meglio che ad Aosta. Ma, soprattutto, non ci credo perché lo dice il foglio di Confindustria che di balle, negli ultimi anni, ne ha raccontate a dosi… industriali appunto.
Le ultime sono state quelle sul referendum costituzionale per cui invitava a votare “Sì”.
Ed è andata a finire che quelli del “Sole-Sì” sono stati suonati (e sono felice di questo) ma non gli è bastato.
Il loro è un quotidiano che, per esempio, non ha informato correttamente sui sindacalisti in crociera coi soldi dei pensionati, sulle municipalizzate spolpate dalle parentopoli, sul buco apocalittico di Monte dei Paschi e Banca Etruria.
E continua a raccontare balle. Tanto, una volta incominciato, che cce vo’?
Lo ha fatto perfino su se stesso quando ha reso noto di essere alla canna del gas, per cui non bisogna meravigliarsi se a credergli siano sempre in meno perché a furia di spararle grosse alla fine non ti caga più nessuno. Il foglio di Confindustria (e, a questo punto, è chiaro anche perché dal sindacato degli industriali scappano tutti, a cominciare da Fiat) avrebbe perso in nove anni più di un miliardo di euro. Ma tutti quei soldi dove sono finiti?
Come scrivono quegli adorabili cattivoni de Il Fatto Quotidiano “potrebbe darsi che qualcuno sappia benissimo dove ritrovarli. Non li hanno persi, li hanno fatti sparire. Veri maghi”.
Gli è che alla loro caccia si sono messi subito quegli altrettanto adorabili cattivoni dei giudici di Milano (ricordate Mani Pulite?) anche perché su Il Sole le ombre non mancano e basta leggere i bilanci del suo editore per capire che potrebbero essere falsi. Infatti è forse l’unico giornale a dichiarare di non sapere quante copie vende (non è difficile saperlo, basta fare una sottrazione: copie distribuite – copie rese; il tutto al netto degli abbonamenti) denunciando contemporaneamente un crollo dei ricavi.
Ma non ci sono solo dubbi, che restano tali, sui bilanci, in quanto da anni si susseguono gli esposti al collegio sindacale e alla Consob. Il primo è datato 11 maggio 2010, firmato da quattro giornalisti (Donatella Stasio, Nicola Borzi, Alessandro Galimberti, Giovanni Negri) che si sono spesi personalmente per denunciare le imprese dei loro blasonati editori. In quell’esposto c’è di tutto. Il Fatto scrive in proposito: “Esemplare il caso della Gpp, società editoriale di cui il gruppo Telecom Italia si libera nel 2004 perché va male. La vende per 14,6 milioni al fondo Wyse Equity che fa capo alla De Agostini. Ed ecco che nel 2006 arriva il Sole 24 Ore, che fa uno shopping forsennato per risultare più grande e più bello in vista della quotazione in Borsa. Compra dalla Wyse la Gpp per 40 milioni di euro. In quel momento, sottolineano i quattro giornalisti, la società Kpmg risulta essere impegnata nella revisione dei bilanci della società venditrice, della compratrice e della compravenduta, ma è anche incaricata dal Sole 24 Ore della due diligence (verifica del valore) della Gpp. La Consob non fiata. Nel frattempo nell’azionariato della Gpp sono entrati con il 10 per cento misteriosi soci lussemburghesi che dalla vendita incassano 4 milioni senza fatica, e benché Il Sole sia una società quotata nessuno sa chi siano i fortunati. Miracolo: in due anni una società triplica il suo valore producendo perdite. A fine 2009, prendendo atto che la Gpp in nove anni di vita ha accumulato quasi 40 milioni di perdita (10 dei quali nell’ultimo anno), il cda del Sole 24 Ore decide di svalutare di 14 milioni la partecipazione e poi di fonderla nella capogruppo con la stessa destrezza con cui si seppelliscono i cadaveri”.
E un giornale così ora mi viene a dire che ad Aosta si sta da dio? Meglio che a Bolzano? Ma daiii!
E Alessandria com’è messa? Secondo quei burloni del Il Sole sta meglio, anche se qui da noi non se n’è accorto nessuno. Scrivono che ha guadagnato ben sei posizioni in classifica passando dal 72° al 66° posto. Evidentemente quelli che hanno scritto questa sciocchezza non vivono ad Alessandria e i loro corrispondenti, che vivono ad Alessandria, non sanno quello che fanno e scrivono.
Oppure lo sanno benissimo ma gli conviene fare gli indiani.