Saronno (La Repubblica) – “Se vuoi uccido anche i bambini”. “No, i bambini no”. È la conversazione shock – una delle più inquietanti – intercettata dai carabinieri. A parlare al telefono sono “dottor morte” e l'”infermiera killer”. Perché adesso li chiameremo così. Comunque. A farsi avanti con la nuova proposta omicida, dopo avere ucciso il marito somministrandogli una dose eccessiva di farmaci, è lei, Laura Taroni. Dall’altra parte del telefono c’è il suo amante, il vice-primario Leonardo Cazzaniga (nella foto insieme alla Taroni). “Se vuoi, li uccido anche loro…”. Loro sono i due figli di lei, l'”Angelo blu” e l “Angelo rosso”, li chiamava così l’infermiera. Quel “se vuoi..”, secondo gli investigatori, è da interpretare come volontà da parte della donna di compiacere al “delirio di onnipotenza” dell’amante medico: Cazzaniga che si attribuiva il potere di disporre della vita e della morte delle persone. Dei pazienti, quelli dell’ospedale di Saronno (Varese) dove la coppia lavorava prima di essere trasferita in altre strutture sanitarie.
“Poi facciamo fuori anche la nonna”. È con l'”angelo blu” che un giorno parla in auto – intercettata dai carabinieri di Saronno – Laura Taroni. Madre e figlio parlano dei modi per uccidere una persona. Gli “angeli” e i “demoni”, dunque. Che è anche il nome dell’indagine – durata due anni – condotta dai militari dell’Arma coordinati dalla Procura di Busto Arsizio. Lo stesso nome del controverso libro di Dan Brown. “Ma poi la nonna Maria la facciamo fuori…”. “Ma non hai capito”. “La Nene la possiamo far fuori quando vogliamo e anche la zia Adriana”.
Arrestata la coppia, 14 indagati anche un primario – In carcere sono finiti così un medico e la sua amante infermiera, arrestati dai carabinieri con l’accusa di omicidio. Le indagini dei militari, coordinate dalla Procura di Busto Arsizio, riguardano almeno cinque casi di morti sospette in corsia nell’ospedale di Saronno. Insieme ai due arrestati ci sono altri 14 indagati che sono quasi tutti medici dell’ospedale, compreso il primario del pronto soccorso e due direttori sanitari, l’attuale e il suo predecessore. Sono accusati, a vario titolo, di omessa denuncia e favoreggiamento personale, falso ideologico per aver certificato false patologie per convincere una delle vittime di una malattia inesistente.
La morte del marito. Il medico Cazzaniga, 60 anni, anestesista al pronto soccorso poi trasferito, è indagato per l’omicidio volontario di quattro anziani pazienti ricoverati nella stessa struttura. E insieme con la 40enne già collega di reparto per l’omicidio volontario del marito di lei: era il 30 giugno 2013. L’uomo sarebbe stato ucciso con un cocktail di farmaci killer per le sue reali condizioni di salute, che lo ha debilitato fino alla morte; finito con lo stesso “protocollo”, che il dottor Cazzaniga aveva messo a punto e applicava ispirandosi ai trattamenti per i malati terminali.
Il protocollo Cazzaniga. L’anestesista è accusato di aver creato negli anni un “protocollo” (chiamato “protocollo Cazzaniga” anche nei corridoi dell’ospedale) che applicava ad alcuni malati terminali arrivati al pronto soccorso mentre lui era di turno somministrando loro dosi letali di farmaci. Secondo quanto ricostruito dalle indagini a commettere gli omicidi in ospedale sarebbe stato solo il medico: due nel 2012, il 18 febbraio e il 30 aprile, e due nel 2013 il 15 febbraio e il 9 aprile. “Si trattava di persone anziane e malate – spiegano gli inquirenti – alle quali il medico aveva somministrato dosi letali di farmaci per via endovenosa, in sovradosaggio e in rapida successione tra di loro. Tra questi morfina, clorpromazina, midazolam, propofol e promazina”.
S’indaga sul decesso di parenti della donna. Gli inquirenti continuano a indagare sul decesso di altri parenti della donna. Donna che viveva insieme ai figli e all’amante in un villino accanto a quello della famiglia del marito morto, tutti insieme in una azienda agricola a Lomazzo, nel Comasco. Da una parte loro, dall’altra i parenti che in poco tempo hanno subito due lutti, quello dell’uomo e dell’anziana madre di lui.
Le altre morti sospette. Le morti sospette – per le quali si esclude il movente economico – sono avvenute tra il febbraio 2012 e l’aprile 2013. Esistono altri casi sotto indagine, ma la gravità delle condizioni dei pazienti non ha potuto far escludere la morte per malattia. Per i pazienti si parla di massiccia somministrazione di farmaci con un evidente nesso “di causalità tra la somministrazione e la morte” accertato “con elevata gravità indiziaria”. Altre volte è stato riscontrato un uso eccessivo e anomalo di farmaci ma “non è stato possibile escludere che il paziente, tenuto conto delle sue condizioni, sarebbe morto comunque”.
Le indagini. Le indagini sono scattate nel giugno 2014 in seguito alla denuncia di un’infermiera al nucleo operativo dei carabinieri di Saronno. Grazie alle intercettazioni, alle testimonianze e ai riscontri medici, i militari dell’arma sono riusciti a portare alla luce i cinque presunti omicidi. I provvedimenti di custodia in carcere sono stati chiesti dal procuratore Gian Luigi Fontana, e perquisizioni sono state eseguite nelle abitazioni dei due indagati e negli ospedali di Angera, Busto Arsizio e Saronno e negli uffici della dirigenza ospedaliera.