Alessandria (Piero Evaristo Giacobone) – Stamane è stato fermato dalla polizia penitenziaria un familiare di un detenuto del carcere di San Michele (nella foto) che tentava di introdurre all’interno dell’istituto, mentre si recava a colloquio, sostanze stupefacenti del tipo hascisc e cocaina. Il familiare è stato denunciato a piede libero alla competente autorità giudiziaria. A denunciare l’episodio è il segretario generale dell’O.S.A.P.P. (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) Leo Beneduci che lancia un grido d’allarme nel denunciare un fenomeno, quello della droga in carcere, in costante aumento. Anche stavolta solo grazie all’abnegazione degli agenti della polizia penitenziaria stato possibile bloccare il diffondersi della droga in carcere, ciò in quasi totale assenza di tutele da parte dello Stato e più precisamente da parte del ministro della giustizia e dei vertici dell’amministrazione penitenziaria del D.A.P. che lasciano le donne e gli uomini della polizia penitenziaria abbandonati a se stessi. Ormai anche nella nostra provincia in alcune comunità come centri sociali, carceri, cooperative sociali gira la droga. E non si tratta solo dell’innocua marijuana, ma di cocaina, una droga devastante che colpisce il cervello, la bocca, il naso, il sistema nervoso. Il mese scorso ha fatto scalpore il ritrovamento di bamba (la cocaina in gergo) finita in mezzo ai vestiti usati destinati ai più bisognosi raccolti dalla cooperativa sociale onlus “Agape”. I volontari, nel corso delle operazioni di controllo dei vestiti usati che erano stati fatti recapitare all’ingresso per essere consegnati ai poveri, avevano trovato un sacchetto contenente un etto di cocaina per un valore di circa 3000 euro. Perché era lì, a chi era destinata?
Non basta perché una ventina di giorni fa è stato ricoverato all’ospedale un agente di polizia penitenziaria fatto di coca insieme alla fidanzata. Si era “fatto” abbondantemente durante il servizio e nella notte, mentre si trovava nell’alloggio di servizio del carcere Cantiello e Gaeta di Piazza Don Soria insieme alla fidanzata, s’è sentito male. La donna, spaventata, ha chiesto l’aiuto del personale della polizia penitenziaria che ha subito chiamato il 118. Gli agenti, proprio mentre aspettavano l’autoambulanza l’hanno sorpresa nascondere una busta con 150 grammi di cocaina nella borsetta. Successivamente dall’esame tossicologico è emerso che l’agente avrebbe assunto più volte la droga nel corso della giornata, per cui si è sentito male
Il fenomeno è in forte crescita e i dati sono preoccupanti. In Italia circa il 60% dei detenuti fa uso di droghe, il 33% cannabis, il 40% cocaina e circa il 5% anfetamine. Secondo il Centro Europeo per il monitoraggio sulle droghe e le dipendenze (Emcdda), quando una persona finisce dentro per droga, è soprattutto la cannabis la sostanza incriminata, per il 73,7% dei casi. A seguire, le altre sostanze stupefacenti sono la cocaina (8,4%), le anfetamine (5,7%), l’eroina (4,7%), l’ecstasy (1,2%), altre (5,3%).
Carceri di Alessandria: achtung, la droga!
