Alessandria (Max Corradi) – Riguardo alla vicenda della farmacia di Novi Ligure bisognerebbe capire a cosa si riferiva la dottoressa Francesca Lavezzaro quando ha detto, durante l’intervista di Nadia Toffa per Le Iene, “lo fanno tutti”: si riferiva al fatto che si buttano i farmaci defustellati? Potrebbe darsi che si riferisse a quando un farmaco non è ritirato dal paziente, per cui esiste una ricetta con pinzata la fustella tolta dalla scatola del farmaco, per cui si butta via tutto in quanto quella medicina defustellata è ormai invendibile.
“Lo fanno tutti”
Ma potrebbe darsi che volesse dire – come hanno riferito i testimoni all’udienza di venerdì – che quando i malati hanno bisogno di un farmaco di cui non possono fare a meno e non possono ottenere subito la prescrizione del medico (perché magari è assente nel week end), il farmacista glielo consegna ugualmente senza farselo pagare in attesa di ricevere la ricetta del medico. La cosa è senz’altro diffusa, perché solo un mascalzone rifiuterebbe a un cliente un farmaco che sa essere indispensabile e di cui è certo che gli sarà portata la ricetta. Altra cosa è quella del comparaggio, che però non è contestato.
Certamente gli scoop televisivi non aiutano la giustizia (cosa c’era realmente dentro ai sacchi? Siamo sicuri che fossero medicine scadute destinate allo smaltimento?) perché le fonti di prova finora raccolte dalla Procura non sembrano andare nella stessa direzione.
I testi esaminati all’udienza di venerdì scorso, infatti, hanno confermato di aver sempre ottenuto in consegna dalla farmacia solo medicinali prescritti nelle ricette del loro medico curante.
Poteva capitare loro di trovarsi senza una medicina indispensabile e di non poterne ottenere in tempo la prescrizione. E in quel caso la farmacia dell’Ospedale di Novi, di cui la dottoressa Lavezzaro era titolare, conoscendo la loro patologia, consegnava lo stesso un’unica confezione di farmaco in attesa di ricevere la ricetta del medico curante, sulla quale sarebbe stata apposta la fustella che, ovviamente, veniva staccata dalla confezione.
I testimoni hanno smentito anche il verbale del Nas nel quale erano stata ipotizzata una truffa a danno dell’Asl.
Il precedente
La vicenda presenta analogie con quella occorsa nel 2005 alla dottoressa Costanza Lucotti – titolare della Farmacia di San Giuliano – e ai suoi familiari. In quell’occasione il Nas, prendendo spunto da una segnalazione della dottoressa Maria Rosa Savarro, direttrice del servizio farmaceutico dell’Asl, avevano dato l’avvio ad un procedimento penale per presunta somministrazione di sostanze dopanti ed associazione per delinquere, nel quale sarebbero stati coinvolti, oltre alla dottoressa Lucotti e ai suoi familiari, alcuni istruttori di palestre della provincia di Alessandria.
In realtà è stato appurato dai giudici che i presunti prodotti dopanti venduti dalla Farmacia di San Giuliano altro non erano che integratori alimentari uguali a quelli esposti negli scaffali di Bennet, Panorama, Esselunga ed altri supermercati.
Il caso fece scalpore anche per le modalità con le quali il Nas aveva operato, facendo un autentico blitz in farmacia alle cinque di mattina (la casa della dottoressa Lucotti è al piano superiore della farmacia) per mettere le manette alla dottoressa Lucotti ripresa in Tv (Rai 1, Rai 3, Mediaset e altre emittenti avvisate per tempo) insieme alla sua famiglia impaurita ed esterrefatta davanti alle telecamere.
La dottoressa Savarro si era sbagliata
Dopo venti giorni la dottoressa Maria Rosa Savarro dell’Asl Al aveva avvertito di “essersi sbagliata”, ma intanto la famiglia della dottoressa Lucotti era agli arresti domiciliari e la farmacia era sottoposta a sequestro.
L’accusa di produrre e vendere sostanze dopanti si era rivelata infondata, ma la Procura aveva voluto ugualmente insistere a mantenere in piedi il procedimento, ipotizzando la commissione del reato di “abuso della professione di farmacista”, a carico di tutti, anche della dottoressa Lucotti che farmacista la è davvero!
Il calvario sarebbe durato cinque anni, fino a quando Lucotti e la sua famiglia – che erano difesi dagli avvocati Massimo Martinelli e Tino Goglino – sono stati assolti insieme a tutti gli altri imputati “perché il fatto non sussiste”.
Un danno dopo l’altro
Maria Rosa Lucotti soffriva di patologia epatica e le sue condizioni, come mostrano le date dei suoi referti clinici, avevano subito un improvviso aggravamento nel corso del procedimento penale fino a trasformarsi in tumore maligno. La dottoressa Lucotti era stata costretta ad abbandonare la professione e a cedere frettolosamente la Farmacia, incappando così in acquirenti insolventi, dei quali lei stessa aveva poi dovuto chiedere il fallimento.
Ed é di ieri la che, dopo aver subito l’ultimo intervento chirurgico all’ospedale Molinette di Torino, abbia incaricato lo stesso avvocato Massimo Martinelli di chiedere un adeguato risarcimento per i danni subiti dall’improvvida azione giudiziale seguita alla segnalazione della dottoressa Maria Rosa Savarro.