Roma – “Il lavoro dei Poliziotti italiani sta diventando ogni giorno di più una lotta impari contro un crimine ed un degrado sociale che non ci risparmiano ma, anzi, fanno ancor più vittime di un tempo, quando persino il ‘malvivente’ comune aveva una qualche remora ad inferire su chi portava la divisa. Oggi, invece, si moltiplicano i nostri feriti, i nostri morti, eppure noi siamo completamente senza tutele indispensabili, come un numero di uomini sufficiente, strumenti di lavoro appropriati, dotazioni minime ma efficaci, coperture legali, protocolli operativi, garanzie per la nostra salute”. Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, dopo una giornata di “ordinaria follia” che ha visto il consueto corposo numero di poliziotti rimasti feriti in servizio, “e comunque – spiega Maccari – esposti ad eventi i cui rischi si sarebbero potuti evitare con estrema facilità se solo i colleghi avessero potuto contare su pochi, economici e basilari strumenti”. Ben cinque i poliziotti usciti con le “ossa rotte” a Firenze, dove un marocchino di 34 anni sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria ha dato in escandescenze all’interno degli uffici perché non voleva restare ad aspettare il suo turno per la firma. Ha cominciato ad insultare gli agenti scagliandosi poi contro di loro e colpendoli a calci e pugni con tale violenza da causare loro lesioni importanti. A Milano, invece, un furto in abitazione si è trasformato poi in un’aggressione contro i poliziotti intervenuti, dopo che uno dei ladri, un cileno di 32 anni, fuggendo si è ferito ad un labbro ed a quel punto ha cominciato a infierire sugli agenti, colpendone uno con un cacciavite usato come un coltello e sputando loro addosso sangue. Non meno pericolosa un’altra vicenda verificatasi a Milano, dove un albanese di 27 anni pluripregiudicato, ritenuto appartenente ad una banda internazionale di ladri d’auto di pregio, fuggendo ai carabinieri che lo inseguivano, prima ha esploso al loro indirizzo quattro colpi da una pistola rubata e poi, per un errore fatale, dopo essere inciampato si è sparato al mento morendo sul colpo. “Ci piace sottolineare – rimarca Maccari – come i colleghi di Milano si siano trovati nell’assurda situazione di provare terrore a rispondere al fuoco nonostante il fuggitivo avesse sparato loro addosso. E lo facciamo certamente non felici di questo, perchè detenere un’arma di servizio dovrà pure avere un senso, specialmente se si considera che un delinquente che spara può colpire chiunque e che rispondere può dover essere una necessità, al di là delle vergognose campagne di criminalizzazione che subiamo. E non a caso abbiamo lanciato il dibattito attraverso l’hashtag #voicosafareste”. Non parliamo poi – conclude il segretario generale del Coisp – dell’ignominioso atteggiamento di chi osa puntare il dito contro di noi criticando continuamente il nostro operato quando nessuno è in grado di alzare quello stesso dito per darci almeno strumenti alternativi di lavoro, che non ci impongano di dover scegliere fra la pistola, le mani o il soccombere. Ancora aspettiamo uno squallidissimo e poverissimo spray antiaggressione che certamente ci eviterebbe nel 70 per cento dei casi contatti pericolosissimi con chi ci vuole aggredire. Ancora aspettiamo taser, protocolli operativi chiari, norme che ci garantiscano, e tutele legali che non possiamo neppure sognare. L’unica cosa che non ci manca mai sono i feriti, i morti, e le vigliacche continue critiche di chi non si è mai trovato con un cacciavite infilato nel corpo”.
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