Alessandria (Romano Mutti) – Dall’ultimo Rapporto dell’ISPRA (“Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischi-Rapporto 2015”) emerge abbastanza chiaramente come il rischio idrogeologico rappresenti una delle principali criticità ambientali e territoriali del nostro Paese (in cui, tra il 1964 e il 2013, gli eventi di frana e di inondazione hanno causato 1.989 morti, 2.561 feriti e 428.432 evacuati e senzatetto – CNR-IRPI, 2015). Oltre ad essere – con le sue 528.903 frane che interessano un’area di 22.176 kmq (pari al 7,3% del territorio nazionale) – uno dei paesi europei maggiormente esposti al fenomeno franoso, infatti, l’Italia “vanta” anche una notevole (12.218 kmq, pari al 4% del territorio nazionale) estensione delle aree “a pericolosità idraulica elevata” (quelle in cui il fenomeno alluvionale potrebbe ripetersi in un intervallo variabile fra 20 e 50 anni). Secondo quando si legge nel “Rapporto”, le attuali condizioni di rischio idrogeologico non sarebbero solo la naturale – e, quindi, inevitabile (o quasi) – conseguenza delle caratteristiche geologiche, morfologiche e idrografiche del territorio italiano, ma sembrerebbero anche dipendere dal modo in cui detto territorio è stato antropizzato. Se, infatti, il forte incremento, avviato nella seconda metà del secolo scorso, delle aree urbanizzate e industriali (le superfici artificiali sono passate dal 2,7% negli anni ’50 al 7% stimato per il 2014, con un consumo medio di suolo compreso tra 6 e 7 metri quadrati al secondo) “… è spesso avvenuto in assenza di una corretta pianificazione territoriale (e con percentuali di abusivismo che, nelle regioni meridionali, hanno raggiunto anche il 60%)” è perché, secondo il Rapporto, il nostro Paese ha a lungo scontato “un forte ritardo nella promulgazione di norme che imponessero di considerare i fenomeni di origine naturale, quali frane e alluvioni, nella pianificazione territoriale e urbanistica”. Prova ne sia che perfino la prima norma organica per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo- approvata solo nel 1989 – ha avuto scarsa attuazione per almeno 9 anni, ossia fino al DL n.180/1998 con cui, a seguito dell’evento catastrofico di Sarno del 5 maggio 1998, ” venne finalmente impressa un’accelerazione all’individuazione, perimetrazione e classificazione delle aree a pericolosità e rischio idrogeologico per frane e alluvioni, all’adozione dei Piani stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI) e delle misure di salvaguardia con vincoli e regolamentazioni d’uso del territorio”. Tuttavia l’enorme costo per danni da frane e alluvioni (quasi un miliardo di euro all’anno dal 1945 ad oggi) è in buona parte imputabile alla colpevole mancanza di un’adeguata prevenzione (nel marzo 2015, l’allora Coordinatore della Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico, istituita col DPCM 27 maggio 2014, aveva apertamente denunciato la necessità “di chiudere la pagina vergognosa del dissesto doloso, smettendo di inseguire le emergenze, per cominciare a fare della prevenzione”), come prova, ad esempio, la circostanza che a fronte dei circa 9 miliardi investiti negli ultimi 20 anni per politiche di prevenzione e difesa del suolo, siano stati spesi più di 22 miliardi per riparare i danni causati da frane e alluvioni.
Per realizzare il suo Rapporto, l’ISPRA ha effettuato la mappatura delle aree a pericolosità da frana individuate nei PAI e di quelle a pericolosità idraulica circoscritte ai sensi del D.Lgs. 49/2010 col quale il nostro Paese ha recepito le regole comunitarie per la valutazione e la gestione del rischio di alluvioni previste dalla Direttiva 2007/60/ CE.
PERICOLOSITÀ DA FRANA DEI PAI
La pericolosità da frana rappresenta la probabilità di occorrenza di un fenomeno potenzialmente distruttivo, di una determinata intensità in un dato periodo e in una data area, sicché le aree in oggetto comprendono sia le zone di possibile evoluzione delle frane già avvenute, che le zone potenzialmente suscettibili a nuovi fenomeni franosi. Ogni porzione di territorio è attribuita univocamente ad una sola classe di pericolosità, quindi la superficie complessiva delle aree a pericolosità da frana in Italia è pari alla somma delle superfici delle 5 classi di pericolosità che sono: P4 molto elevata, P3 elevata, P2 media, P1 moderata, AA aree di attenzione.
La superficie complessiva, in Italia, delle aree a pericolosità da frana PAI e delle aree di attenzione nazionale è pari a 58.275 kmq (19,3% del territorio nazionale), mentre quella delle aree a maggiore pericolosità (elevata P3 e molto elevata P4) è pari a 23.929 kmq (7,9% del territorio nazionale). Il Piemonte, seconda regione in termini di superficie complessiva (25.387 Kmq), è la sesta regione per estensione delle aree a pericolosità elevata P3 e molto elevata P4 (1.515,7 Kmq, pari al 6,3% del totale di tali aree in Italia).
LA SITUAZIONE IN PROVINCIA DI ALESSANDRIA
Nella provincia di Alessandria, in particolare, la superficie delle aree a pericolosità elevata P3 e molto elevata P4 è pari a 227,1 Kmq, la metà dei quali è localizzata nei Comuni dell’alta Val Curone, dell’alta Val Borbera e del basso Monferrato. Le mappe della pericolosità idraulica contengono la mappatura delle aree geografiche che potrebbero essere interessate da alluvioni secondo i seguenti tre scenari: P1, alluvioni rare di estrema intensità: tempo di ritorno fino a 500 anni dall’evento (bassa); P2, alluvioni poco frequenti: tempo di ritorno fra 100 e 200 anni (media); P3, alluvioni frequenti: tempo di ritorno fra 20 e 50 anni (elevata). Un’area potrebbe essere inondata secondo uno o più dei tre scenari di probabilità. In Italia, le aree a pericolosità idraulica elevata sono pari a 12.218 kmq (4% del territorio nazionale), le aree a pericolosità media ammontano a 24.411 kmq (8,1%) e quelle a pericolosità bassa a 32.150 kmq (10,6%).
In Piemonte, le aree a pericolosità elevata sono pari a 1.355,2 Kmq (5,3% del territorio regionale), le aree a pericolosità media ammontano a 1.985,3 Kmq (7,8%) e quelle a pericolosità bassa a 3.144,5 Kmq (12,4%); In provincia di Alessandria, le aree a pericolosità elevata sono pari a 328,6 Kmq (9,2% del territorio provinciale), le aree a pericolosità media ammontano a 388A Km2 (10,9%) e quelle a pericolosità bassa a 663,4 Km2 (18,6%); Pur avendo una superficie (3.559 Km2) pari a (circa) la metà di quelle delle province di Cuneo (6.895 Km2) e Torino (6.827 Km2), la provincia di Alessandria “vanta” – a livello regionale – il primato delle aree a pericolosità idraulica elevata. A livello comunale, le aree a pericolosità idraulica elevata più rilevanti sono quelle insistenti nel territorio dei comuni di Alessandria (34,42 Kmq), Bassignana (16,97 Kmq), Isola Sant’Antonio (14,99 Kmq), Frassineto Po (14,52 Kmq) e Casale Monferrato (12,11 Kmq).
La superficie di 328,6 Kmq a pericolosità idraulica elevata (P3) della Provincia di Alessandria è la più estesa a livello regionale e la settima a livello nazionale.
Il terzo capitolo del Rapporto presenta un interessante quadro sinottico della pericolosità da frana e idraulica in Italia, in termini sia di superfici interessate che di numero di comuni. In Italia, la superficie delle aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata, e a pericolosità idraulica media, ammonta a 47.747 kmq, mentre in Piemonte è pari a 3.412,1 Kmq (13,4% del territorio regionale e 7,14% del totale di tali aree a livello nazionale). In Provincia di Alessandria, la superficie delle aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e a pericolosità idraulica media è, invece, pari a 615,5 Kmq. A livello nazionale, i comuni interessati da aree a pericolosità da frana elevata (P3) e molto elevata (P4) e/o da pericolosità idraulica media (P2) sono 7.145 (pari all’88,3% dei comuni italiani); di questi ultimi, 1640 hanno nel loro territorio solo aree a pericolosità da frana P3 e P4 e 1607 solo aree a pericolosità idraulica P2, mentre 3.898 (pari al 48,17% dei comuni italiani) hanno nel loro territorio sia aree a pericolosità da frana P3 e P4 che aree a pericolosità idraulica P2. I comuni piemontesi interessati da aree a pericolosità da frana P3 e P4 e/o da aree a pericolosità idraulica P2 sono 1.131 (93,8% del totale), mentre quelli della provincia di Alessandria sono ben 188 su 190, mentre i Comuni della Provincia di Alessandria interessati sia da aree a pericolosità da frana elevata (P3) e molto elevata (P4) che da aree a pericolosità idraulica media sono 127 su 190.
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