da Rai News – Papa Bergoglio durante il volo per Cracovia ha parlato con i giornalisti e ha ribadito che “non c’è guerra di religione, c’è guerra di interessi, per i soldi, per le risorse naturali, per il dominio dei popoli”. Perché “noi tutte le religioni vogliamo la pace, la guerra la vogliono gli altri, capito?”. Il Santo Padre tornando a parlare di guerra ha spiegato che “il mondo è in guerra a pezzi: c’è stata quella del 1914 con i suoi metodi, poi il conflitto del ’39-’45, l’altra grande guerra nel mondo, e adesso c’è questa. Non è tanto organica forse, organizzata sì, ma non organica, dico, ma è guerra. Questo santo sacerdote è morto proprio nel momento in cui offriva la preghiera per la chiesa, ma quanti, quanti cristiani, quanti di questi innocenti, quanti bambini vengono uccisi. Pensiamo alla Nigeria – ha esortato – ‘ma quella è l’Africa’, ma è guerra, non abbiamo paura di dire questa verità: il mondo è in guerra perché ha perso la pace”. Sulla barbara uccisione del sacerdote francese, Hamal, papa Francesco ha ringraziato “tutti quelli che si sono fatti vivi per le condoglianze, e anche il presidente francese Hollande che “ha voluto collegarsi al telefono con me, come un fratello, grazie”. Il Pontefice, infine, ha offerto parole di speranza rivolgendosi ai giornalisti che erano in volo con lui: “Grazie per il vostro lavoro per la Giornata mondiale della Gioventù, la gioventù sempre ci dice di sperare, speriamo che i giovani ci diano speranza”. Al presidente polacco e alle autorità istituzionali: “Occorre individuare le cause dell’emigrazione, facilitando quanti vogliono ritornare. E, al tempo stesso, occorrono la disponibilità ad accogliere quanti fuggono dalle guerre e dalla fame e la solidarietà verso coloro che sono privati dei loro fondamentali diritti”. Papa Francesco è quindi atterrato in Polonia, all’aeroporto di Cracovia, dove ad attenderlo c’era il presidente della Repubblica polacco, Andrzej Duda con la moglie, il cardinale arcivescovo di Cracovia, Stanislaw Dziwisz, ex segretario personale di Giovanni Paolo II e le massime autorità del paese. E proprio una grande folla di ragazzi, arrivati da 178 paesi, ha salutato il passaggio di Papa Francesco nel centro di Cracovia mentre si recava al Wawel per l’incontro con le autorità dello Stato polacco. Bandiere di tutti i paesi sono state sventolate al suo passaggio a bordo di una jeep aperta sui lati con solo un foglio di plexiglass a proteggerlo dalla pioggia che ha iniziato a scendere su Cracovia dopo il suo arrivo. Probabilmente mai Cracovia ha visto in passato una folla così variopinta. Nel castello del Wawel a Cracovia, al Presidente Duda, alle autorità istituzionali polacche e al corpo diplomatico, come primo atto ufficiale del suo viaggio apostolico il Papa ha detto che “l’Europa ha nel Cristianesimo le sue radici più solide”. Riferendosi alla figura di Giovanni Paolo II, il pontefice polacco che ideò la Giornata mondiale della Gioventù, che quest’anno si svolge fino a domenica a Cracovia, Papa Francesco – per la prima volta in visita nell’Europa dell’Est – ricorda che Karol Wojtyla “amava parlare dell’Europa che respira con i suoi due polmoni – appunto l’Europa occidentale e l’Europa orientale allora divise dalla cortina di ferro. Il sogno di un nuovo umanesimo europeo è animato dal respiro creativo e armonico di questi due polmoni e dalla comune civiltà, che – ribadisce il Papa – trova nel Cristianesimo le sue radici più solide”. Per il Pontefice “la cooperazione internazionale e la reciproca considerazione maturano mediante la coscienza e il rispetto dell’identità propria e altrui”. Ma “non può esistere dialogo, se ciascuno non parte dalla propria identità”. Ma, a proposito della reazione al fenomeno migratorio talora considerato contiguo anche alla minaccia terroristica, il Papa sottolinea che serve “saggezza, per non avere paura” perché “il complesso fenomeno migratorio richiede un supplemento di saggezza e di misericordia, per superare le paure e realizzare il maggior bene”. Anche nel caso specifico della Polonia, “occorre individuare le cause dell’emigrazione, facilitando quanti vogliono ritornare. E, al tempo stesso, occorrono la disponibilità ad accogliere quanti fuggono dalle guerre e dalla fame e la solidarietà verso coloro che sono privati dei loro fondamentali diritti, tra i quali quello di professare in libertà e sicurezza la propria fede”. Inoltre sottolinea Francesco, “vanno sollecitate collaborazioni e sinergie a livello internazionale al fine di trovare soluzioni ai conflitti e alle guerre, che costringono tante persone a lasciare le loro case e la loro patria. Si tratta così di fare il possibile per alleviare le loro sofferenze, senza stancarsi di operare con intelligenza e continuità per la giustizia e la pace, testimoniando nei fatti i valori umani e cristiani”. Il Papa ha assicurato al Presidente della Repubblica Andrzej Duda, alle autorità istituzionali polacche e al corpo diplomatico che “la Nazione polacca può contare, come è stato in tutto il suo lungo percorso storico, sulla collaborazione della Chiesa cattolica perché, alla luce dei principi cristiani che la ispirano e che hanno forgiato la storia e l’identità della Polonia, sappia nelle mutate condizioni storiche progredire nel suo cammino, fedele alle sue migliori tradizioni e ricolma di fiducia e di speranza, anche nei momenti difficili”. Il viaggio di papa Francesco in Polonia non sarà dedicato in modo esclusivo alla Giornata mondiale della gioventù ma il Pontefice domani volerà al santuario mariano di Czestochowa, venerdì mattina visiterà il lager di Auschwitz-Birkenau, ogni sera si affaccerà alla finestra dell’arcivescovado dove pernotta, e dove Karol Wojtyla visse da arcivescovo dal 1964 al 1978, per salutare gruppi di fedeli.
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