Circa cinquemila uomini seguono Gesù, instancabili e speranzosi, avendo visto quello che egli sa fare. Viene il momento in cui tutta quella gente deve pur mangiare. Si trovano sulla riva del lago di Galilea, in un luogo isolato, e mentre Gesù pensa a dove trovare pane, l’apostolo Filippo si chiede come pagarlo, visto che “duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. E per il gruppetto degli apostoli duecento denari sono una somma esorbitante, considerando che un denaro era la normale paga giornaliera di un operaio. Il vangelo prosegue con un altro apostolo, Andrea, il quale segnala che un ragazzo ha con sé cinque pani d’orzo e due pesci, rilevando tuttavia l’assoluta insufficienza di una tale risorsa. Ma ecco il prodigio: Gesù fa sedere la folla sull’erba e fa distribuire quei cinque pani e due pesci, e bastano per tutti, anzi di più: solo con gli avanzi si riempiono dodici canestri. Visto l’accaduto, i beneficiari commentano: “Questi è davvero il profeta!”. Individuano cioè in Gesù il Messia annunciato da secoli, il liberatore che doveva venire a risollevare le misere condizioni del suo popolo. In realtà non sbagliano nel riconoscere in Gesù il Messia, ma sbagliano la prospettiva, perché si aspettano da lui provvidenze tutte terrene: la libertà dalla dominazione straniera e benessere per tutti. Sotto questo profilo la moltiplicazione dei pani e dei pesci può risultare ingannevole, perché sembra andare nella direzione delle attese, mentre Gesù ne fa la premessa per annunciare altro. Tuttavia, anche con questo miracolo Gesù dimostra di usare la sua potenza sempre e solo a beneficio degli uomini, invitando i suoi seguaci ad operare in modo conforme, vale a dire a impegnare le loro capacità e possibilità a beneficio del prossimo.
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