Roma (Bianca Di Giovanni) – Sugli aumenti delle bollette elettriche è guerra aperta. Il Tar della Lombardia, accogliendo un ricorso del Codacons, ha deciso martedì scorso di sospendere gli aumenti tariffari deliberati dall’Autorità per l’Energia e scattati lo scorso primo luglio. Un rincaro del 4,3% del prezzo dell’elettricità che ha da subito alimentato le ire dei consumatori i quali denunciavano la presenza di speculazioni sul mercato all’ingrosso come motivo principale per i rialzi dei prezzi. Il Tribunale Amministrativo delibererà in settembre, ma intanto l’ Authority annuncia ricorsi. In questo braccio di ferro, a suon di carte bollate e di interpretazioni di legge, interviene anche il ministero dello Sviluppo Economico, affermando in una nota che in Via Molise si “segue con attenzione la vicenda, nel pieno rispetto dei ruoli, con l’obiettivo di non far pagare costi impropri a cittadini e imprese”.
Il 28 giugno scorso, lo stesso giorno in cui l’Autorità comunicava la revisione tariffaria, infatti, il Garante spiegava come negli ultimi due mesi fossero emerse “criticità in alcune aree del Paese, riconducibili alle strategie anomale adottate da diversi operatori sul mercato all’ingrosso dell’energia elettrica” e di aver per questo già avviato un procedimento prescrittivo e sanzionatorio.
Pochi giorni dopo anche il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, era tornato sull’argomento, per confermare che negli ultimi due tre mesi si era osservato “un significativo aumento dei costi di dispacciamento”, cioè quelli del mercato gestito da Terna che consente di tenere in equilibrio la domanda e l’offerta di energia, garantendo continuità e sicurezza delle forniture. “Si tratta di un fatto molto grave – aveva detto il ministro – su cui il ministero ha chiesto elementi informatici sia a Terna che all’Autorità, ricevendo alcune prime risposte». Da qui l’ esposto del Codacons al Tar, il quale ha riconosciuto che con le prossime bollette si rischia di “determinare un immanente danno grave ed irreparabile soprattutto per la vastissima platea” di famiglie e piccole imprese, sottolineando invece che “i relativi aumenti se dimostrati legittimi, potranno essere agevolmente recuperati nell’ambito degli ulteriori sistemi di fatturazione attraverso idonee ed eque modalità di prelievo”. I giudici amministrativi hanno così deciso di sospendere immediatamente in via cautelare il provvedimento dell’Autorità e prendersi tempo fino al prossimo 15 settembre per una decisione sul merito. Se il ministero dello Sviluppo insiste sulla necessità di chiarire gli aumenti anomali dei costi di dispacciamento, l’Authority dell’Energia chiede la revoca del decreto cautelare del Tar, “assunto senza aver ascoltato l’ Autorità” e basato “su un ricorso che presenta un’erronea rappresentazione degli elementi di fatto e di diritto”. Sulla stessa linea anche Utilitalia che, alla luce della decisione del Tar chiede, oltre alla revoca della stessa anche “regole solide” che consentano alle imprese del settore “di programmare i propri investimenti sul medio e lungo periodo”. Ma il ministro dello Sviluppo non sembra del tutto convinto delle rassicurazioni dell’ Authority. Tanto da ricordare nella nota diffusa ieri che proprio per la gravità dell’accaduto “il ministro Calenda aveva già richiesto elementi a Terna e all’ Autorità per l’ energia, sollecitando la conclusione nei tempi prestabiliti di 60 giorni del procedimento di indagine avviato dalla stessa Autorità il 24 giugno e l’adozione di meccanismi sanzionatori adeguati e direttamente proporzionati all’entità degli aumenti che dovessero eventualmente essere imputabili a comportamenti scorretti. Lo stesso ministro aveva anche chiesto all’Autorità di rendere rapidamente operative le nuove regole sugli sbilanciamenti, in modo da risolvere alcune delle criticità verificatesi nell’ambito del dispacciamento”.
Si prepara un’ estate rovente, quindi, sul fronte dell’energia.
E la parola fine sarà messa solo a metà settembre.
Leave a Reply
Devi essere connesso per inviare un commento.