Alessandria (a.g.) – Riccardo Sansebastiano, 62 anni (era del 1954) di Novi (nella foto accanto a quella di Gianna Damonte tratta da La Stampa), è morto per asfissia. Il dirigente dell’Atc di Alessandria-Asti-Cuneo trovato ormai cadavere dai carabinieri e dai soccorritori del 118 lunedì pomeriggio in una mansarda già di proprietà dell’Atc al terzo piano di uno stabile in Via Maggioli 72 non ha retto al caldo soffocante, legato e ammanettato com’era per un gioco erotico che aveva architettato con la sua amante, l’architetta Gianna Damonte di 59 anni anche lei di Novi, anche lei dipendente dell’Atc. Quando la donna è tornata nell’alloggio, verso le cinque del pomeriggio, dopo che si era assentata per più di due ore, l’ha trovato rantolante ed in fin di vita. Ha provato a rianimarlo, gli ha dato da bere, ma per l’ingegnere novese non c’è stato niente da fare. La tragedia si è consumata nelle prime ore del pomeriggio, periodo durante il quale Sansebastiano è rimasto solo nell’appartamento, seduto su una sedia, legato ad un supporto dell’alloggio e ammanettato. Tutto faceva parte di un gioco erotico che, insieme alla sua amante, aveva messo in scena altre volte, sempre lì, sempre nella stessa mansarda, ma lunedì le condizioni erano diverse perché faceva troppo caldo e l’afa era soffocante in quel locale senza aria condizionata. Ora Gianna Damonte resta indagata per omicidio preterintenzionale in quanto, secondo il giudice che conduce le indagini, la macchinazione architettata col partner è andata oltre le intenzioni ed ha causato la morte dell’uomo. Ieri il medico legale dottor Pier Domenico Governa ha eseguito l’autopsia i cui risultati saranno consegnati al pm Andrea Zito entro novanta giorni. Si sa che Sansebastiano col passare del tempo, a causa del caldo, ha iniziato ad indebolirsi, si è afflosciato e, pur essendo seduto, la posizione disassata del tronco ha provocato una forte tensione alle catene che gli ha procurato uno choc respiratorio e circolatorio. Non è dato sapere se la vittima avesse assunto sostante psicotrope o droghe, ma saranno gli esami tossicologici a dare una risposta in merito. Tuttavia una domanda attende risposta, in quanto non si capisce cosa ci facessero due funzionari dell’Atc in un alloggio che è stato dell’ente che dirigevano (Atc), ma poi “attrezzato” per dei giochi erotici che i due, secondo quanto emerge dalle indagini, organizzavano proprio lì abitualmente. Qualcuno insinua che quell’appartamento fosse stato acquistato dalla Damonte stessa, ma c’è da chiedersi a che titolo e come sia stato possibile che un immobile destinato ad un uso, diciamo così, “sociale”, cioè che deve essere dato per legge a chi ha bisogno di una casa e non ha i soldi per pagare un affitto “normale”, possa essere stato venduto ad un privato, ma non ad un privato qualunque, in quanto la presunta proprietaria è una funzionaria dello stesso ente che dovrebbe curarsi dell’edilizia popolare. E se l’ha comprato lei, quanto l’ha pagato? Le testimonianze dei condomini confermano che i due si vedevano ripetutamente e da anni in quella mansarda. Entravano e uscivano, salutavano i vicini. Erano molto gentili con tutti. Ieri abbiamo telefonato all’Atc per saperne di più, ma non rispondeva nessuno. Avremmo voluto chiedere se è vero che la Damonte aveva acquistato quella mansarda. Questa è la vera domanda che attende risposta. Tutto il resto ormai è chiaro, mentre Lina Borgo, l’antesignana della politica sociale a favore dell’edilizia popolare in Italia, si starà certamente rivoltando nella tomba.
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