di Andrea Guenna (dal suo ultimo libro sui templari che uscirà entro l’anno) – Come spesso accade per le vicende medioevali, anche la biografia del primo maestro generale dell’ordine dei templari non sfugge alla regola secondo la quale il materiale storico non gode quasi mai del totale conforto dei documenti e dei riscontri oggettivi. Di Hugues de Payns (ritratto sopra) si sa talmente poco (al di là del fatto che sia esistito e che sia stato il fondatore dei templari, il che è già abbastanza) che, per stabilire la sua data di nascita, bisogna ricorrere ad una congettura. Quando, nel 1102, si recò per la prima volta in Terrasanta, si può affermare ragionevolmente che non avesse meno di 20 anni e, come controprova, se si considera che s’era solitamente eletti gran maestri tra i 30 ed i 40 anni, partendo dal momento del suo insediamento in carica, che risale al 1118 (o 1119), anno ufficiale di fondazione dell’ordine, si può risalire alla sua data di nascita che si presume collocarsi tra il 1078 ed il 1082. Apparteneva molto probabilmente ad una famiglia di piccoli proprietari terrieri, quindi era libero, cioè svincolato da qualsiasi rapporto feudale, e piuttosto colto per l’epoca, dato che sapeva scrivere (come risulta dai documenti da lui sottoscritti che ci sono pervenuti), fatto singolare in un periodo in cui l’analfabetismo interessava oltre il 95% della popolazione, nobili compresi (persino qualche re era analfabeta), fatta eccezione per gli uomini di legge, gli operatori di cultura (quei pochi che c’erano) e gli ecclesiastici. Si può affermare che il Payns, non appartenendo alle prime due categorie, fosse un ecclesiastico? Forse no, ma non si può neppure escludere che possa aver frequentato qualche scuola accolitale di preparazione al sacerdozio (in quel tempo i seminari, intesi come lo sono oggi, non esistevano ancora), e lì abbia imparato a leggere e scrivere. Fino a che punto sia giunto negli studi religiosi non ci è dato sapere e, anche se lo stesso San Bernardo si rivolge a lui chiamandolo “frate”, si sa per certo che era sposato ed aveva un figlio, Tebaldo, che divenne abate del monastero di Sainte-Colombe di Troyes.
Negli ultimi tempi s’è fatta avanti l’ipotesi, prima solo “sussurrata”, che Hugues de Payns non fosse francese ma piemontese di Mondovì. La sua figura si inserirebbe in una specifica realtà che ha visto il Monregalese, nel medioevo, teatro di numerose e cruente contrapposizioni religiose e culturali. Infatti, dopo l’arrivo e la presenza di longobardi e franchi, nel X secolo fu la volta dei saraceni che, giunti in Provenza, lasciarono numerose tracce come attestato dall’antica cascina che, in frazione Pogliola, porta il nome di Saracena, e dalla tradizione, con San Bernulfo, il vescovo di Asti martirizzato nel monregalese dai saraceni stessi nell’anno 800, in memoria del quale è stata eretta una cappella a Mondovì in Borgo Ferrone.
Intorno all’anno 1000, dopo la cacciata degli “infedeli” ebbero ad emergere piccoli centri sparsi sul territorio, in cui presero a svilupparsi con straordinaria vitalità molte comunità religiose, quali il Priorato di Sant’Arnulfo con il suo mulino sull’Ellero (oggi chiesa di Sant’Agostino nel rione di Breo), il Priorato di San Biagio, le parrocchiali di San Giovanni e di Santa Maria delle Vigne di Carassone. Se l’ipotesi dell’italianità del Payns fosse vera, non v’è dubbio che proprio quel fermento religioso abbia potuto in qualche modo favorire la crescita della sua vocazione che lo spinse lungo un percorso personale verso un’originale idea di redenzione dal peccato che si poteva ottenere anche con l’offerta della propria vita in combattimento per la difesa della chiesa di Cristo. Pare che Hugues de Payns abbia frequentato la corte del conte di Champagne, a Payns, che è una piccola località situata a 10 chilometri a sud di Troyes. Ed è qui che nasce un equivoco intorno al suo cognome: De Payns, Payens, Pagano, Di Pagani, Peano, o cos’altro ancora? Fra tutte, Peano sembra la forma più probabile, vuoi perché la più antica, derivata dal latino, vuoi perché vicina alla pronuncia dialettale monregalese.
Cercando oggi, attraverso l’analisi del cognome, indizi sulla presunta piemontesità del fondatore dei templari, è possibile trovare molte famiglie Peano in provincia di Cuneo e nei dintorni di Mondovì. Il cognome è ancora oggi prettamente piemontese, molto diffuso nel cuneese, ed appare verosimile che l’appellativo “De Payns” possa essere dovuto ad una pura coincidenza, cioè all’ultima e lunga permanenza del fondatore dei templari nella località omonima, prima di balzare alla ribalta della storia e della notorietà, per cui è possibile che il suo vero appellativo identificativo (o cognome) sia stato confuso col toponimo Payns, soprattutto in un periodo in cui l’anagrafe non esisteva ed era facile storpiare le parole – nomi e “cognomi” compresi – data la prevalenza della divulgazione orale su quella scritta. Incuriosisce inoltre il fatto che alla base dell’appellativo identificativo Peano – da Pagano o Pagani – stia un doppio etimo che, in qualche misura, vanta una sola origine, alla cui base stanno, come anticipato, i sostantivi latini paean, is, “canto in onore di Apollo” e pagus, i, “villaggio” ma anche “abitante del villaggio”. Se si tiene presente che il dio greco Apollo, poi completamente romanizzato, era venerato principalmente dalle popolazioni rurali, sia in periodo romano che medioevale (la cristianizzazione, nelle campagne, giunse in epoca più tarda, da cui anche la diversa collocazione geografica dei successivi cognomi Cristiani-Urbani nelle città, e Pagano-Peano in campagna), e che i “pagani” abitavano nei villaggi, si giunge all’etimo composto del “cognome” (che in quel periodo, molto anteriore al Concilio di Trento, era solo un aggettivo determinativo) Pagano/Peano – che può essere confuso con Payns a causa della pronuncia franco-provenzale, propria del dialetto monregalese (ancora oggi Peano si pronuncia Péèn, più o meno come i francesi pronunciano Payns) – e che significa sia “pagano, adoratore di Apollo” nel senso di “contadino”, che “abitante del villaggio”.
La presunta origine monregalese del Peano sarebbe dimostrata anche dall’esistenza, fino all’anno 2000, della sua casa natale nel borgo di Breo, poi demolita per far posto ad una moderna palazzina. Di lui si sa che effettuò molti viaggi in Terrasanta prima di fondare l’Ordine dei Templari, viaggi di cui si trova traccia negli anni 1102, 1104, 1105, 1114 e 1115, mentre alcune carte firmate di suo pugno ci danno la prova della sua presenza in Champagne nel 1110 e nel 1111. Dieci anni dopo aver fondato l’ordine dei templari ed esserne divenuto il primo maestro generale, ricevette l’incarico da Baldovino II, re di Gerusalemme, di recarsi dal papa Onorio II per convincerlo ad indire una nuova crociata. Il Papa accettò ed invitò il Peano al Concilio che si stava svolgendo a Troyes (siamo nel 1128) per fare approvare la regola dell’ordine, poi ratificata grazie al decisivo intervento di San Bernardo di Chiaravalle. Partecipò alla seconda crociata e, sotto il suo comando, i templari ottennero le loro prime, straordinarie vittorie militari(,) alle frontiere del regno(,) già circondato. Contemporaneamente però spinse Baldovino ad un’intesa con l’ismaelita Aboull-Fewa, grazie alla quale furono scambiate Tiro con Damasco, il che costituisce un fatto molto importante che sta alla base della tacita intesa tra i templari e gli ismaeliti, che durerà ottant’anni. Ugo Peano, o Pagani, alias Hugues de Payns, o Payens, morì il 24 maggio 1136, ed i suoi funerali furono occasione d’una grande parata templare a Gerusalemme.
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