Asti (Andrea Guenna) – Mi dispiace ma, per amor di verità, rischierò di rovinare la festa agli Alpini veri, quelli duri e puri, giunti ad Asti per la loro 89a adunata. Infatti devo registrare che da tempo nell’Associazione Nazionale Alpini c’è una forte opposizione interna che è costata l’espulsione a sei iscritti anziani, soci molto attivi che rivestivano cariche importanti nelle loro sezioni d’appartenenza, oltre a tanti altri Alpini che sono stati sottoposti a procedimenti disciplinari di cui alcuni puniti con la sospensione. Anche in questa occasione le perplessità non mancano in quanto sono in molti a chiedersi come mai non sia stata presa in considerazione la città di Udine in occasione del Centenario della Grande Guerra e del 40° del terremoto del Friuli. Niente da fare, l’Ana che ha sede a Milano, mi si dice su consiglio di qualche influente personaggio milanese iscritto all’Ana che risiede nell’astigiano, ha deciso per Asti. Qualcuno arriva a dire che l’Ana stia cambiando pelle in quanto la leva obbligatoria non esiste più e anche gli Alpini sono diventati una sparuta minoranza delle nostre Forze Armate. Attualmente ammontano a circa 9.500 persone in servizio di cui 526 donne su oltre 110.000 militari in servizio nel nostro Esercito. Oltre alle due Brigate, il Comando Truppe Alpine, erede del glorioso 4° Corpo d’Armata Alpino, ha alle sue dipendenze varie unità di supporto: il 4° Reggimento Alpini paracadutisti con sede a Bolzano, il 6° Reggimento Alpini di sede a Brunico, il Centro Addestramento Alpino di Aosta. Altro che i quasi 100.000 Alpini di una trentina d’anni fa, appartenenti alle due brigate per un totale di 13 reggimenti. E allora, se gli Alpini non ci sono più si teme la politicizzazione dell’associazione che, negli ultimi anni, si è avvicinata al Pd pigliatutto. L’Ana è apolitica (in teoria) ma fa gola ai politici e alla politica: probabilmente se la sono già “mangiata”, e la decennale sospensione della leva, nel succubo e complice silenzio della dirigenza Ana ne sarebbe la causa. I trecentomila iscritti all’associazione costituiscono un bel gruzzolo di voti (calcolando che la metà degli aventi diritto diserta le urne) e non deve stupire, data la capacità di infiltrazione e di mobilitazione dei comunisti, che molti di loro sbandierino la bandiera del Pd (nella foto sopra). Inoltre da un po’ di tempo, come ad Asti, alle sfilate si invitano le cariche istituzionali che da noi sono tutte marchiate Pd (Chiamparino, Fassino, Rita Rossa), politici che, pur di far propaganda, si mettono in testa un cappello piumato. A denunciare la politicizzazione dell’Ana è il giornalista Tommaso Botto col suo libro “Dovatu Alpin?” (Safarà Editore), un bel libro d’inchiesta, molto circostanziato, che tratta aspetti inediti dell’Ana. Tommaso Botto è nato a Udine nel 1975, è stato Ufficiale degli Alpini alla Brigata Tridentina dopo aver concluso il 168° corso allievi ufficiali (fucilieri) alla SMAlp di Aosta. Sposato, padre di tre figli, è giornalista professionista. Nel 2010 ha creato Dovatu.it, periodico d’opinione on-line: dovatu è un’esclamazione friulano-veneta che significa “dove vai?”, ed è un modo di dire, ironico, che solleva un dubbio. E dai dubbi spesso scattano le inchieste per cui Dovatu.it indaga, in maniera spesso irriverente, svelando tante scomode verità. Il libro di Botto è una raccolta di servizi, articoli giornalistici e documenti che fanno luce sulle epurazioni operate dall’Associazione Nazionale Alpini in questi ultimi anni, emerse se non in minima parte nella stampa tradizionale. Lo stesso autore è stato sottoposto a procedimento disciplinare all’interno dell’Ana di cui fa parte per aver fatto da tramite tra i “condannati” e l’opinione pubblica. Nel libro si legge della guerra intestina in seno all’associazione, dove gli Alpini veri, quelli che hanno combattuto sul serio, che di politica non vogliono sentir parlare, temono che rischi l’estinzione da quando la “naja” è stata sospesa, in quanto le sue file invecchiano sempre più e, fatti i freddi conti con la demografia, se non si reintroduce un servizio di leva per le Truppe Alpine, la più grande Associazione d’Arma d’Europa, forse del Mondo, fondata nel lontano 1919, è destinata a scomparire o, peggio, a cambiar pelle. Naturalmente non poteva mancare la nota di colore perché direttore della manifestazione nonché direttore d’orchestra del coro alpino che si è esibito ieri al teatro di Asti è l’avvocato Guido Carlo Alleva che ha difeso Stephan Schmidheiny, il padrone di Eternit condannato in Appello per aver avvelenato molti cittadini casalesi (che poi per questo sono morti) a causa della lavorazione dell’amianto, poi assolto in Cassazione per avvenuta prescrizione. E mi chiedo se non sia il caso, visto che hanno tanta voglia di cantare, di recarsi la prossima a Casale Monferrato dove potranno fare una bella cantatina ai casalesi, con la direzione magistrale dell’avvocato nonché tenente Alleva (nella foto sotto), difensore di Eternit. Naturalmente vicino al Pd nonostante sia milionario.
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