Alessandria (Piero Evaristo Giacobone) – “Amag a fas tutt mi” si occuperà anche di trasporti pubblici. Dopo Amag Ambiente che ha ereditato la nettezza urbana dalla fallita Amiu, ora Amag Mobilità prenderà il testimone dall’agonizzante Atm con un contratto di affitto d’azienda. La decisione è stata presa l’altro ieri dall’assemblea mentre sarà Stefano De Capitani (nella foto), già presidente di Amag, a ricoprire la carica di presidente (e poi dicono che “Lorenzaccio” Repetto voleva fare tutto da solo). Gli è che, nella più squisita logica comunista, non avendo la sensibilità dei veri imprenditori che operano in regime di concorrenza e rischiano i propri soldi, una sensibilità che si impara con l’esperienza e non sui banchi di scuola, questi qua, mettendo a repentaglio i soldi degli altri, hanno dimostrato di non saper gestire neanche un flipper. Sono stati allevati dal vecchio Pci, poi Pds, poi Ds ed oggi Pd, hanno fatto l’università, si sono laureati il più delle volte in economia e commercio in quella roccaforte rossa che è ormai la Bocconi, poi hanno frequentato le scuole di partito e ora credono di sapere tutto, e invece non sanno niente di quello che è il mondo imprenditoriale, di come si gestisce il personale, di come lo si motiva, di come si mettono in pratica le intuizioni vincenti. Seguendo i loro teorici algoritmi finanziari e amministrativi credono che mettendo insieme due merde si possa ottenere una cioccolata e invece viene fuori solo una merda più grossa. Esattamente come succede in questo caso dove si mette insieme la scoppiata Atm con la claudicante Amag (che ha 50 milioni di esposizione per crediti non riscossi e debiti da malagestione trinariciuta bressaninana). Ma i comunisti che non sono liberali e non sanno fare reddito a proprio rischio, hanno i loro uomini (donne e bulici compresi) piazzati qua e là: nelle banche, nelle aziende pubbliche, nella magistratura (qui sono davvero troppi), nella scuola, nella Polizia ed anche nei Carabinieri (qui sono ancora pochi) e De Capitani è uno di questi. È un uomo d’apparato arrivato a Torino una decina di anni fa chiamato dalla Giunta comunista di Mercedes Bresso. Era stato amministratore delegato di Insiel, la società in house del Friuli Venezia Giulia che gestiva i sistemi informatici quando a governare era il compagno Riccardo Illy, ma la Insiel precipitò nel gorgo di una triste vicenda giudiziaria per una consulenza su cui mise gli occhi la Corte dei Conti affidata nel 2005 a Sergio Brischi. La vicenda fu archiviata ma resta. E De Capitani dovette cambiare aria e passò a Torino alla guida del Consorzio per i servizi informatici piemontese da cui se ne andò prima della fine del mandato avendo messo gli occhi sulla segreteria generale di AgCom, l’authority per le comunicazioni. Rimase senza incarico, ma rimediò (il soccorso rosso funziona sempre benissimo) con un posticino da 200.000 euro lordi all’anno che gli offrì il presidente dell’associazione dei Comuni italiani nonché sindaco di Torino-Alessandria Piero Fassino, per fare il direttore amministrativo di quell’associazione. Alla fine, siccome l’Anci è in coma irreversibile avendo costi per il personale saliti da 5,4 a 5,9 milioni, perdite pari a 512.000 euro e patrimonio netto calato da 773.000 a 261.000 euro, De Capitani è stato mandato in Mandrognìa, che è una colonia del feudo torinese gestito da Fassino, tanto qui da noi i danni li hanno già fatti e debito più, debito meno… fa li stess, non se ne accorge nessuno. Tuttavia, se ci fosse solo lui che, tutto sommato è il meno peggio dell’allegra macchina da guerra che gestisce Amag, la cosa potrebbe anche andare perché staremmo ai primi danni, ma il problema è che dietro l’angolo sta spuntando la pattuglia famelica del nuovo consiglio di amministrazione che annovererà i soliti mostri sfasciacarrozze. Intanto, come primo atto, Amag Mobilità si è accollata il debito milionario di Atm (5 milioni è il debito solo nei confronti proprio di Amag).
Non c’è che dire, cominciamo bene.
E io pago.
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