Acqui Terme (AL) Anna Briano – Si tratta di una svendita a prezzo di realizzo o di un affare? La vendita agli svizzeri della ticinese South Marine Real Estate dell’81,1% delle Terme con un’offerta di soli 9,5 milioni di euro al bando di Fin Piemonte Partecipazioni fa discutere in città. C’è chi come l’ex sindaco Bernardino Bosio è soddisfatto: “Il capitale risparmiato per l’acquisto si trasformerà in investimenti per il rilancio dell’azienda” mentre il leghista Valter Cornara parla di svendita in riferimento all’ultimo sconto di circa sette milioni, pari al 36% dell’offerta originaria, passando da 14,9 milioni, a 12,5 e 9,5 milioni (base d’asta 25 milioni). Nel dicembre scorso l’imprenditore elvetico Gianlorenzo Binaghi titolare di South Marine Real Estate avrebbe dovuto rilevare le quote detenute dalla Regione attraverso Finpiemonte Partecipazioni insieme a quelle del Comune termale ma all’ultimo momento ha cambiato idea. Il motivo di questo dietro front sarebbe stato un cumulo di intoppi, fra i quali alcuni ostacoli burocratici e la difficoltà ad ottenere le fidejussioni da banche in Italia. Nonostante tutto la trattativa con Binaghi è andata avanti e ora c’è la notizia della transazione in essere (i soldi non si sono ancora visti). Tra quelli che sono soddisfatti c’è anche Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte, che si è finalmente liberato di una palla al piede, scongiurando il rischio di essere in rotta di collisione col governo in procinto di approvare decreti che vietano al pubblico attività tipiche dell’imprenditoria privata. Non è detta però l’ultima parola in quanto l’iter che ancora manca per arrivare all’aggiudicazione definitiva potrebbe riservare sorprese, come d’altronde ci sono state in passato. Il rischio è che, se il tutto, e per l’ennesima volta dovesse sgonfiarsi, la messa in liquidazione sarebbe la fine annunciata che potrebbe avvantaggiare il presidente Stefano Ambrosini che, nell’ipotetico nuovo incarico di liquidatore della Terme Spa, percepirebbe ben di più dei trentamila euro lodi annui che ha incassato finora. La decisione di vendere le quote anziché l’azienda l’aveva, di fatto, lasciato fuori dai giochi, mentre tutto era stato gestito da Fin Piemonte Partecipazioni, presieduta da Paolo Marchioni. Ambrosini, docente all’Università del Piemonte Orientale (Novara e Alessandria) e avvocato, considerato fra i maggiori esperti italiani di crisi aziendali, è competente in materia, commissario fra l’altro di Alitalia, Fondazione Maugeri, Porto di Imperia, Grandi Molini Italiani e Gruppo Tosoni e in Piemonte si è occupato di alcuni fra i dissesti più rilevanti, dall’Asa a Exergia a Sitindustrie. Una carriera come esperto di crisi industriali cominciata con il salvataggio della carrozzeria Bertone, ceduta alla Fiat che poi l’ha rilanciata trasformandola nel primo stabilimento piemontese della Maserati. Un’operazione che aveva restituito il lavoro anche a un migliaio di operai. Ambrosini è consigliere della Compagnia di San Paolo dove è stato tra gli autori del nuovo statuto ed è molto vicino al governatore Chiamparino. Professionista di indubbie capacità, nel caso che Binaghi non trovi la grana (ipotesi che temono in molti) potrebbe rivestire un ruolo determinante per concludere l’annosa vicenda favorendo la vendita, non più delle quote, ma dell’azienda nel suo insieme, albergo e centro termale.
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