Alessandria (Andrea Guenna) – Quando chi scrive era molto più giovane, si aspettava la neve come la manna dal cielo: puliva l’aria, inumidiva i campi e proteggeva dal gelo invernale il grano che stava per spuntare dal terreno. Ma non si bloccava niente perché la gente continuava ad andare a lavorare, i treni funzionavano regolarmente (non come nel Ventennio, ma certamente meglio di oggi), le scuole non chiudevano e si faceva lezione e, se c’era freddo in aula perché il riscaldamento faceva fatica a scaldare, si stava col cappotto, insegnanti compresi. Oggi arriva una spolveratina di neve e la gente sta a casa da lavorare, i treni non vanno, le scuole chiudono e si chiamano i signori profughi (dottori, ingegneri, avvocati…) a spalare, col risultato che, come si vede nella foto, quattro guardano e due fanno finta di lavorare. In sei hanno aperto – male – un varco largo poco più di un metro e lungo una ventina di metri. Certo che mandare degli africani a spalar la neve è come correre in formula uno con un trattore, ma la fantasia perversa dei nostri pubblici amministratori arriva anche a queste assurdità. Gli è che la solita stampa insipiente annuncia che ieri ha nevicato copiosamente a partire dalle sette di mattina (nota di servizio per il pennivendolo ignorante: in italiano si dice mattina che è femminile, perché mattino, al maschile, è un francesismo), per una nevicata durata sei ore che ha imbiancato tutta la provincia. E l’ingenuo cronista si stupisce che vi fossero anche tuoni e fulmini quando dovrebbe sapere che la neve è acqua cristallizzata, perché la temperatura si avvicina allo zero, e ci sono anche quelli proprio come quando piove. Insomma, per qualcuno la nevicata di ieri è stata quasi una calamità naturale, con tanto di esperti (si fa per dire) che dicono la loro per l’anomalia del fenomeno meteorologico fuori tempo. Ma si dimenticano che a marzo ha nevicato molte volte e, addirittura, si ricorda una nevicata ad aprile, il giorno di Pasqua del 1954. Una nevicata – quella di ieri – che smentisce i sapientoni esperti in variazioni climatiche (climatologi) rilevate da quando è possibile farlo, cioè più o meno dal 1850, mentre la Terra ha almeno 4,5 miliardi di anni, e va da sé che per fare certe previsioni non ci si può basare sugli ultimi 170 anni, per cui il Padreterno, che ogni tanto ci da uno scappellotto, ha fatto nevicare quasi in primavera per farci capire che le balle sul riscaldamento globale sono buone solo per i gonzi che ci credono e per i furbi che ci marciano sopra. Ma, tant’è, in forza d’una nevicata di fine inverno, con la neve che non si è fermata praticamente da nessuna parte, almeno nei comuni fino a 200 metri d’altitudine, si mobilita addirittura l’Arpa e la Protezione Civile, quando con un sano badile in mano, ciascun capo famiglia di buona volontà avrebbe potuto pulire agevolmente i suoi venticinque metri quadrati di strada e marciapiede davanti a casa, e in due ore sarebbe finito tutto. Come si faceva una volta. Invece si chiamano i signori profughi (dottori, ingegneri, avvocati…) al posto degli addetti alla nettezza urbana per spalare, dato che loro, essendo provenienti da paesi dove nevica continuamente, di neve sono certamente più pratici dei nostri spazzini e dei nostri ferrovieri (la foto sopra ritrae i profughi che spalano a Novi in piazza della Stazione). E non poteva mancare l’Enel (un tempo, quando è nata, qualcuno la chiamava ironicamente Ente Nazionale Ex Lavoratori, perché si diceva che uno lavorava e cinque stavano a guardare, un po’ come nella foto) che ha messo in piedi una task force (cinquecento fra operai e tecnici) per risolvere la situazione. Non basta, perché si legge perfino di blackout nel novese, nel tortonese, nell’acquese dove sono caduti la bellezza di 10 centimetri di neve. E poi il calcio, con la notizia che forse la Novese si salva dalla catastrofe annunciata per la proibitiva partita in programma al “Gira” contro la prima in classifica (che potrebbe vincere per dieci a zero) in quanto la neve avrebbe reso impraticabile il campo, quando in Serie A, negli anni sessanta e settanta si giocava a San Siro il derby, non sul campo innevato, ma sotto la nevicata in corso. E poi ci si stupisce del fatto che l’Isis potrebbe invaderci. Se continuiamo così ci invaderanno anche le pantegane perché siamo ormai completamente imbelli, non reagiamo più, siamo diventati viziati, vanitosi, narcisisti e non vogliamo più sporcarci le mani anche solo impugnando un sano badile per spalare qualche metro quadrato di neve.
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