Alessandria – Un’ombra si è allungata sul processo a carico di Alessandro Loiacono, 35 anni, condannato a 30 anni di carcere e Antonio De Filippi, 51, condannato a 14 anni, responsabili, in concorso, dell’omicidio di Franco Belsito, 52 anni, impresario edile abitante a Gavi con la famiglia. Dalle intercettazioni ambientali risulta infatti che la moglie di Loiacono in un incontro in carcere prima del natale 2013 tra i due a avrebbe detto al marito che suo padre (del Loiacono) aveva pagato il medico legale che ha fatto l’autopsia. Di autopsie, infatti, ne furono fatte due, una da parte della procura affidata alla dottoressa Rita Celli che attribuì la morte sia alle lesioni riportate nella colluttazione con Loiacono che all’asfissia nel bagagliaio, l’altra, sul corpo riesumato, di cui la Corte incaricò il dottor Roberto Testi che rilevò, a sorpresa, due buchi nella testa della vittima, provocati da un colpo di pistola entrato dalla nuca e uscito dalla fronte segno inequivocabile di un colpo di pistola di cui mai nessuno aveva parlato. Il delitto si è consumato nel capannone da rottamaio del Loiacono a Pontecurone nel pomeriggio di giovedì 28 novembre del 2013. A causa di un prestito non pagato, il Belsito avrebbe chiesto i soldi e tra lui e Loiacono era nata una colluttazione che ha causato la morte del gaviese. Il corpo della vittima è stato chiuso nel bagagliaio della sua Fiat Croma che è stata portata a Lu Monferrato dove è stata parcheggiata in piazza Gherzi davanti ad un ristorante. Il cadavere è stato ritrovato dai carabinieri alle 11 di sera dietro segnalazione pervenuta al NUE 112 (numero unico europeo). Ora toccherà al pm Fabrizio Givri fare luce sula frase pronunciata dalla moglie di Loiacono per capire veramente cosa sia successo dopo il delitto.
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